In parlamento

Si sdoppia la laurea per gli educatori: un percorso è pedagogico, l’altro è sanitario

La commissione Cultura della Camera ha dato il via libera alla legge che disciplina la professione dell’educatore e del pedagogista. L’accordo è stato trovato proprio su quest’ultimo aspetto: alla qualifica di educatore professionale si aggiungerà l’ambito di formazione. Uno specifico percorso di laurea, dunque, formerà l’educatore professionale socio-pedagogico (laureato nella classe 19, presso Scienze dell’educazione) e l’educatore professionale socio-sanitario (laureato nella classe sanitaria 2).

Soddisfatta Milena Santerini, relatrice della legge in Commissione secondo cui «non ci si potrà più improvvisare educatori. «Dopo tanti anni - sottolinea - il ruolo importantissimo degli educatori viene riconosciuto e qualificato. Avremo due figure, entrambi professionisti, formati con un titolo universitario». Le due figure saranno entrambe presenti nei servizi alla persona nell’ambito socio-sanitario (l’educatore socio-pedagogico limitatamente ai compiti educativi), mentre l’educatore socio-pedagogico lavorerà in esclusiva nel sociale e quello sociosanitario in esclusiva in ambito sanitario.
«Viene mantenuta da un lato la specificità del ruolo dell’educatore in campo sanitario - aggiunge Santerini - dall’altro viene riconosciuta la funzione sociale dell’educatore che opera nei servizi come nidi, comunità di accoglienza, centri per adulti, ambiti culturali e sportivi e ovunque c’è bisogno di una relazione educativa seria e qualificata. Siamo contenti di aver chiuso alla Camera l’approvazione del testo e chiederemo altrettanto impegno al Senato».

Per Vanna Iori (Pd) si tratta di un risultato atteso da troppo tempo e che darà certezze a circa 150mila persone in Italia. «Finalmente le persone che lavorano in ambito educativo potranno vedere riconosciuta la loro professionalità - spiega - . La proposta di legge risultato di un lavoro condiviso, che ha portato all'approvazione in commissione mette ordine nella confusione normativa che esisteva fino ad oggi: dopo vent’anni di vuoto legislativo si interviene fissando alcuni requisiti basilari, prendendo come riferimento il livello delle conoscenze richieste dal Qeq (Quadro europeo delle qualificazioni professionali), e individuando i percorsi di studio, le competenze, i titoli, gli sbocchi occupazionali». Entrerà in vigore, dunque, «l’obbligo della laurea per accedere alle professioni educative».

In Italia, oggi, oltre a Scienze dell’educazione, anche le Facoltà di Medicina laureano educatori professionali. Per Iori «è anomalia tra i paesi europei». «Si invitano le università - aggiunge - a favorire l’istituzione di corsi interfacoltà tra Medicina e Scienze della formazione per avvicinare i due profili professionali e, in prospettiva, auspicabilmente giungere a un unico profilo».

La legge, infine, amplia il ventaglio degli sbocchi occupazionali, indicando in modo chiaro i servizi e gli ambiti dove esercitare l’attività professionale, nella prospettiva di valorizzare le rispettive competenze dei due percorsi di studio. «Oggi si è quindi fatto un passo in avanti per valorizzare il lavoro educativo - conclude Iori - che è un indispensabile veicolo di civiltà per lo sviluppo del nostro Paese: è importante ora portare rapidamente a compimento questo percorso in Senato».

L’Associazione nazionale educatori professionali (Anep), guidata da Maria Rita Venturini, tuttavia, critica il testo e attacca: «I sostenitori della proposta di legge proclamano a gran voce il grande risultato per gli educatori tutti ma andando ad esaminare l’articolato proposto dobbiamo purtroppo constatare che non ci sarà alcun cambiamento rispetto all’oggi anzi si continuerà a perpetrare l’errore del doppio canale formativo rivolto all'educatore professionale alimentando tra l'altro un'inutile guerra tra gli studenti universitari di L19 e SNT2. Serve una profonda revisione del testo».


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