In parlamento

Ddl concorrenza, la roulette delle società di capitale. Rush la settimana prossima

di Ro. M.

Lavori in corso anche la prossima settimana sul ddl Concorrenza e i fari sono puntati sui possibili «freni» al dilagare delle grandi catene nel mercato delle farmacie consentito dall’art. 48 del ddl. L’argomento sarà affidato a un emendamento dei relatori. Dopo la seduta di mercoledì scorso in cui sono sono stati approvati gli emendamenti 48.88 e 48.91, la Commissione Industria del Senato si prepara quindi a discutere, mercoledì e giovedì prossimi, dopo la pausa pasquale, le altre proposte di modifica.

Secondo il primo emendamento promosso nell’ultima seduta i medicinali utilizzabili esclusivamente in ambiente ospedaliero o in strutture ad esso assimilabili sono forniti dai produttori e dai grossisti direttamente alle strutture autorizzate a impiegarli o agli enti da cui queste dipendono, ''ovvero alle farmacie''. Il secondo emendamento taglia da 10 a tre anni il periodo in cui la gestione associata di una farmacia deve essere mantenuta tale dopo il superamento del concorso.

Come preannunciato in Commissione, dovrebbe essere in arrivo un emendamento dei relatori sulla questione delle società di capitali. In particolare sulla possibile fissazione di uno o più tetti - probabilmente una soglia regionale o su diversa base territoriale o un numero massimo di farmacie da rispettare - che mantenga su un binario prestabilito l’espansione delle grandi catene nel settore ed eviti la nascita di oligopoli. La tematica era già presente in un gruppo di emendamenti tutti accantonati.

Il relatore del provvedimento Luigi Marino (Ap) ha infatti ricondotto gli emendamenti al vaglio della commissione a due tipologie: «la disciplina delle società che possono essere titolari di farmacie, garantendo la presenza - in varia misura - di farmacisti, da un lato; la fissazione di limiti alla presenza di società titolari di farmacie in termini di numero massimo di farmacie di cui può essere titolare la medesima società, ovvero in termini di soglia massima di presenza in ambiti territoriali definiti, a livello regionale o nazionale. In merito a quest'ultimo profilo, i relatori e il Governo sono orientati a favore della prima opzione». Sul tavolo ci sono varie ipotesi: a livello regionale si parla di una soglia massima del 10%, a livello complessivo nazionale del 5% e a livello comunale, a seconda delle dimensioni del comune, potrebbe essere stabilito un numero massimo di esercizi in capo a un’unica società che va da una a 100 farmacie.

Marino ha anche precisato che «l'orientamento dei relatori e del Governo è a favore della fissazione del numero massimo di farmacie che possono essere conferite in titolarità alla medesima società, evitando così il costituirsi di monopoli o di oligopoli e garantendo la presenza di una pluralità di tipologie di soggetti nel settore».

Non si profila nessuna novità sulla liberalizzazione della fascia C e il relatore conferma la linea governativa. Marino ha infatti espresso, si legge nel resoconto di seduta, «le proprie riserve sull'efficacia, in termini di effettiva diminuzione dei prezzi, della precedente liberalizzazione della vendita di farmaci e rammenta come, in ogni caso, in questo settore non si possa seguire la logica, utilizzata per la generalità dei prodotti, di incremento delle vendite al fine di ridurre i prezzi, per la particolare natura dei farmaci. Ritiene che l'aver previsto le parafarmacie sia stato un grave errore, cui peraltro non porrebbe rimedio la commercializzazione dei farmaci di fascia C, quanto, semmai, la trasformazione delle parafarmacie in farmacie, superando così un'anomalia tutta italiana. Tuttavia, pur avendo tentato con l'altro relatore e nel confronto con il Governo di elaborare una proposta al riguardo, ritiene che non vi siano le condizioni per operare in tal senso nell'ambito del provvedimento in esame».



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