In parlamento

Ddl Cannabis, al via la discussione alla Camera ma l’esame slitta a settembre

di Ro. M.

Una proposta di legge sulla legalizzazione della cannabis entra oggi per la prima volta in un’aula del Parlamento anche se l’esame vero e proprio slitta a settembre. E non a caso i promotori del Ddl parlano di «giornata storica». Lo sottolineano a più voci i componenti dell'intergruppo di 221 parlamentari che sostiene la proposta (87 M5S, 85 Pd, 24 Si, 16 Misto, 7 Sc, 2 FI), a Montecitorio, dove per ottenere la maggioranza necessaria bisogna arrivare a quota 315, superando un muro di 1.700 emendamenti.

La proposta di legge A.C. 3235 (Giachetti ed altri) è composta da 10 articoli e introduce nell'ordinamento una nuova disciplina che, in sintesi, consente, a determinate condizioni, la coltivazione della cannabis, in forma individuale o associata; prevede la liceità della detenzione di cannabis entro determinate quantità; introduce un monopolio di Stato, consentendo la vendita al dettaglio della cannabis e dei prodotti derivati e in relazione alla lieve entità delle condotte illecite inerenti agli stupefacenti, prevede una differenziazione di pena in relazione alla tipologia delle sostanze (droghe pesanti, droghe leggere).

Il dibattito è rovente. «I rischi paventati sono una foto della realtà di oggi», spiega Benedetto della Vedova nel respingere le critiche di chi si oppone al ddl. «Il contrasto è molto piu' realistico quando c'è controllo». Le «dipendenze vanno contrastate ma mai nessuno ha pensato di proibire alccol e tabacco», osserva ancora. «Il nostro pragmatismo peraltro è uguale a quello che ha ispirato le scelte di alcuni Stati americani: in un Paese tradizionalmente proibizionista, la decisione di legalizzare la produzione e vendita della marijuana ha determinato risultati positivi sia sul piano sociale e sanitario, con il controllo della qualità delle sostanze vendute, sia sul fronte del contrasto delle organizzazioni criminali», scrive Roberto Giachetti.

La metà degli emendamenti «reca la parola 'sopprimere' sono emendamenti di conservazione», spiega il deputato Si Daniele Farina. «È un passaggio epocale perché indietro non si torna», aggiunge. Questa proposta è una “delle più votate sul blog” di Grillo sottolinea il deputato M5S Vittorio Ferraresi. I cittadini «vogliono un cambiamento e ne sentono la necessità, una necessità impellente soprattutto per i malati». È la «giustizia che chiama a gran voce il cambiamento», aggiunge riferendosi alle migliaia di sentenze ineseguite e ricordando il documento della Direzione Antimafia che richiama alla legalizzazione per contrastare la criminalità. «Il dibattito deve andare avanti con onestà intellettuale e trasparenza per parlare ai cittadini senza mentire», aggiunge. Per Pippo Civati di 'Possibile', il ddl è «una legge razionale , laica e molto liberale». La legge «affronta lucidamente le problematiche» ma «dovremo scontrarci con il pregiudizio», dice la ex FI Monica Faenzi.

«Legalizzare va nella direzione di un mercato controllato e legale rispetto a un mercato libero e criminale» precisa la Pd Enza Bruno Bossio. Anche il segretario dei Radicali italiani, Riccardo Magi, parla di passaggio storico e dice: “serve mobilitazione nel Paese”. Il senatore Luigi Manconi(Pd), primo firmatario di un analogo ddl a Palazzo Madama, sottolinea: «Mi aspetto che arrivino, alla ragionevolissima ispirazione del ddl, contestazioni di merito. Quelle di ieri erano eccentriche e bizzarre», fuori da qualunque quadro di razionalità «scientifica, medica , giudiridica e sociale».

