In parlamento

Epatite C, interrogazione del Pd a Lorenzin

di Red. San.

Qual è lo stato attuale della trattativa tra Aifa e le case farmaceutiche per l'impiego dei nuovi farmaci contro l'Epatite C e quali sono i tempi di applicazione del nuovo piano? Lo chiedono i deputati del Partito democratico alla ministra della Salute Beatrice Lorenzin che domani risponderà durante il question time.

Il “Piano di eradicazione dell'Epatite C”, annunciato qualche giorno fa dal direttore generale di Aifa Mario Melazzini, prevede di trattare circa 240mila persone in tre anni, grazie allo stanziamento totale di un miliardo e mezzo di euro deciso alla fine dello scorso anno dal Governo.

«Con i nuovi criteri indicati dall'Agenzia, quasi tutti i malati, anche i tanti asintomatici - si legge nella nota del Pd - potrebbero rientrare nella casistica, mentre, in base al vecchio accordo siglato con Gilead dall'allora direttore di Aifa Luca Pani, erano in tutto circa 65mila i pazienti affetti da epatite C e solo chi aveva un'infezione in fase avanzata aveva diritto alle cure, a un costo di circa 14mila euro a paziente che aveva impedito l'allargamento della platea. A tutt'oggi proseguono i negoziati con le aziende farmaceutiche per la determinazione del prezzo di acquisto a carico del Ssn e si è in attesa dell'arrivo delle nuove molecole pangenotipiche che potrebbero portare alla fine del monopolio di cui ha in qualche modo goduto Gilead in questi ultimi anni con Sovaldi».

Nei giorni scorsi il dg Aifa Melazzini aveva annunciato che tutti i pazienti con epatite C
saranno trattati con i nuovi farmaci. «Trattiamo tutti. Oggi siamo chiamati a prendere in carico tutti coloro che hanno bisogno”, ha affermato Melazzini sottolineando che i nuovi 11 criteri di trattamento pubblicati sul sito Aifa e comunicati «sono stati costruiti insieme alle
società scientifiche e confrontati con le associazioni dei pazienti. Trattiamo tutti - ha ribadito -. Non ci sono più i criteri di rimborsabilità. E credo sia una risposta anche ai viaggi all'estero. Il cittadino adesso sa con certezza che, secondo le indicazioni dello specialista curante, riceverà il trattamento. Questo è molto importante. Sapere di essere preso
in carico per il paziente è fondamentale».

Il piano di eradicazione per l'epatite C, ha ricordato, «riguarda tutti i pazienti. Lo ha voluto il ministro Lorenzin, che col governo ha messo in bilancio 500 mln di euro l'anno per 3 anni.
Questo ci consente di trattare 80.000 pazienti l'anno».

I costi inferiori per i farmaci sono a questo punto determinati dalla concorrenza: «Ci sono più molecole, più industrie a produrle. Oggi negoziamo ponendo alle aziende - ha spiegato Melazzini - alcune condizioni precise, come prezzo etico e responsabilità sociale. Noi rispondiamo alla legge e la legge ci dice che dobbiamo fornire i farmaci essenziali a tutti».

Le aziende, «in casi come l'epatite C, che in Italia riguarda centinaia di migliaia di persone, devono rendersi conto che trattano insieme a noi la soluzione di un problema di salute pubblica». Da parte sua l'azienda farmaceutica Gilead si è detta «rammaricata» che «non sia stato sinora possibile giungere ad un accordo con l'Aifa sul rimborso dei due farmaci» Sovaldi e Harvoni prodotti. Ciò vuol dire che, con tutta probabilità, i due farmaci anti-epatite entreranno in fascia C (a carico del cittadino). Ai pazienti saranno però garantiti altri farmaci innovativi e in corso ci sono trattative su nuove molecole in arrivo. Come l'ultima innovativa della stessa Gilead: «Sta proseguendo il dialogo con l'Aifa per consentire l'accesso al nuovo regime di trattamento. Questo nuovo medicinale - spiega Gilead - è il primo regime pangenotipico (contro tutti i sottotipi di virus Hcv), in singola compressa giornaliera, attivo su tutti i tipi di virus dell'epatite C, e può contribuire in modo sostanziale alla realizzazione del programma di eradicazione annunciato dall'Aifa e dal Ministero della
Salute».

Plauso al piano è arrivato anche dall’Iss. «Il piano di eradicazione dell'epatite C dell'Aifa è un approccio di una straordinaria etica della responsabilità», ha detto il presidentedell’Iss Walter Ricciardi. «In un servizio sanitario nazionale pubblico, finanziato attraverso le tasse - ha proseguito- queste prestazioni importantissime, che fanno guarire la gente, vanno erogate a tutti». C'è il problema della sostenibilità conomica, secondo Ricciardi, e «la fortuna è che non abbiamo più un solo farmaco monopolista, ma due o tre alternative terapeutiche che possono essere date, e questo genera competizione».

Ha proseguito ancora il presidente dell'Iss: «Vogliamo che l'impresa ritorni dei suoi investimenti, ma una volta che abbia fatto ritorno sugli investimenti e abbia un profitto, deve capire che ci deve aiutare a curare le persone. Credo che la spinta data dal professor Melazzini sia importante, naturalmente va costruita in maniera tale che siano accontentati tutti e che non si generi un contenzioso giudiziario - ha concluso - che può essere pericoloso».



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