In parlamento

Una manovra, cento fibrillazioni: oggi fiducia e voto finale al Senato

di Marco Mobili (da Il Sole 24 Ore di oggi)

La manovra dell'Immacolata, di nome e di fatto. Oggi, salvo sorprese inaspettate, arriva il via libera alla legge di bilancio che non è stata toccata né nella forma e né nei saldi. Per la prima volta, infatti, il ddl presentato dal Governo è stato modificato soltanto da un ramo del Parlamento e, nonostante i 216 ritocchi approvati dalla Camera, non ha subito di fatto alcun stravolgimento. Soltanto a Montecitorio si è seguito un iter naturale, mentre al Senato ha prevalso la linea dettata dal Colle per un via libera lampo, ossia senza la possibilità di riaprire il confronto politico sul testo. La conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama ha deciso ieri di licenziare il provvedimento con il voto di fiducia sull'articolo 1 e i suoi 638 commi, ovvero il cuore della nuova legge di bilancio. La seduta d'Aula è stata convocata per le 9,30 di oggi e si comincerà con l'illustrazione del relatore. Se presentate, verranno poi votate le pregiudiziali di costituzionalità, mentre dalle 13,30 cominceranno le operazioni di voto per appello nominale che dovrebbero concludersi in un'ora. Dopo il voto di fiducia si passerà all'esame degli emendamenti sulla seconda sezione del Bilancio, cioè la parte della manovra che contiene gli stanziamenti per i ministeri e i saldi, e ci sarà il voto finale sulla manovra con procedura elettronica.

Non mancheranno le fibrillazione sul voto finale, anche alla luce dell'uscita dell'Udc da Area Popolare. Formigoni e Sacconi per primi hanno manifestato più di una perplessità sull'iter accelerato: «La legge di bilancio va approvata per tempo», ha assicurato Roberto Formigoni - precisando che lui e altri, «non sono pochi» non voteranno al fiducia al Governo. E non sono mancate le proteste delle opposizioni e di chi comunque voleva riaprire il dibattito su temi che, fin dall'inizio, erano stati formalmente riservati all'esame dei senatori in seconda lettura. Tra questi l'ampliamento degli ecobonus e del sisma bonus agli incapienti, così come le banche (su cui ora prevale l'ipotesi di un Dl ad hoc, si v. pagine 2 e 3), le semplificazioni dei bilanci delle imprese, gli enti locali, i giochi con il taglio del 33% delle new slot negli esercizi commerciali, nonché il bonus mamme con l'emendamento Contursi che avrebbe dovuto chiarire, eplicitandolo nel testo, che il «bonus mamme domani», ovvero gli 800 euro una tantum alle mamme in attesa e a chi adotta, verrà erogato per tutti i nati nel 2017, a partire dal 1° gennaio. Tutti temi che saranno ora rinviati a uno o più provvedimento di fine anno (si veda il servizio in basso).

Il testo della legge di bilancio, già blindato dal voto di fiducia della Camera, ha dunque saltato il dibattito in Commissione Bilancio, dove gli emendamenti comunque presentati dalle opposizioni sono stati tutti tecnicamente respinti per l'esame di oggi dell'Aula. Il colpo di acceleratore imposto dal Governo dimissionario e dalla maggioranza è stato come detto contestato dalle opposizioni che ieri pomeriggio hanno cercato di farlo modificare. L'obiettivo era quello di far arrivare la legge di bilancio all'esame finale di Palazzo Madama la prossima settimana. Senza che sia consentito al governo «l'ennesimo strappo» soprattutto «ora che è dimissionario» di farlo arrivare domani mattina con il voto di fiducia. A chiederlo, nell'Aula del Senato, è stato un coro bipartisan: i capigruppo di Sinistra Italiana-Misto, Loredana

De Petris, quello del M5S Luigi Gaetti, della Lega, Giammarco Centinaio e i rappresentanti di Ala, Riccardo Mazzoni, e di Cor, Tito Di Maggio. L'idea era quella di consentire alla commissione Bilancio di svolgere il proprio lavoro questa settimana e di portare il testo in Aula nella settimana dal 12 al 16 dicembre. «Questa manovra avrebbe bisogno di modifiche radicali: per esempio restano fuori i soldi per l'Ilva o per i rinnovi dei contratti. C'è un grande senso di irresponsabilità nei confronti del Paese stesso», ha sottolineato la capogruppo di Sel al Senato Loredana De Petris. «Che un governo dimissionario imponga il voto di fiducia è già di per sé un'evidente anomalia e un gravissimo precedente nella storia della nostra Repubblica. Una farsa sulla pelle dei cittadini», ha precisato il senatore D'Ambrosio Lettieri di (CoR). «Ne sono passate tante di leggi in questi mille giorni e penso che passerà anche questa», ha puntualizzato Giovanni Toti. «Forza Italia, ha continuato Toti, farà opposizione come ha fatto in questi mille giorni coerentemente, costantemente e tenacemente ma il governo ha i numeri per far passare la manovra, altri menti sarebbe una notizia».


© RIPRODUZIONE RISERVATA