Il video-appello di Roberto Saviano
«Legalizzare non vuol dire promuovere». Lo dice Roberto Saviano, in un video-appello in favore della proposta di legge che legalizza la cannabis, iffusa durante la conferenza stampa dei promotori della proposta di legge. «Legalizzare - spiega lo scrittore - vuol dire regolamentare, e regolamentare vuol dire controllare». Insomma la legalizzazione porterebbe a una più efficace lotta contro la diffusione delle sostanze stupefacenti. Nel video, Saviano spiega anche che la legalizzazione della cannabis e il controllo del commercio da parte dello Stato «toglierebbe alle mafie e ai terroristi» il controllo di questo mercato che frutta miliardi.

Cild: «Dalla legalizzazione più risorse allo Stato e stop alla criminalità»
La Coalizione italiana libertà e diritti civili (Cild) chiede al Parlamento di approvare la legge
sulla cannabis legale. «Negli ultimi trent'anni le politiche proibizioniste hanno avuto un impatto negativo tanto dal punto di vista sociale, quanto da quello economico e sanitario - sottolinea Andrea Oleandri, coordinatore della campagna Non Me La Spacci Giusta,
promossa dalla Cild - un vero e proprio fallimento, testimoniato dai dati e dalle evidenze scientifiche, di cui prendere atto così come hanno fatto già le Nazioni Unite e la Direzione
Nazionale Antimafia». I dati mostrano come la legalizzazione della cannabis toglierebbe ingenti risorse alla criminalità organizzata, spiegano dalla campagna: secondo una stima del 2013 dell'Osservatorio Europeo delle Droghe il valore del mercato al dettaglio delle sostanze illecite nell'Ue arriverebbe fino a 31 miliardi di euro. Oltre alla criminalità organizzata, recenti indagini mostrano che anche l'Isis ricava finanziamenti dal traffico di droga.

I prodotti a base di cannabis, che hanno un valore al dettaglio stimato fino a 13 miliardi di euro e sono responsabili di circa il 38% del totale del guadagno dei gruppi criminali,
rappresentano la quota più ampia del mercato delle sostanze illecite in Europa, dicono. Legalizzare consentirebbe inoltre allo Stato di recuperare risorse: risparmiando sul miliardo di euro l'anno speso per le carceri, le forze di polizia e i tribunali, ci sarebbero più soldi da investire per contrastare la criminalità organizzata e per la riduzione del danno.

«Sono queste le ragioni per le quali è urgente che anche il nostro Paese segua quanto sta avvenendo in altre parti del mondo. Non ci si può più approcciare alle droghe in maniera
ideologica. Serve un approccio pragmatico” dichiara Patrizio Gonnella, presidente di Cild e di Antigone.

Il fronte centrista del no
I centristi promettono battaglia. In primis la ministra della Salute Beatrice Lorenzin che già ieri aveva ribadito il suo no a tutte le dipendenze. «Su marijuana e hashish - ha detto ieri alla Summer school di area popolare a Giardini Naxos - noi diciamo no. Ma non basta dire no. Deve essere l'occasione per rimettere al centro dell'agenda italiana la lotta alle dipendenze, alcool, droga, gioco patologico, che sono le vecchie e nuove piaghe della nostra società». «Non possiamo parlare dei giovani e poi abbandonarli: alcool e droga sono una piaga in questo momento della nazione. L'eroina - ha detto ancora Lorenzin - è tornata sul nostro mercato, a basso prezzo, e abbiamo 16-17-18enni nelle comunità di recupero. Era inevitabile che tornasse, è un orientamento del business degli spacciatori, ma per vent'anni le politiche antidroga in questo paese non si sono fatte. Chi ha più visto le grandi campagne degli anni '80? Ma non solo: si è fatto passare un messaggio per cui drogarsi è normale, è normale usare sostanze, prendere la pillola per essere magra, per avere muscoli, per fare sesso, per studiare, è normale prendere la pillola per essere felici. Non funziona così. Si perde l'integrità della persona», ha concluso la ministra.

Anche il presidente del Veneto Luca Zaia si dice favorevole all'uso terapeutico, ma contrario alla liberalizzazione: «Io penso che l'uso terapeutico non debba essere assolutamente negato, anzi va incentivato. A livello medico è dimostrata l'efficacia», ha sottolineato a Zaia a margine di un incontro a Treviso. «Dopodiché tutto il tema della liberalizzazione della cannabis non mi vede favorevole, considerato che tanti di coloro che ne hanno fatto uso, sono passati alle droghe pesanti, lo dice la statistica», ha concluso.

