In parlamento

Albo dei dg manager nella riforma Pa: le Regioni bocciano il modello Lorenzin

di Red.San.

Le Regioni bocciano l’Albo nazionale dei direttori generali delle aziende sanitarie introdotto e difeso dalla ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, nell’ambito della riforma della Pubblica amministrazione. A chiarire la posizione nel corso di un’audizione in Commissione Affari costituzionali della Camera è stata una delegazione della Conferenza delle Regioni composta da Roberto Ciambetti (assessore al Bilancio della regione Veneto) e da Lorenzo Broccoli, coordinatore tecnico della Commissione Affari istituzionali della Conferenza delle Regioni (Emilia Romagna).
«Per quanto riguarda l’Albo nazionale dei direttori generali delle aziende sanitarie – ha ricordato Ciambetti – le Regioni insieme al Governo hanno firmato il Patto per la Salute la scorsa estate. Quindi si tratta di un percorso concordato dopo un lavoro intenso e approfondito. Ora rimettere in discussione quanto già definito con il Governo potrebbe creare dei problemi di confusione e anche una ingerenza deleteria».

Garantire l’autonomia delle Regioni
Nel corso dell’audizione le Regioni hanno sottolineato in particolare alcuni punti come la previsione di una norma che, nella condivisione di unificate e condivise procedure concorsuali, garantisca l’autonomia delle Regioni nei casi di specifiche e urgenti esigenze nel reclutamento e nel conferimento degli incarichi dirigenziali. Così come è da prevedere l’inserimento di una clausola di esclusione per il conferimento degli incarichi di posizione apicale delle Regioni (direttori generali) in quanto chiamati in via principale all'attuazione degli indirizzi degli organi politici (punto peraltro già accolto in sede tecnica per gli enti locali).

Semplificare il ruolo della Commissione nazionale
La Conferenza ha inoltre chiesto una forte semplificazione del ruolo della Commissione nazionale, che comunque deve essere espressione delle Regioni. La Commissione dovrà agire come sede di elaborazione e condivisione dei principi generali per l'affidamento degli incarichi dirigenziali per tutti gli enti della Repubblica, anche valutando il regolamento per il conferimento degli incarichi adottato dall'ente, ma non dovrà intervenire nelle specifiche procedure di conferimento. Potrà, altresì, procedere al monitoraggio programmato sull'attuazione dei criteri di conferimento.
Per le Regioni queste modifiche sono essenziali «sia in ossequio alla autonomia organizzativa, costituzionalmente garantita, sia al fine di evitare una burocratizzazione pesantissima delle procedure, con gravissimi effetti sulla funzionalità delle strutture che erogano servizi ai cittadini».

Rappresentanza paritaria nella Scuola nazionale dell’amministrazione
Inoltre le Regioni hanno anche indicato la previsione della rappresentanza paritaria delle Regioni nella Sna, in considerazione della scelta del corso-concorso nazionale per la dirigenza della Pa, nonché del numero dei dipendenti delle Regioni e del Ssn, di gran lunga superiore a quello delle amministrazioni statali.
E' stata ribadita l'importanza di una norma delega sui controlli che semplifichi l'attuale sistema che sottopone le amministrazioni a duplicazioni e sovrapposizioni dei vari soggetti competenti alle attività di controllo (Mef, Ispettorato di Funzione Pubblica, Anac, revisori dei conti, Corte Conti, etc). Opportuno anche convergere su una programmazione dei flussi informativi che sostengono il sistema dei controlli.
In merito alle Regioni a Statuto speciale, è necessario esplicitare che questa normativa, nonché i successivi decreti delegati, non si applicano alle Regioni a statuto speciale e Province autonome salvo modifica o integrazione dei rispettivi statuti, da adottare previa intesa. E’ stata evidenziata la necessità, in relazione all'articolo 6 del dispositivo di legge, di prevedere una forte semplificazione degli adempimenti, in particolar modo per quelli legati alla trasparenza (sono 270), sempre nel rispetto degli obiettivi della legge anticorruzione.


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