In parlamento

Ddl Lorenzin, strappo Fnomceo: «Usciamo dai tavoli. A chi giova imbarcare professioni senza titoli? Alla politica, non al Ssn»

di Lucilla Vazza

«A chi giova imbarcare nel testo del ddl Lorenzin osteopati, chiropratici e poi magari massofisioterapisti nel novero delle professioni sanitarie ordinate e regolamentate? Di certo non ai cittadini, di sicuro non alla sanità del Paese. Prima si fanno le professioni e poi le regole per i titoli. Un percorso assurdo e paradossale. E poi, perché decidere di farlo adesso, quando la nuova normativa sul rischio clinico (legge Gelli 24/2017) è ancora in fase di completamento? Si crea caos e disorientamento». È la durissima presa di posizione della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, espressa dal vicepresidente Maurizio Scassola. «Usciamo dai tavoli istituzionale per dare un segnale alla politica, visto che il ddl Lorenzin tra pochi giorni sarà votato dall’aula della Camera. L’articolo 3-bis è un regalo a lobby, ad amici degli amici, e per noi un grave vulnus della politica all’autonomia e alla responsabilità degli ordini professionali, che dopo 70 anni di immobilismo hanno bisogno di riforme e tutele rinnovate e non di forzature che rischiano di creare scompensi nel Ssn e disorientamento nei pazienti» chiarisce.

Riforme e non forzature
«Noi medici non ci arrocchiamo su posizioni ormai fuori dalla storia, ma chiediamo il rispetto delle regole sulla formazione, una presa di coscienza di ciò che comporta essere al servizio del paziente, con tutto il carico di responsabilità legali e organizzative. Tra l’altro il ddl mette il becco anche su aspetti procedurali come il rinnovo delle cariche apicali degli ordini, introducendo il voto on line e altri dettagli nel completo arbitrio, demandando poi ai professionisti gli oneri anche economici della concreta attuazione e operatività» conclude Scassola. Insomma la politica chiede agli altri di fare qualcosa, come il voto telematico, che per sé non ha nessuna intenzione di fare.

Ma perché arrivare solo oggi a questo “strappo”? Il testo è passato alla Affari Sociali già da giorni. Il retroscena sarebbe l’intervento della ministra Beatrice Lorenzin al congresso nazionale Fimmg, in svolgimento a Cagliari. La ministra ha sottolineato nel suo discorso ai medici di famiglia di aver subito pressioni e di voler fare ammenda su alcuni passaggi del dsigno di legge che porta il suo nome e balla in Parlamento da quasi 4 anni.

Salta la pax, i medici chiedono di essere ascoltati
Dopo questo discorso e questa dichiarazione di impegno, la FnomCeo ha deciso di voler rompere la “pax”, faticosamente raggiunta in anni di lavoro di cesello sul testo, per appellarsi al buon senso, prima che alla ragione politica, di chi dovrà votare il provvedimento. Insomma, uno strappo che è piuttosto un “grido di dolore” davanti a norme che, come sottolinea il vicepresidente «limitano l’autonomia della professione, imponendo deroghe inconcepibili per il riconoscimento formale di nuove professioni sanitarie».

Nel mirino il percorso per creare nuovi professionisti: prima c’è il riconoscimento dello Stato o delle Regioni su istanza di associazioni e quant’altro e poi successivamente l’effettiva istituzione previo parere tecnico del Consiglio superiore di Sanità.

Per la FnomCeo il testo va oltre «la reale esigenza di un adeguamento istituzionale, da tutti condiviso, per rappresentare di fatto l'introduzione di un primato della politica dei partiti sulle rappresentanze istituzionali della professione».

Per questo gli ordini dei medici convocheranno a breve un consiglio nazionale straordinario urgente per dare atto ai Presidenti degli Ordini provinciali di aver svolto il mandato di merito affidatogli e condividere la proposta di sospendere ogni collaborazione istituzionale, anche a livello periferico.
Medici e dentisti auspicano una revisione del testo e «che il Parlamento riveda la propria posizione e tenga conto del fatto che l'autonomia della professione dalla politica è elemento di tutela e garanzia per la salute dei cittadini e per la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale».


© RIPRODUZIONE RISERVATA