I contenuti del disegno di legge
L'articolo 1 modificando l'articolo 26 del TU stupefacenti (D.P.R. n. 309/1990), inserisce la coltivazione in forma personale ed associata di cannabis tra le fattispecie lecite, non sottoposte ad alcun regime autorizzatorio. Viene consentito, a persone maggiorenni, la coltivazione e la detenzione personale di piante di cannabis di sesso femminile nel limite di 5 e del prodotto da esse ottenuto, previo invio di una comunicazione all'ufficio regionale dei monopoli di Stato territorialmente competente. Si ricorda che le piante di cannabis di sesso maschile od ermafrodita producono una percentuale irrisoria di THC, inidonea a produrre effetti droganti; le piante di sesso femminile costituiscono la categoria che produce, tramite i fiori, il citato principio attivo. Viene anche consentita la coltivazione della cannabis in forma associata, nei limiti quantitativi sopra indicati, in misura proporzionale al numero degli associati. In tal caso, spetta al responsabile legale l'invio della comunicazione all'ufficio regionale dei monopoli di Stato. Oltre alla copia di un valido documento di identità dovranno essere allegate una copia dell'atto costitutivo e dello statuto che devono indicare in modo espresso la coltivazione della cannabis come attività esclusiva, l'assenza di fini di lucro, il luogo ove realizzare la coltivazione e l'elenco degli associati che devono essere maggiorenni, residenti in Italia e in numero non superiore a 50. La proposta di legge, dunque, consente – previa comunicazione – la coltivazione in forma associata di un massimo di 250 piante (ognuno dei 50 soci può, infatti,, coltivare fino a 5 piante).

L'articolo 2 inserisce nel TU stupefacenti (nel Titolo III, che reca disposizioni relative alla coltivazione e produzione, alla fabbricazione, all'impiego ed al commercio all'ingrosso delle sostanze stupefacenti o psicotrope) un nuovo capo (Capo I-bis), costituito dal solo articolo 30-bis, concernente alcune tipologie di condotte lecite, relative alla detenzione personale di cannabis. Si capovolge l'impostazione vigente consentendo alle persone maggiorenni la detenzione di una piccola quantità di cannabis - 5 grammi lordi, aumentabili a 15 per la detenzione in privato domicilio non subordinata ad alcun regime autorizzatorio; i limiti sopra indicati possono essere superati nel caso di detenzione per finalità terapeutiche. In ogni caso viene posto il divieto di fumare prodotti derivati dalla cannabis negli spazi pubblici e aperti al pubblico e nei luoghi di lavoro pubblici e privati.

L'articolo 3 interviene sull'art. 73 del TU stupefacenti:
• aggiunge un comma 3-bis, che prevede - esclusi i casi in cui siano coinvolti minori o infermi di mente - la non punibilità della cessione gratuita a terzi di piccoli quantitativi di cannabis per consumo personale, fermo restando il limite quantitativo previsto dal nuovo art. 30-bis (v. sopra);
• diversifica le pene per i reati di lieve entità in materia di stupefacenti (tra cui la coltivazione e lo spaccio), in relazione alla loro tipologia: pene più gravi per le droghe pesanti e meno gravi per quelle leggere.

L'articolo 4 interviene sull'art. 75 del TU:
• escludendo la sanzionabilità amministrativa dell'importazione, esportazione, acquisto, coltivazione, ricezione o detenzione di droghe leggere per farne uso personale;
• prevedendo che le condotte sopracitate inerenti alle droghe leggere, pur finalizzate all'uso personale, siano punite con sanzione amministrativa pecuniaria se commesse da persona maggiorenne in violazione dei limiti quantitativi e delle modalità previste; in ogni caso, qualora le condotte siano state poste in essere da un minore, si applicano alcune disposizioni dell'art. 75 TU, concernenti il programma terapeutico, le informazioni di polizia e I poteri del prefetto, l'accesso agli atti, l'opposizione, l'applicazione e revoca delle sanzioni da parte del prefetto, la particolare tenuità della violazione.

