In parlamento

M5S: «Farmaci e Aifa: un binomio con troppe falle»

di Giulia Grillo (capogruppo Movimento 5 Stelle - Commissione XII Affari Sociali, Camera dei Deputati)

Dopo l'approvazione alla Camera del disegno di legge sulle liberalizzazioni e la pubblicazione delle criptiche determine pubblicate dall'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) sulla rinegoziazione dei farmaci (n. 1.252 e n. 1.267) possiamo affermare con certezza che il Governo non fa l'interesse dei cittadini, bensì quello delle potenti lobby che gravitano intorno al farmaco.
Già nei giorni scorsi, nel corso del dibattito in Aula durante i lavori del Ddl Concorrenza, ho avuto modo di descrivere lo stato di sudditanza del ministero della Salute nei confronti dei gruppi di affari che si sono opposti alla vendita dei farmaci di fascia C anche al di fuori del circuito delle farmacie. Si tratta, per intenderci, di quei farmaci la cui spesa è totalmente a carico del cittadino, senza alcun contributo da parte dello Stato. Adesso, però, dopo la lettura delle determine Aifa sulla rinegoziazione dei prezzi dei medicinali, questa subalternità da parte di istituzioni pubbliche sta prendendo una piega davvero insostenibile. Vorrei qui ripercorrere solo alcuni avvenimenti che, purtroppo, rafforzano questa mia visione: l'attuale sistema non mette al centro l'interesse dei cittadini e la cosa pubblica, ma quello di privati il cui obiettivo primario è il profitto.

Rinegoziazione del Prontuario Farmaceutico (Determina 1.267/2015)
È dal settembre del 2012 (Decreto Balduzzi) che si attendeva la riduzione del prezzo dei farmaci a carico del Servizio sanitario nazionale, ma l'operazione è stata rinviata costantemente, per chissà quali motivi (in realtà sono fin troppo chiari). Poi nel blitz estivo del Governo, all'interno del Decreto Legge Enti Locali, è comparsa la norma (Comma 10 Art. 9-ter) che indicava il 30 settembre quale data ultima per la rinegoziazione del prontuario farmaceutico. E qui avviene una sorta di miracolo: in soli nove giorni, si legge nelle premesse della determina dell'Agenzia, è accaduto quello che non è stato possibile fare per tre anni (a dimostrazione del fatto che a mancare era stata solo la volontà). Ma, evidentemente, l'eccessiva fretta con la quale sono state prese le decisioni è andata a discapito della qualità dei lavori. Infatti, nella concitazione dell'attività negoziale con le case farmaceutiche avvenuta, in base all'ordine del giorno dei lavori, al ritmo di una ora, i vertici di via del Tritone hanno “dimenticato” di considerare non pochi raggruppamenti di farmaci. Così, confrontando le classi terapeutiche sottoposte a rinegoziazione con quelle presenti nel rapporto Osmed 2014 (Sezione 6), operazione non semplice, scopriamo che intere categorie di medicinali, ad esempio quella degli antimicrobici che vale poco meno di 1 miliardo di euro, non sono state prese in considerazione per la riduzione del prezzo. Tutto questo senza che nessuno, tranne i pochi dirigenti in Aifa, sappia con quali criteri siano state effettuate queste scelte. Insomma, su un totale di spesa lorda pari a circa 11 miliardi di euro (Classe A-Ssn), l'Agenzia ha deciso discrezionalmente di rideterminare i prezzi di meno della metà dei farmaci. Purtroppo non sappiamo l'ammontare del risparmio per le casse pubbliche dal momento che ormai l'opacità dell'Aifa, più volte denunciata, ci è nota. Ma una domanda sorge spontanea: se si sono ottenuti i 500 milioni di risparmio, indicati nella Conferenza Stato-Regioni del 2 luglio scorso, agendo solo su alcune classi terapeutiche, è lecito ipotizzare maggiori risparmi effettuando la rinegoziazione sulle intere classi a disposizione? Tutto questo sempre ricordando che queste riduzioni di spesa si sarebbero potute e dovute applicate sin dal 2012.

Rinegoziazione Biotecnlogici (Determina 1.252/2015)
Il Movimento 5 Stelle, unica forza politica del Parlamento, aveva fin da subito denunciato il favore fatto alle case farmaceutiche con l'introduzione dell'emendamento del senatore D'Ambrosio Lettieri e altri (leggi qui) nel Decreto Enti Locali. Dopo la pubblicazione della determina Aifa (1.252) proprio il suo giornale aveva quantificato in 100 milioni di euro lo sconto a favore del Ssn, sommando i vantaggi a partire dall'applicazione delle nuove disposizioni fino al 2017. Insomma, meno di 50 milioni l'anno. Grazie al nostro lavoro di approfondimento abbiamo scoperto che, nel 2014, la spesa ex factory (vale a dire al lordo di possibili sconti che i cittadini italiani non possiamo conoscere per via degli accordi secretati tra Aifa e l'industria del farmaco) per i 15 farmaci soggetti a rinegoziazione è stata pari a poco meno di un miliardo di euro. Dunque, se il testo di legge fosse rimasto anche soltanto quello che prevedeva inizialmente «una riduzione del rimborso da parte del Ssn di almeno il 20%» oggi potremmo parlare di circa 200 milioni (ex factory) di risparmi all'anno per le casse pubbliche.

Non solo, in uno degli ultimi articoli pubblicato su Sanità24 del Sole-24Ore “Il Consiglio di Stato sdogana i biosimilari” apprendiamo che lo sconto tra un biosimilare ed il suo originatore si aggira intorno al 30%. Quindi «l'almeno 20%» inserito nel dispositivo di legge era già da considerarsi un favore alle case farmaceutiche.

Pay Back (Sentenza n. 04538/2015 Tar Lazio - Sentenza n. 3977/2015 Consiglio di Stato)
Infine, oltre quanto descritto vanno ricordate le continue sconfitte subite dall'Aifa davanti alle sentenze pronunciate dal Tar del Lazio e al Consiglio di Stato, riguardo il cosiddetto pay back sulla farmaceutica ospedaliera. Un capitale quantificabile in circa un miliardo di euro che ancora non trova la sua giusta collocazione presso le casse delle Regioni con gravi ripercussioni sul bilancio dei vari enti.
Voglio ricordare che l'Aifa è un ente pubblico e dunque non può agire con la discrezionalità e la mancanza di trasparenza che ho appena descritto. Per quale ragione il ministero della Salute e quello dell'Economia e Finanze, che sull'Agenzia hanno compiti di vigilanza, non intervengono?
Alla luce di quanto dettagliatamente riportato, auspichiamo che presto si possa parlare delle determine dell'ex direttore dell'Aifa, perché riteniamo che ci sia molto da dire.


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