In parlamento

Vaccini di nuovo in Aula, la relatrice Manassero: «L’emergenza è sul morbillo. Dal decreto forte stimolo a migliorare il sistema»

di Barbara Gobbi

«L’Aula è di varia competenza e quindi dobbiamo attenerci a quanto affermato dalle autorità sanitarie e scientifiche, che ci allertano su un’emergenza immediata dovuta al morbillo. Mentre per il tema dell’abbassamento delle coperture, forse, poteva bastare anche solo un giro di vite sulla proposizione proattiva da parte dei servizi vaccinali territoriali. Ma, immagino, si è ritenuto opportuno mettere insieme i due aspetti...». La relatrice al Ddl vaccini, Patrizia Manassero (Pd), così risponde alla domanda che con toni e modalità diverse, sia tra gli scranni parlamentari sia a livello di opinione pubblica, sottende l’impianto del provvedimento, di nuovo all’esame dell’Aula del Senato a partire dalle 16,30 di martedì 18 luglio, con la prospettiva di un prima via libera entro la giornata di domani. Di una cosa è convinta, però, la relatrice: che il decreto potrebbe avere una forte funzione di stimolo.

Su quale fronte, senatrice?
Intanto, sarebbe un risultato importante riuscire a trasmettere una forte sollecitazione al Governo affinché, anche attraverso il ministero dello Sviluppo economico, si possano stimolare politiche industriali che rendano disponibili in commercio i vaccini monocomponenti. In questo senso, al Senato stiamo lavorando a un ordine del giorno forte o a un emendamento da inserire nelle norme finali del testo. Prescrivere per legge ciò che sul mercato, a oggi, non esiste o non è ampiamente disponibile, non ha molto senso. Ma voglio aggiungere che la funzione di pungolo del decreto non si limita a questo aspetto, pure se importante...

Quali altri circuiti virtuosi potrebbero attivarsi?
L’istituzione dell’anagrafe nazionale vaccinale darà un forte contributo: dal punto di vista scientifico e statistico, consentirà di ottenere finalmente dati puntuali e precisi; mentre i cittadini, soprattutto le nuove generazioni, potranno avere contezza del proprio stato vaccinale. Poiché il sistema scolastico è già completamente informatizzato, a partire dal 2019-2020 saranno le scuole a trasmettere alle Asl i nomi degli iscritti. Le aziende sanitarie invieranno di conseguenza lo stato di vaccinazione di ciascun bambino, senza obbligare le famiglie a produrre i certificati.

Ma le Asl dispongono di risorse adeguate?
I servizi vaccinali sono attivati da tempo. Purtroppo, non è stato possibile inserire nel decreto un potenziamento del personale, di cui pure ci sarebbe bisogno, perché avrebbe comportato una copertura “extra”... Del resto, già il Piano nazionale vaccinale, incluso nei Livelli essenziali di assistenza, prescriveva con il nuovo Calendario un aumento dei vaccinandi.

L’informazione e la comunicazione alle famiglie saranno potenziate?
Le risorse restano quelle previste nel decreto: non siamo riusciti ad aumentarle. Starà a tutti gli operatori e alle strutture pubbliche coinvolte farsi parte attiva per comunicare in modo adeguato con le famiglie, fin dalla nascita del bambino, per rassicurarle e portarle a una più consapevole adesione.

Il decreto continua a essere zoppo, sul fronte comunicazione?
Non lo definirei così: non è investendo grandi risorse in “pubblicità progresso”, che si aumenta l’adesione vaccinale, ma organizzando con intelligenza servizi in grado di realizzare una migliore presa in carico delle famiglie.

Le sanzioni, per quanto ridotte, andranno pagate. Chi paga è esonerato?
Il vaccino va fatto. In teoria, se l’infrazione si reitera, a ogni anno scolastico la multa viene di nuovo comminata. Le applicazioni saranno regolate da circolari, ma nessuna sanzione solleva dall’obbligo.


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