L'articolo 5 prevede che la coltivazione della cannabis, la preparazione dei prodotti da essa derivati e la loro vendita siano soggette a monopolio di Stato in tutto il territorio della Repubblica, tranne alcune eccezioni.
In conseguenza di ciò, vengono aggiunte nuove disposizioni nella legge n. 907 del 1942, legge sul monopolio dei sali e dei tabacchi, di cui è integrato il titolo con il riferimento alla cannabis, diretti a definire l'oggetto del monopolio e dei derivati della cannabis agli effetti fiscali nonché ad individuare i casi in cui non si applica il monopolio dello Stato (cioè la coltivazione per uso personale di piante di cannabis di sesso femminile nel limite di 5 unità e la cessione gratuita a terzi di piccoli quantitativi dei suoi derivati destinati al consumo personale). Vengono poi vietate, salvo i casi previsti dall'art. 63-quater, la semina, la coltivazione e la vendita di piante di cannabis nonché la preparazione e la vendita dei prodotti da esse derivati, effettuate in violazione del monopolio nonché l'importazione e l'esportazione di piante di cannabis e dei prodotti da esse derivati, anche se effettuate da soggetti autorizzati. La violazione del monopolio comporta l'applicazione delle sanzioni penali e amministrative previste dal TU .
Viene vietata la pubblicità della cannabis, diretta o indiretta, pena l'applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria.

L'articolo 6 rimette ad un regolamento la disciplina: delle modalità di individuazione delle procedure per il miglioramento genetico delle varietà di cannabis destinate alle preparazioni medicinali, qualificando il CRA (Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura) quale ente preposto a svolgere tali attività; delle aree e pratiche idonee alla coltivazione di piante di cannabis finalizzate a tale uso; delle aziende farmaceutiche legittimate alla produzione di preparazioni a base di sostanze stupefacenti. Viene consentito al Ministero della salute di autorizzare enti, persone giuridiche private istituti universitari e laboratori pubblici alla coltivazione di piante comprese nelle tabelle I e II di cui all'articolo 14 del Testo Unico per scopi scientifici, sperimentali, didattici e terapeutici o commerciali finalizzati alla produzione farmacologica. E' poi rimessa al Ministero della salute, di intesa con l'Agenzia italiana del farmaco, la promozione della conoscenza e diffusione di informazioni sull'impiego appropriato dei farmaci contenenti principi naturali o sintetici della pianta di cannabis. Vengono semplificate le modalità di consegna, prescrizione e dispensazione dei medicinali contenenti cannabis.

L'articolo 7 stabilisce che le risorse derivanti dalle sanzioni amministrative pecuniarie irrogate per le condotte in materia di stupefacenti in violazione delle modalità e dei limiti quantitativi previsti , sono destinate agli interventi nel settore scolastico e ad interventi preventivi, curativi e riabilitativi. Analogamente, le risorse derivanti dal monopolio statale sulla commercializzazione della cannabis vanno destinate al Fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga.

L'articolo 8 prevede la presentazione annuale alle Camere, da parte del Presidente del Consiglio, di una relazione relativa allo stato di attuazione della legge con riguardo ad una serie di aspetti.

L'articolo 9 prevede la riduzione di due terzi (da parte del giudice dell'esecuzione, anche d'ufficio) delle pene irrogate con sentenza definitiva, per violazione dell'art. 73, comma 1, del TU del 1990, prima della data di pubblicazione della sentenza della Corte costituzionale n. 32 del 2014 (che ha determinato la reintroduzione della distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti). Si prevede che se, per effetto della riduzione, le pene risultano in misura superiore al limite massimo edittale, esse sono ridotte a tale limite.

L'articolo 10 riguarda l'entrata in vigore del provvedimento, temporalmente differenziata in ragione dei diversi istituti oggetto del provvedimento.


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