In parlamento

“Dopo di noi”, ok bipartisan della Camera. M5S: «Occasione persa, regalo al privato»

di L.Va.

Arriva a larghissima maggioranza e il voto contrario del M5s il via libera di Montecitorio alla pdl sul “dopo di noi”. L'aula della Camera ha approvato con 374 i voti favorevoli, 75 i no . Ora il provvedimento passerà al Senato dove i promotori sperano che si possa celermente trovare l’accordo sul testo e chiudere entro Pasqua. «Grande soddisfazione per l'approvazione a larghissima maggioranza della legge sul “Dopo di noi” attesa da tantissime famiglie. Un ringraziamento al governo che ha garantito le risorse, 90 milioni di euro che permettono l'effettiva attuazione delle norme contenute nel provvedimento», ha dichiarato la capogruppo Pd in commissione Affari sociali, Donata Lenzi.
«È un grande risultato perché finalmente si risponde al desiderio dei genitori di assicurare al proprio figlio tutte le cure e l'assistenza di cui necessita dopo la loro morte». Lo afferma Elena Carnevali, deputata del Pd e relatrice della legge: «In questo modo vengono garantiti la volontà di emencipazione dalla famiglie e quel progetto di vita costruito negli anni, finora realizzati solo dal terzo settore e grazie agli sforzi delle famiglie e di molte associazioni».

La legge era pronta per essere approvata già nella scorsa legislatura, già licenziata all'unanimità dalla commissione Affari sociali della Camera, ma fu bloccata perchè non ebbe il parere favorevole del Governo Monti, che non riuscì a trovare le risorse.

Per la legge sono stanziati 124 milioni di euro in due anni: 57 milioni per il primo anno e 67 milioni per il secondo. Soddisfatta per il significativo passo avanti del ddl anche la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin «una legge rivoluzionaria per il nostro Paese: è un provvedimento concreto e con fondi certi; credo che da domani sarà davvero una buona giornata per tante famiglie che potranno guardare al futuro in modo diverso con i propri figli». «Quello che stiamo ottenendo è un grande risultato per i genitori dei disabili che potranno finalmente superare l'angoscia per il futuro dei loro figli con handicap», lo ha dichiarato la deputata del Pd, Ileana Argentin, che si batte da anni per questa legge. L’obiettivo, ha spiegato Paola Binetti (Ap) prima firmataria della pdl, «è evitare l'istituzionalizzazione di queste persone disabili: vogliamo permettere loro di continuare a vivere nelle proprie case o in case famiglia, anche quando non ci saranno più i genitori a sostegno, con supporti tecnologici ad hoc».

M5S: welfare alla deriva, privato deve integrare non sostituire
«Un'occasione mancata quando la soluzione, se solo la maggioranza e il Governo avessero voluto, era a portata di mano. Invece, hanno scelto di affidare all'iniziativa privata un tema delicato come quello del ‘dopo di noi, accrescendo la forbice sociale tra ricchi e poveri. Per l'ennesima volta lo Stato arretra e viene messo da parte rispetto alla tutela della salute dei suoi cittadini. Lo chiariamo fin da subito: il problema non sono i privati, che hanno il diritto di svolgere le loro attività, ma questi devo integrare l'offerta pubblica, non sostituirla. Se, come affermato dalla deputata del Pd Argentin, “il pubblico non è in grado” e per questo bisogna fare ricorso al privato, si sta dichiarando che il governo non è in grado, o non vuole, garantire il welfare».
Lo affermano i deputati del Movimento 5 Stelle, che in Aula hanno espresso voto contrario rispetto al ddl.
«Aggiungiamo un'altra criticità rispetto alla legge appena approvata dalla Camera: esiste una sproporzione tra quanto viene destinato ai programmi per tutti i cittadini disabili privi di sostegno familiare e chi ha potenzialità economiche tali daconsentirgli di stipulare il trust, che si rivolge a circa 1.400 cittadini - ovvero coloro i quali hanno un patrimonio di almeno un milione e mezzo di euro -. Insomma, il trust potrà stipularlo soltanto chi se lo può permettere. Per tutti gli altri cittadini, resta il pubblico con i suoi servizi, che il governo continua a tagliare».

Il parere della Commissione Bilancio
Nei giorni scorsi era arrivato però il semaforo rosso della commissione Bilancio della Camera. Molte delle misure previste dal testo non sarebbero facilmente sostenibili economicamente. A partire dai benefici fiscali: esenzioni e agevolazioni. In ballo anche i tempi: quando devono decorrere i termini per questi benefici, dal 2015 o dal 2016? La questione sposta milioni di euro e non è secondaria. Già solo i vantaggi sottrarrebbero all’erario almeno 70 milioni, come spiegano i deputati della commissione bilancio.

Detraibilità esose per l’erario
Negli allegati tecnici al parere si fanno le pulci all’articolo 4-bis della pdl dove si prevede la detraibilità delle spese sostenute per le polizze assicurative. La norma prevede l’aumento del tetto di spesa detraibile da 530 a 750 euro dei premi versati per le assicurazioni (rischio di morte). Il punto è che con una platea potenziale di 143mila beneficiari (disabili gravi in famiglie con almeno 20mila euro/annui reddito), solo questa misura costerebbe 20,4 milioni.

Trust (art. 6)
E altri dubbi riguardano le agevolazioni per i trust in favore dei disabili definite all’articolo 6. Senza entrare nelle tecnicalità ben spiegate nel parere, la commissione individua perdite di gettito di almeno 10 milioni causate dalle detrazioni più 41 milioni per le ipotesi di deducibilità .

Si ripropone ancora una volta dunque l’eterno dilemma, il braccio di ferro tra sociale ed esigenze di bilancio: con il problema del rispetto dei vincoli finanziari da una parte e l’esigenza non più rinviabile di riconoscere il diritto al futuro alle persone affette da disabilità grave e prive del sostegno familiare.


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