In parlamento

Ecoreati: il Ddl è legge. Nel codice penale quattro delitti contro l’ambiente

di L.Va.

Vittoria per l’ambiente italiano. Da domani gli ecoreati saranno legge. Una legge condivisa e voluta dalla quasi totalità del Parlamento. Da domani nessuno potrà pensare di farla franca con sanzioni di poco valore. Chi inquina finisce in galera, o comunque pagherà salato. O almeno così si spera.

Nel Codice penale sono introdotti quattro nuovi reati nuovi di zecca. Il delitto di inquinamento ambientale; il delitto di disastro ambientale; il delitto di traffico e abbandono di materiale di alta radioattività e il delitto di impedimento del controllo. Tra le altre novità, i termini di prescrizione per i reati ambientali sono raddoppiati mentre è prevista una diminuzione dei due terzi delle pene in caso di ravvedimento operoso. Inoltre, in sede di condanna o patteggiamento per reati ambientali sono previsti la confisca dei beni e il ripristino dello stato dei luoghi. Il Senato ha confermato la soppressione, decisa alla Camera, del divieto di utilizzare la tecnica air gun per la ricerca di idrocarburi in mare. Su questa spinosa questione è stato approvato un ordine del giorno.

Quattro nuovi reati

Disastro ambientale. Punisce con il carcere da 5 a 15 anni chi abusivamente altera gravemente o irreversibilmente un ecosistema o compromette la pubblica incolumità. Inquinamento ambientale: prevede la reclusione da 2 a 6 anni (e la multa da 10mila e
100mila euro) per chi abusivamente compromette o deteriora in modo significativo e misurabile la biodiversità o un ecosistema o la qualità del suolo, delle acque o dell'aria. Se non vi è dolo ma colpa, le pene sono diminuite da un terzo a due terzi.
Scattano invece aumenti di pene per i due delitti se commessi in aree vincolate o a danno di specie protette, e nel caso di inquinamento seguito da morte o lesioni. Traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività: colpisce con la pena del carcere da 2 a 6 anni (e multa fino a 50mila euro) chi abusivamente commercia e trasporta materiale radioattivo o chi se
ne disfa illegittimamente.

Impedimento del controllo. Chi nega o ostacola l'accesso o intralcia i controlli ambientali rischia la reclusione da 6 mesi a 3 anni.

Omessa bonifica. Punisce con la reclusione da uno a 4 anni (e multa fino a 80mila euro) chiunque avendone l'obbligo non provvede alla bonifica e al ripristino.

Aggravante ecomafiosa. In presenza di associazioni mafiose finalizzate a commettere i delitti contro l'ambiente o a controllare concessioni e appalti in materia ambientale scattano le aggravanti. Aggravanti, peraltro, sono previste anche in caso di semplice associazione a delinquere e se vi è partecipazione di pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio.

Aggravante ambientale. Un aumento di pena da un terzo alla metà è previsto anche quando un qualsiasi reato sia commesso allo scopo di eseguire un delitto contro l'ambiente. In ogni caso il reato è procedibile d'ufficio.

Sconti pena. Pene ridotte da metà a due terzi nel caso di ravvedimento operoso: ossia se l'imputato, precedentemente al dibattimento di primo grado, evita conseguenze ulteriori o
concretamente provvede alla messa in sicurezza e alla bonifica.
Sconto ridotto invece (da un terzo alla metà) nei confronti di chi aiuta gli inquirenti a ricostruire il fatto o individuare i colpevoli.

Raddoppio prescrizione: Per i delitti ambientali i termini di prescrizione raddoppiano. Se poi si interrompe il processo per dar corso al ravvedimento operoso, la prescrizione è sospesa. Obbligo confisca. In caso di condanna o patteggiamento della pena é sempre ordinata la confisca dei beni che costituiscono il prodotto o il profitto del reato e delle cose servite a commetterlo o comunque di beni di valore equivalente nella disponibilità (anche indiretta o per interposta persona) del condannato. I proventi confiscati saranno destinati alla bonifica. Per alcuni reati (disastro ambientale, traffico illecito di rifiuti e associazione per delinquere) è prevista anche la confisca come misura di prevenzione dei valori ingiustificati o sproporzionati rispetto al proprio reddito. La confisca è però esclusa su beni di terzi estranei al reato o se l'imputato ha provveduto alla messa in sicurezza e alla bonifica.

Condanna al ripristino. Il giudice, in caso di condanna o patteggiamento della pena, ordina il recupero e dove tecnicamente possibile il ripristino dello stato dei luoghi a carico del condannato. Alla condanna per reati ambientali consegue anche l'incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione.

Giustizia riparativa. In assenza di danno o pericolo si rafforza per le violazioni amministrative e le ipotesi contravvenzionali previste dal codice dell'ambiente l'applicazione della “giustizia riparativa” puntando alla regolarizzazione attraverso l'adempimento a specifiche prescrizioni e il pagamento di una sanzione. In caso di adempimento il reato si estingue.

Coordinamento indagini. In presenza dei delitti contro l'ambiente ('reati spià), il pm che indaga dovrà darne notizia al procuratore nazionale antimafia. Dell'avvio di indagini sarà informata anche l'Agenzia delle Entrate per i necessari accertamenti.

Responsabilità enti. La responsabilità amministrativa delle società si estende anche ai nuovi ecoreati, con sanzioni pecuniarie calcolate in quote in base ai diversi delitti. In caso di condanna, a carico dell'ente scatteranno le sanzioni interdittive previste dal decreto n. 231/2001 (Interdizione dall'esercizio dell'attività, sospensione o revoca di autorizzazioni o licenze, divieto di contrattare con la PA, esclusione da agevolazioni, divieto o contributi).


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