In parlamento

Governance farmaceutica, Giulia Grillo (M5S): «Un silenzio assordante per mantenere lo status quo»

di Giulia Grillo (deputata del Movimento 5 Stelle in commissione Affari Sociali)

La governance della farmaceutica è un capitolo volutamente derubricato dalla politica e dalle istituzioni preposte alla sua gestione al fine di mantenere uno status quo che accontenta alcuni, ma certamente scontenta le casse dello Stato e i cittadini. A riaprire la discussione su un tema tanto importante quanto sottaciuto dal “mainstream” ci ha pensato l’articolo “Legge di bilancio, la pagina bianca della nuova governance farmaceutica” pubblicato su Sanità24 da Rosanna Magnano. Si tratta di un lucido atto di accusa che mi sento di sottoscrivere. Posso affermare che in questi anni ho cercato a più riprese, dall'interno delle istituzioni, di sollevare il tema sulla necessità di riformare la governance della farmaceutica ma, a fronte delle mie insistenze, chi avrebbe dovuto recepire tali istanze ha sempre fatto “catenaccio”.

Questo tentativo reiterato di insabbiamento provoca gravi danni al Paese: pensiamo soltanto al rischio di default per i bilanci sanitari di quasi tutte le Regioni italiane, causato della mancata attribuzione del payback (passato e presente).
Quello che io con i miei colleghi in commissione Affari Sociali siamo riusciti a strappare è stata l'approvazione da parte della Camera, nel luglio del 2016, di una mozione sulla governance farmaceutica. Ovviamente, purtroppo, il governo non ha ancora dato seguito a nessuno degli impegni che erano stati ratificati in quella occasione. Eppure quella mozione avrebbe potuto e potrebbe essere una buona base di partenza per chi, come noi, davvero vuole mettere mano a questa materia. Come l'impegno attraverso il quale abbiamo chiesto di ottenere, nell'ambito delle rinegoziazioni previste dal Dl n. 78/2015, uno sconto per la rinegoziazione dei farmaci biotecnologici, in assenza dell'avvio di una concomitante procedura di contrattazione del prezzo relativo a un medicinale biosimilare o terapeuticamente assimilabile.

Altro punto ineludibile è quello che attiene la rinegoziazione del prontuario farmaceutico facendo rispettare quanto previsto nel decreto Enti Locali del 2015. Altro punto della mozione approvato: il rimborso dei farmaci il cui prezzo è uguale o maggiore del 10 per cento rispetto al prezzo a carico del Servizio sanitario nazionale, attraverso il loro trasferimento nella fascia C (di cui nel Ddl Concorrenza chiedevamo la liberalizzazione). A ciò si aggiungeva l'eliminazione del patent linkage, la definizione di un programma di rimborso per i farmaci antineoplastici ed immunomodulatori, il monitoraggio rispetto all'appropriatezza prescrittiva per ciascuna Regione (sia in termini di dosi somministrate che di spesa), la presentazione da parte del governo al Parlamento di un rapporto annuale sul programma strategico per consentire l'accesso ai trattamenti innovativi.

A monte di tutto questo, avevamo fissato un presupposto necessario per affrontare con serietà la questione: la trasparenza. Dunque, stop con i tavoli segreti, le riunioni a porte chiuse, le cifre ballerine che finiscono sempre con il penalizzare le casse pubbliche. Evidentemente questo presupposto era troppo ingombrante e impegnativo per quanti devono rispondere ad interessi che per proliferare hanno bisogno di restare sottaciuti e di un sistema a maglie larghe. Ed è per questo che sulla governance farmaceutica hanno fatto calare un silenzio assordante, funzionale al mantenimento del loro status quo.


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