In parlamento

Lunedì la Camera rottama il Senato. E Renzi festeggia 41 anni

di Roberto Turno

Non potevano scegliere giorno più augurale per Matteo Renzi per festeggiare la massima rottamazione che il premier si augura e che più di tutte forse desidera: l'addio (o quasi) al Senato, quel residuo del passato che però vive e lotta insieme a noi e intanto costringe al ping pong (ma sempre meno) delle leggi e fa crescere le spese parlamentari del 50%. Proprio lunedì 11 gennaio, sant'Igino Papa del 139 d.c., Renzi compie 41 anni. E il brindisi lo farà con tutto il suo cerchio magico lo stesso giorno in cui la riforma costituzionale sarà forse al voto della Camera. Il quarto voto, non ancora l'ultimo, perché ce ne saranno altri due, al Senato e poi ancora a Montecitorio. Sempreché nel tira e molla sulle unioni civili con l'alleato Alfano non arrivi lo sgambetto a palazzo Madama. E sempreché, è chiaro, gli italiani confermino in autunno col referendum popolare la rottamazione renziana del bicameralismo perfetto e l'annesso addio al federalismo pasticciato e caotico del 2001.
Ma tant'è. Del resto lo ha detto lo stesso premier che sulla chiamata alle armi popolare per la riforma costituzionale, si gioca tutto. Se sarà bocciata «avrò fallito», ha detto più o meno. E allora, ecco intanto il regalo di buon compleanno. Aspettando le urne referendarie d'autunno. E prima, in primavera, quelle delle città per le amministrative. Due passaggi cruciali.
Intanto ci sono le fatiche parlamentari d'inverno da affrontare. Che dalla prossima settimana non mancheranno di venire al pettine. Almeno altre tre su tutte. Le unioni civili sono il nodo politico più intricato per il Governo, in attesa di una mediazione possibile dentro il Pd, e con l'alleato Ncd, anche dopo il vertice di oggi a palazzo Chigi. Il Ddl è atteso in aula al Senato martedì 26 e non sfugge a nessuno la necessità per Renzi di tenersi “buono” l'alleato centrista proprio in vista del quinto voto del Senato sulla riforma costituzionale. Gli altri due appuntamenti clou della settimana fanno tappa entrambi ancora al Senato. Anzitutto il voto finale dell'aula sulla riforma degli appalti “modello Ue”, atteso da martedì, che dovrebbe fare tabula rasa di bandi e gare all'italiana, cioè non raramente poco raccomandabili. Quindi la stretta in commissione Industria sulla legge pro-concorrenza, in verità già attutita alla Camera. Una ripresa parlamentare piena, insomma. Non senza decreti legge, a cominciare dall'immancabile milleproroghe di fine anno: è alla Camera, parte la prossima settimana. Chissà se imbarcherà altri rinvii. Perché una proroga non si nega a nessuno in Parlamento.


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