In parlamento

Dl Fiscale, Mdp: nessuno slancio sulla sanità, solo dettagli e ulteriore erosione del Fondo 2017

di Nerina Dirindin (responsabile Sanità, Mdp-Articolo 1)

Il decreto legge 148/2017, “Disposizioni urgenti in materia finanziaria e per esigenze indifferibili” (cosiddetto decreto fiscale), contiene due articoli in materia sanitaria, uno riguardante la lunga fase di transizione della riorganizzazione della Croce Rossa (articolo 16) e l'altro riguardante il finanziamento di specifici obiettivi connessi all'attività di ricerca, assistenza e cura (articolo 18). Le proposte del ministero della Salute sono per lo più sconfortanti e confermano l'attenzione ai dettagli, più che alla coerenza di sistema, ed erodono ancora una volta le risorse destinate ai Lea.
In attesa della legge di bilancio, il decreto fiscale ora in discussione in Parlamento non offre elementi di ottimismo per la sanità.
A parte il lungo travaglio della Cri (che richiede continui interventi normativi, anche a correzione di precedenti “errori materiali”), sorprende il contenuto dell'articolo 18, che conferma lo zelo messo in campo dal ministero della Salute quando si tratta di questioni personalistiche, di dettaglio - rispetto ai tanti temi in discussione - e con logiche discutibili.

Opacità articolo 18 : deroghe tariffarie e fondi vincolati
L’articolo 18 dispone infatti la destinazione di 21,5 milioni del Fondo sanitario del 2017 (ovvero dei fondi per l'anno in corso) a favore di due specifiche strutture sanitarie private accreditate. In entrambi i casi si tratta di strutture meritevoli, che erogano prestazioni di grande rilevanza per la cura dei tumori e che svolgono importanti attività di ricerca. Nulla quindi di personale nei confronti di tali strutture. Ciò che sorprende è il principio sotteso alla proposta.
In primo luogo la norma è opaca. Ipotizza infatti un finanziamento a favore di tutte le strutture che svolgono specifiche attività, quando è noto che tali specifiche attività sono svolte solo da una struttura: il Cnao per l'adroterapia con irradiazione di ioni carbonio e l'Ospedale Bambino Gesù per la prevalente attività di trapianti di tipo allogenico in età pediatrica. Una norma che, ancorché mascherata con una formulazione generica, riguarda quindi esclusivamente due precise strutture.
La norma deroga inoltre al principio generale, da tempo applicato a tutti gli erogatori di prestazioni sanitarie, secondo il quale le attività sono remunerate a tariffa - o eventualmente a funzione - introducendo un finanziamento una tantum, a favore di singole strutture. Una deroga che produce trattamenti differenziati fra soggetti erogatori, a discapito della tanto evocata parità di trattamento. Il tutto in attesa della definizione delle tariffe per le prestazioni introdotte ex novo nei Lea, che dovrebbero riguardare anche (e tutte) le prestazioni di adroterapia, senza bisogno di anticipare il finanziamento di una parte di esse, per di più con modalità anomale.

Regioni alla finestra?
Infine, la norma prosegue nell'abitudine, da tempo adottata dal ministero, di vincolare parte dei fondi sanitari, già destinati alle regioni per i Lea, a obiettivi di volta in volta ritenuti da privilegiare rispetto agli altri. Il Governo lo ha fatto, ad esempio, per i farmaci per l'epatite C, i medicinali innovativi, i vaccini, il gioco d'azzardo patologico, erodendo così le risorse a disposizione per le esigenze del Ssn, rispetto alle quali dovrebbe essere stato calibrato il finanziamento cui concorre lo Stato.

Da tempo le regioni hanno chiesto il superamento dei vincoli di destinazione delle risorse, vincoli che dovrebbero essere riservati a obiettivi di grande rilevanza, per periodi transitori e comunque senza creare trattamenti di favore nei confronti di singoli soggetti.
Forse, prima di rivendicare maggiore autonomia, le Regioni dovrebbero difendere l'autonomia di spesa di cui già dispongono.


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