In parlamento

Manovra 2017, passa l’emendamento sui biosimilari: base d’asta sul prezzo medio di mercato. La modifica targata M5S. Farmindustria: «I farmaci non sono tutti uguali»

di Rosanna Magnano

La base d'asta per le procedure pubbliche di acquisto dei farmaci biologici a brevetto scaduto e per i quali siano poresenti sul mercato i relativi farmaci biosimilari non sarà più «il prezzo massimo di cessione al Servizio sanitario nazionale del farmaco biologico di riferimento» ma quello medio di mercato dei farmaci generici biosimilari. È questo il principale risultato di un emendamento alla Manovra 2017 approvato in Commissione Bilancio, che corregge le norme previste nel Ddl di bilancio in seguito ai rilievi sollevati dall'Antitrust. La modifica è quella presentata dal Governo - emendamento del relatore Mauro Guerra (Pd) - con un subemendamento sulla base d’asta a firma di Matteo Mantero del Movimento 5 Stelle.

Sui farmaci biosimilari il Movimento 5 Stelle è “riuscito a strappare in corner una modifica estremamente importante e migliorativa - si legge in una nota del M5S - rispetto al provvedimento presentato dal Governo, che consentirà alle casse delle Regioni di risparmiare cifre importanti. Per il prezzo di partenza dell'accordo quadro sui farmaci biosimilari, infatti, non si partirà più, come inizialmente previsto, da quello massimo del farmaco biologico di riferimento - spiegano - ma da quello medio di mercato dei farmaci generici biosimilari. Un cambiamento di meccanismo che evidentemente può consentire un risparmio alle Regioni». Secondo i pentastellati, «l'articolo in questione è ancora molto migliorabile, sia realizzando gare al posto degli accordi quadro sia mettendo in gara farmaci con principi attivi diversi, ma con la stessa efficacia terapeutica. Ad ogni modo, abbiamo già fatto un notevole passo avanti rispetto al punto di partenza».

Tra le altre modifiche, si stabilisce che l’esistenza di un rapporto di biosimilarità tra un farmaco biosimilare e il suo biologico di riferimento sussiste solo se accertato dall'Ema o dall'Aifa (non più solo l'Ema come nel testo originario), tenuto conto delle rispettive competenze. E le procedure pubbliche di acquisto devono svolgersi mediante accordi quadro con tutti gli operatori economici quando i medicinali sono più di tre a base del medesimo principio attivo (nel testo originario della manovra il numero tre non era citato). Il medico resta comunque libero di prescrivere il farmaco biologico ritenuto idoneo a garantire la continuità terapeutica ai pazienti. In caso di scadenza del brevetto di un farmaco biologico durante il periodo di validità del contratto di fornitura, l’ente appaltante entro 60 giorni (e non più 30 come previsto nel vecchio testo) dall’immissione in commercio di uno o più farmaci biosimilari contenenti il medesimo principio attivo apre il confronto concorrenziale tra questi e il farmaco originatore.

Scaccabarozzi (Farmindustria): «La soluzione non è dire che i farmaci sono tutti uguali»
Critico il commento del presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi: «La soluzione non è dire che i farmaci sono tutti uguali, e se tutti abbassano la pressione uno vale l'altro: a ogni paziente va dato il prodotto giusto e va rimesso al centro il concetto di salute, senza guardare solo all'economicità. Mi preoccupa sentir dire che i medicinali sono tutti uguali: se devo prendere un biosimilare perché acquistato a gara, e ho una reazione immunologica che il mio medico poteva prevedere, sono preoccupato». Scaccabarozzi ha espresso la sua posizione intervenendo oggi a Roma alla presentazione di una ricerca del Censis e ha ribadito il valore dell’innovazione farmaceutica. «I salti di salute che sono stati fatti negli anni grazie ai farmaci - ha ricordato Scaccabarozzi - sono stati numerosi. E dalla scoperta del genoma i tempi si sono velocizzati: oggi ci sono 7.000 medicinali in sviluppo che arriveranno nei prossimi 10 anni, portando uno tsunami di nuove cure. Se abbiamo guadagnato 6 ore al giorno di vita è perché, ad esempio, un malato di Hiv oggi è sullo stesso piano di un malato di diabete, grazie ai farmaci. Le degenze medie sono passate da 26 giorni negli anni '60 a 8 nel 2012. I salti che faremo nei prossimi cinquant'anni saranno ancora superiori, ma dobbiamo cambiare paradigma, tornando a considerare la salute dei cittadini e non solo il lato economico. E bisognerebbe cominciare a eliminare tutte le differenze che ci sono da Nord a Sud, perché non è giusto che alcuni si possono curare e velocemente e altri a volte non si possono curare».


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