In parlamento

Riforma degli appalti, il relatore: «Ridurre a 200 le stazioni»

di Giorgio Santilli

Finora era noto per le posizioni radicalmente Si-Tav e per il «canguro» che aveva permesso a Matteo Renzi di sbloccare la partita dell'Italicum a Palazzo Madama. Ma nei prossimi giorni e settimane il senatore Pd Stefano Esposito sarà chiamato in causa nel dibattito pubblico soprattutto come “padre” parlamentare della legge delega di riforma degli appalti che oggi o domani dovrebbe vedere il via libera al Senato.

Le linee guida
Un testo che la commissione Lavori pubblici ha consegnato all'Aula con una sessantina di principi di delega cui dovrà attenersi il governo nel varare il nuovo codice. «Con questi principi abbiamo posto solide condizioni che consentiranno al governo di fare un codice snello», dice Esposito quando gli si chiede se i “paletti” per il governo non siano troppi. Fin dall'inizio del suo mandato di relatore, Esposito si era posto per obiettivo proprio un codice e regolamento attuativo che dimezzassero almeno i circa 600 articoli attuali. «Nella delega le premesse per fare quel lavoro ci sono tutte: una delle condizioni che poniamo al governo è proprio la riduzione e la semplificazione delle norme rispetto al quadro attuale.

Le verifiche
La commissione Lavori pubblici del Senato sarà molto attenta a verificare che questo principio sia rispettato nell'esercizio della delega da parte del governo». L'ultimo nodo politico importante che resta da sciogliere è quello della riduzione delle stazioni appaltanti. «La mia proposta - dice Esposito - era rigorosa e portava a un massimo di un centinaio di stazioni appaltanti. Approveremo una soluzione di mediazione che affidi a stazioni appaltanti provinciali gli appalti sottosoglia Ue e a stazioni appaltanti regionali quelli soprasoglia. In questo modo resterebbero circa 200 enti appaltanti che sono comunque un ottimo risultato, considerando che nessun comune con meno di 15mila abitanti che non sia capoluogo potrebbe operare da stazione appaltante». L'altra questione spigolosa di queste ore è l'obbligo introdotto per i concessionari autostradali di appaltare con gara il 100% dei lavori. «Una norma - spiega Esposito - che fa trasparenza in un settore che con i lavori in house non ne aveva affatto e che io difenderò fino in fondo. Non mi farò ricattare dall'argomento dei licenziamenti dei lavoratori delle società in house e mi auguro che i sindacati si schierino dalla parte giusta». Ma ieri un comunicato sindacale lancia l'allarme sui licenziamenti.

Progettazione al rilancio
Esposito ha dalla propria parte la larga convergenza politica sul testo: è soddisfatto del lavoro che si è tenuto in commissione «con il mandato ai relatori votato all'unanimità» da tutti i gruppi. «Abbiamo ascoltato tutti - continua il senatore Pd - e abbiamo accolto correzioni provenienti dalle opposizioni. Lega e Forza Italia hanno espresso un parere positivo e anche i Cinque stelle, pur criticando alcuni aspetti, hanno nel complesso avuto un buon giudizio. Ed è un risultato notevole che una riforma tanto importante per combattere la corruzione dilagante e per far ripartire un settore fondamentale dell'economia sia non divisiva. Qui non stiamo parlando di scuola e capisco la soddisfazione che penso esprimerà anche pubblicamente il premier Renzi. L'unico rammarico è, semmai, che in Italia si fa notizia solo con le zuffe perché questa riforma sta passando quasi nel silenzio». Uno dei fiori all'occhiello - insieme alla riduzione delle varianti in corso d'opera, all'altolà alla direzione lavori affidata ai general contractor, ai nuovi sistemi di qualificazione per imprese e stazioni appaltanti- è il rilancio della progettazione. «Abbiamo cancellato il massimo ribasso nelle gare di progettazione e abbiamo posto le basi per tornare a mettere in gara progetti realmente esecutivi». È il decisivo salto che l'Italia deve fare se vuole rilanciare il settore dei lavori pubbici: un parco di progetti esecutivi di buona qualità. Restano due “zeppe” che il codice appalti non poteva eliminare: l'incentivo del 2% per l'affidamento di progetti ai dipendenti della Pa senza gara e l'impossibilità di finanziare solo i progetti. «Sul primo punto, la riforma del codice non poteva intervenire ma io sono personalmente favorevole all'abolizione e ci sono ordini del giorno che vanno in questo senso. Sul secondo punto il ministro Delrio ha annunciato un fondo di rotazione che consenta di finanziare le progettazioni».


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