In parlamento

Terzo settore, esordio faticoso in Aula alla Camera. Giovedì 9 aprile il voto finale

Riprenderà l'8 aprile l'esame degli emendamenti alla delega al Governo per la riforma del Terzo settore. Il voto finale del provvedimento è invece previsto per giovedì 9. Malgrado i tempi spediti, l'esordio di ieri in aula del testo è avvenuto non senza scossoni.

L'articolo 1, approvato ieri, delega il Governo a emanare entro 12 mesi dall'approvazione del ddl uno o più decreti legislativi, e consente la possibilità di correzioni dei decreti attuativi anche successive degli stessi. E soddisfazione arriva, ad esempio, dalla capogruppo Pd in commissione Affari Sociali e relatrice Donata Lenzi, che afferma in una nota che «la legge delega sul Terzo settore valorizza l'evoluzione positiva che ha coinvolto questo settore negli ultimi anni e rappresenta un intervento quadro atteso da molto tempo. È uno dei più importanti provvedimenti di questa legislatura». Dalla collega Paola Binetti (AP), però, emerge «qualche riserva, che riguarda soprattutto l'art. 4, dove si delinea un nuovo ruolo dell'impresa sociale. Una figura giuridica ibrida, che mette insieme la finalità sociale e la possibilità di distribuire utili - spiega in una nota - cioé di essere almeno in parte profit e di remunerare il capitale investito». Il rischio di questa riforma «è lo schiacciamento dell'esperienza partecipativa e sociale del terzo settore sulla dimensione imprenditoriale e privatista dei cosiddetti mercati sociali, spesso dipendenti dallo stesso sistema politico», continua Binetti, che ricordando il recente scandalo Mafia capitale, sottolinea che «la vera risposta a questo problema arriverà dai decreti attuativi e la nostra attenzione al disegno di legge si estenderà fino alla loro pubblicazione».

La Lega Nord va invece all'attacco sugli immigrati: il deputato Davide Caparini definisce «l'apertura del servizio civile agli extracomunitari al di fuori di ogni logica». Produrrà «uno spreco catastrofico di risorse, una follia». Caparini propone di rintrodurre un'authority per il volontariato per sottrarre al «centralismo del governo» il controllo sul settore, che «fino ad oggi non si è nemmeno reso conto dei traffici delle pseudo-coop sociali coinvolte nell'inchiesta Mafia capitale».

Le critiche sullo strumento della delega e sul rafforzamento della figura giuridica dell'impresa sociale, sono state nettamente respinte dal sottosegretario al Lavoro Luigi Bobba. Secondo cui «l'occasione di questo Ddl è qualcosa di cruciale per il cambio di marcia del Paese». Da qui l'invito a «non rinunciare» alla svolta culturale che «rappresenta il centro di questo provvedimento». «Non è una riforma del Welfare - ha aggiunto Bobba - ma nemmeno una riformetta». Poi, il discorso sul senso di questa iniziativa che «è una delle più importanti riforme del governo nel suo insieme». «E' tempo di mettere risorse, iniziative, energie per rafforzare l'iniziativa sociale se non vogliamo che molti ambiti di vita siano colonizzati unicamente, da un punto di vista culturale e economico, da organizzazioni con finalità privata e di profitto. Se non ci accorgiamo di questo descriviamo mondo che non esiste. E proprio l'iniziativa sociale può diventare anticorpo a una cultura meramente individualistica. Il sostegno che le istituzioni pubbliche devono avere nei confronti di questi soggetti non significa - dice Bobba - che le istituzioni pubbliche non devono più svolgere il loro compito. È vero il contrario: queste realtà crescono dove c'è una buona amministrazione pubblica che funziona. E se c'è un compito della legge è quello di migliorare e qualificare l'iniziativa sociale non contrapposta alla dimensione pubblica».

Il punto della relatrice. «La legge delega sul Terzo settore valorizza l'evoluzione positiva che ha coinvolto questo settore negli ultimi anni e rappresenta un intervento-quadro atteso da molto tempo. Uno dei più importanti provvedimenti di questa legislatura che oggi inizia l'esame dell'aula dopo un lungo e approfondito lavoro in commissione affari sociali. Con l'avvio dell'esame del ddl delega poniamo un ulteriore tassello in questa fase politica caratterizzata da profondo spirito riformista». Lo ha detto Donata Lenzi, capogruppo pd in commissione affari sociali della camera e relatrice al ddl delega sul terzo settore, durante la discussione generale sul provvedimento nell'aula di montecitorio. Poi ha aggiunto: «Il percorso è iniziato un anno fa con la presentazione delle linee guida del governo sulle quali si è aperta una consultazione online. L'Istat ha censito 300.191 organizzazioni no profit, un numero elevatissimo che impiegano 681 mila addetti e 271 mila lavoratori con contratti di collaborazione. Le istituzioni no profit, però, fanno soprattutto perno sull'apporto di 4 milioni 700 mila volontari. E' un settore in crescita: rispetto al 2001 le organizzazioni non profit sono il 28 per cento in più e negli anni di crisi i dipendenti sono aumentati del 39 per cento e i volontari del 43».
Per Lenzi «la riforma disegna un quadro legislativo di riferimento mettendo ordine fra la moltitudine di leggi, leggine e norme settoriali. Le norme vanno da quella su volontariato, cooperazione sociale, ong e onlus. Abbiamo definito come terzo settore il complesso degli enti privati costituiti con finalità civiche e solidaristiche che senza scopo di lucro promuovono e realizzano attività di interesse generale. La delega si occupa di quattro oggetti: la riforma del codice civile; la costruzione e definizione di un codice del terzo settore; la riforma dell'impresa sociale e la riforma del servizio civile che diventa servizio civile universale».
Inoltre, ha detto: «l'articolo 4 dà i criteri per la costruzione del nuovo codice del terzo settore: superamento della molteplicità dei tanti registri locali, comunali, regionali, provinciali, nazionali presso il ministero dello sviluppo economico, piuttosto che presso la protezione civile, con un unico registro del Terzo settore presso il ministero del lavoro.
Il registro è la porta di accesso ai benefici fiscali e l'iscrizione è obbligatoria per gli enti che si avvalgono di finanziamenti pubblici. Per quanto riguarda la riforma del servizio civile, grazie al lavoro del sottosegretario Bobba, sarà possibile svolgerlo anche all'estero. Viene poi definito finalmente lo stato giuridico di chi é in servizio civile: non è un rapporto di lavoro dipendente, non è nessuno tipo di rapporto di lavoro e non deve essere soggetto a tassazione. La delega, inoltre, incarica il governo di riformare il 5 per mille. Questa riforma del terzo settore è un'opportunità per tutti di riconoscere e investire sulla costruzione di una comunità più solidale».