In parlamento

«Dopo 17 anni, non sprechiamo l’occasione del nuovo Nomenclatore». L’associazione Coscioni propone un emendamento al decreto Lea

di Filomena Gallo (segretario Associazione L. Coscioni) e Maria Teresa Agati (vicepresidente C.S.R. e dirigente Associazione L. Coscioni)

Tra le audizioni che le commissioni parlamentari (XII Affari sociali della Camera e XII Igiene e salute del Senato) stanno tenendo nell'ambito dell'istruttoria sull'Atto del Governo n. 358 - “Schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza (Lea)”, quelle relative all'assistenza in materia di protesi ed ausili sono concordi su due aspetti, tra loro contrastanti: soddisfazione generale per la revisione del famoso “Nomenclatore” che finalmente rende disponibile una rinnovata ed ampia gamma di ausili anche tecnologicamente avanzati e forte preoccupazione per le modalità di erogazione degli ausili cosiddetti di serie, definite nell'allego A all'Intesa.
Dopo 17 anni di attesa, pur sottolineando come un aggiornamento delle liste dei dispositivi erogabili non sia più ragionevolmente procrastinabile, sia i medici che i professionisti (in particolare gli audioprotesisti) che, soprattutto, le persone con disabilità durante le audizioni hanno evidenziato, pur con sfumature diverse, come l'utilizzo indiscriminato delle gare d'appalto per l'acquisto e l'erogazione di tutti gli ausili di serie, anche di quelli più sofisticati e destinati ai bisogni più complessi, costituisca un drammatico passo indietro che rischia di vanificare i vantaggi apportati dalle nuove liste. Questo perché impedisce di fatto la possibilità, riconosciuta dal “vecchio” D.M.332/99, di individuare, nella gamma di modelli diversi e con diverse peculiarità pur tutti appartenenti alla stessa tipologia, quello che meglio risponde alle specifiche necessità o aspettative della persona.
L'associazione Luca Coscioni, avvalendosi del supporto tecnico del C.S.R. (Centro Studi e Ricerche sulle tecnologie assistive), audita alla XII della camera il 28 e alla XII del Senato il 30 novembre, ha presentato durante le audizioni un'articolata proposta di emendamento con cui chiede lo stralcio dal regime di acquisto tramite gara almeno di un contenuto pacchetto di ausili per disabilità motorie e comunicative, definito dalla società scientifica che rappresenta i medici prescrittori SIMFER e da GLIC, la “Rete italiana dei centri di consulenza sugli ausili informatici ed elettronici”, e delle protesi acustiche definito da ANAP, associazione Nazionale Audioprotesisti Professionali.

Negli interventi ha sottolineato gli aspetti essenziali che motivano questa richiesta di emendamento:
- Le modalità di erogazione previste nell'Allegato A, espressamente approvato dall'Intesa stato-Regioni, indicano nella gara pubblica l'unico strumento per l'acquisto e la fornitura di tutti i dispositivi considerati di serie, senza alcuna eccezione; per questi la prescrizione può indicare esclusivamente denominazione e codice della tipologia; la scelta del prodotto da fornire viene inderogabilmente fatta dalla stazione appaltante;
- Questa modalità taglia completamente fuori dalla scelta sia il prescrittore, sia il tecnico abilitato (a cui oggi invece compete la responsabilità dell'individuazione del modello adeguato alle esigenze della persona) sia soprattutto la persona stessa cui il prodotto è destinato, che quindi non potrà più né condividere la scelta del modello che preferisce né scegliere il fornitore;
- Consip, nella pubblicazione a cura di C.S.R. e SIMFER “Assistenza protesica e pubbliche procedure di acquisto” riferisce che, da norma e giurisprudenza attuali, una discriminante essenziale per l'impiego delle gare d'appalto consiste nel fatto che il dispositivo sia o meno destinato, sulla base di una specifica prescrizione medica, “esclusivamente alla persona cui esso è prescritto” (Ibd, Parte 1^ Il contesto normativo, cap. 1.2a; 1.2B; pagg. div.), come è indubbio debba avvenire per i prodotti destinati a bisogni complessi quali quelli per cui si chiede lo stralcio;
- Riferendosi a modalità alternative di procedure pubbliche quali l'accordo quadro o il sistema dinamico d'acquisizione, spesso citate come risolutive per questo settore, Consip ancora afferma, nella stessa pubblicazione, che per quanto relativo all'accordo quadro “…nel caso dell'assistenza protesica la complessità dell'implementazione… concorre a non raffigurarlo come strumento più idoneo” (ibd, parte 2^: Le procedure d'acquisto, cap. 2.2, pag.42) mentre il sistema dinamico di acquisizione “È uno strumento utilizzabile solo nel caso in cui il bene in oggetto è del tutto standardizzabile, tipizzabile e di uso corrente” (Ibd, pag.43), cosa che certamente non sono i dispositivi indicati dalle tipologie da stralciare.
Infine, la proposta di emendamento della Luca Coscioni, basata sulla motivata e razionalmente provata inadeguatezza dell'appalto pubblico in questo specifico settore almeno per quelle tipologie per le quali “le caratteristiche individuali (morfologiche e cliniche) della persona sono assolutamente decisive per consentire una scelta appropriata ” considera la particolare finalità di questa speciale forma di assistenza inclusa nei LEA.
Nella lista da stralciare è infatti inserita una dozzina di tipologie quali le carrozzine superleggere o quelle elettroniche con comandi e movimentazioni speciali (a mento, a soffio, a piede, con basculamento laterale…), gli stabilizzatori più complessi e i sistemi di postura per gravissime disabilità motorie, sofisticati sistemi di comunicazione per altrettanto gravi disabilità comunicative oltre alle protesi per gravi deficit uditivi, che costituiscono una piccolissima parte del mare magnum dei dispositivi di serie acquistabili a gara ma che sono vitali per ogni singola persona a cui sono destinati; privarla della possibilità di condividere la scelta del modello più idoneo alle sue esigenze ma anche alle sue aspettative ed al suo stile di vita nonché del fornitore di cui ha più fiducia, che invece è concessa a chi ha necessità di una protesi, un'ortesi o un busto realizzati su misura, appare un'inutile crudeltà oltre che il primo passo per cui l'ausilio non sia utilizzato volentieri e non esplichi quindi tutta la sua potenziale efficacia.


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