In parlamento

Farmacie: Gelli, attenzione alle liberalizzazioni selvagge

«Non sempre liberalizzare è un bene di per sé. Vi sono settori, come quello della salute, che necessitano di una riflessione più approfondita. Prima di smantellare l'attuale organizzazione delle farmacie che, ricordiamo, rappresentano il primo presidio del Servizio Sanitario Nazionale sul territorio, dobbiamo aver bene chiaro in mente quale modello di distribuzione del farmaco vogliamo avere in Italia. Siamo sicuri che, con l'ingresso dei grandi capitali nel settore e con la contestuale apertura alla libera vendita dei farmaci di Fascia C, continueremo ad aver garantita la presenza di una farmacia in ogni parte del Paese, soprattutto in quei luoghi meno redditizi dal punto di vista prettamente economico? Già oggi, tra l'altro, siamo passati ad un parametro di una farmacia ogni 3300 abitanti, rispetto ai 4000 del passato. Entro breve tempo in Italia avremo quasi 21mila farmacie in tutto il territorio nazionale. Poco meno della Germania, dove però risiedono circa 80 milioni di abitanti e molte di più dell'Inghilterra dove si contano 14 mila farmacie». Così il deputato e responsabile sanità del Pd, Federico Gelli, ha commentato la richiesta di introdurre la liberalizzazione dei farmaci di Fascia C all'interno del Ddl Concorrenza, avanzata oggi dalle parafarmacie nel corso di un presidio a Montecitorio.
«In troppi non si soffermano a riflettere sul possibile impatto economico di queste scelte. Le oltre 18mila farmacie attuali rappresentano quella piccola imprenditoria da sempre raffigurata, dai politici di ogni schieramento, come la spina dorsale dell'economia di questo Paese - ha proseguito Gelli -. La contestuale apertura alle grandi catene di distribuzione e alla liberalizzazione della fascia C potrebbe risultare un mix letale per quei piccoli imprenditori che garantiscono al cittadino, ogni giorno, un servizio di qualità garantito e regolato da una convenzione pubblica. Infine – ha concluso il parlamentare democratico – una decisione di questo genere rischierebbe di aprire una breccia potenzialmente pericolosa. In tutti i Paesi del mondo i medicinali con ricetta sono venduti solo in farmacia per motivi sanitari e per la sicurezza del paziente. Se dovessimo aprire alla libera vendita di questi farmaci, siamo sicuri che domani non si vorrà utilizzare questa decisione come un grimaldello per estendere il discorso anche alle “ricette rosse”? Insomma, non si tratta di una questione meramente economica, ne va della sicurezza dei cittadini».


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