In parlamento

Milleproroghe, stop della Affari costituzionali del Senato all’emendamento che allunga il taglio dei fondi accessori per i medici. Ecco le proposte bocciate

di Rosanna Magnano

La commissione Affari costituzionali del Senato nella seduta di ieri ha dichiarato come improponibili gli emendamenti al decreto Milleproroghe depositati da Forza Italia (Mandelli, Boccardi, Malan) e sponsorizzati dalle regioni con i quali si chiedeva che il taglio, in atto dal 2011, dei fondi accessori del contratto nazionale dei medici e dei dirigenti sanitari proseguisse per tutto il 2017. Una proposta che si è scontrata con la durissima presa di posizione - il 25 gennaio scorso - da parte dell’Intersindacale medica, veterinaria e sanitaria. Per le sigle dei camici bianchi si trattava di una «rapina a mano armata. Un emendamento senza rationale, senza l'alibi della delega di riforma della pubblica amministrazione, senza pudore, senza vergogna». L’intersindacale aveva anche sottolineato che con quegli emendamenti le Regioni avrebbero chiesto di fatto al Governo «di continuare il saccheggio dei fondi contrattuali dei medici e dei dirigenti sanitari, non considerando sufficienti i 650 milioni già sottratti per via legislativa ed esegetica negli ultimi 5 anni». Per il momento questo rischio sembrerebbe scongiurato.

Ad essere cassati sono stati circa la metà degli emendamenti presentati . Il vice presidente della Commissione Salvatore Torrisi (Ap) nel comunicare gli emendamenti improponibili ha ricordato che in sede di conversione di decreti-legge lo scrutinio debba essere il più rigoroso possibile.

«Nella legislatura in corso e in quella precedente, il Parlamento più volte si è misurato con la complessità e le difficoltà di conciliare il diritto d'iniziativa dei parlamentari - si legge nel resoconto di seduta - che si manifesta anche nella proposizione di emendamenti, con l'esigenza di preservare i caratteri propri di una legge sui generis come il decreto d'urgenza».

Torrisi ha poi precisato che «sono stati considerati ammissibili gli emendamenti che modificano il testo del decreto-legge o che comunque sono in correlazione diretta con le disposizioni che vi sono contenute. Tra quelli che propongono disposizioni ulteriori, sono stati considerati proponibili gli emendamenti che recano la proroga o comunque la definizione nel tempo dell'efficacia di disposizioni legislative e di regimi giuridici. Dalle proroghe sono escluse, in ogni caso, quelle relative ai termini di delega legislativa».

«Pur nella consapevolezza - ha concluso il presidente della I Commissione - che l'effetto prodotto da un criterio non meccanico ma comunque severo è di entità considerevole, perché la metà circa degli emendamenti risulta così improponibile, depone per uno scrutinio rigoroso - oltre alle ragioni istituzionali e di sistema esposte - anche un elemento di opportunità. In tal modo, infatti, l'attenzione parlamentare e le conseguenti deliberazioni potranno riguardare esclusivamente le correzioni e le integrazioni al decreto che sono effettivamente possibili. Riconosce, tuttavia, che in alcuni casi risultano sacrificate a priori proposte non solo ragionevoli, ma sovente condivisibili, che in ogni caso potranno trovare collocazione in altri provvedimenti».


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