In parlamento

Ictus, con il via libera alla risoluzione più equo e uniforme l’accesso alle cure

La Commissione Affari sociali della Camera ha approvato la risoluzione sulla prevenzione e la diagnosi dell’ictus cerebrale promossa dall’Intergruppo che riunisce parlamentari ed eurodeputati di diversi gruppi politici, nonché dall’Associazione per la lotta all’ictus cerebrale A.L.I.Ce. Italia Onlus.
Il documento, declinato in 19 punti, impegna il Governo Italiano su una delle patologie a maggior rischio di mortalità e disabilità, che comporta un peso economico e sociale a carico non soltanto del Sistema sanitario nazionale, ma soprattutto delle famiglie che ne sono duramente provate. E lo fa delineando un percorso che parte dalla prevenzione, attraverso il riconoscimento dei sintomi ai fini di una diagnosi precoce e di un trattamento efficace e tempestivo, affrontando i temi dell'accesso alle cure e della eventuale riabilitazione delle persone colpite.

«Questa risoluzione costituisce un documento di straordinaria rilevanza poiché invita il Governo ad attuare misure specifiche ed immediate a livello nazionale - afferma Nicoletta Reale, presidente di A.L.I.Ce. Italia Onlus –. Vogliamo che le disomogeneità esistenti tra le diverse regioni vengano superate, per garantire una pari tutela della salute per una malattia tempo-dipendente come l'ictus e per assicurare a tutti i pazienti un equo accesso alle cure e alle tecnologie sanitarie più innovative. Il percorso verso questo importante risultato ci ha visti in prima linea insieme all’Intergruppo parlamentare e il nostro impegno in questa direzione proseguirà all'interno dell’Osservatorio ictus Italia, di cui siamo i soci fondatori».

Con il provvedimento si sollecita il Governo ad intraprendere diverse attività, da quelle volte ad incentivare prevenzione e diagnosi dell'ictus cerebrale e della fibrillazione atriale ad iniziative dedicate ad agevolare l'accesso a farmaci e dispositivi medici; a sostenere progetti che incentivino l'adozione dei percorsi diagnostici terapeutici e assistenziali (Pdta), nonché a promuovere campagne di sensibilizzazione per gli operatori sanitari e per la più opportuna informazione dell’opinione pubblica.

La risoluzione chiede inoltre al Governo di collaborare con le Regioni affinché siano inseriti anche nei piani sanitari regionali i temi della fibrillazione e dell’ictus cardioembolico, al fine di rendere disponibili, su tutto il territorio nazionale in modo equo e uniforme, le nuove opportunità terapeutiche disponibili; affinché siano promossi percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali di carattere multidisciplinare per indirizzare il paziente verso le scelte terapeutiche più idonee, promuovendo l'implementazione delle unità neurovascolari e la loro corretta dotazione di personale organico e garantendo un controllo annuale di pazienti eleggibili alla trombolisi, e implementazione di percorsi adeguati e tempestivi per la riabilitazione post-ictus.

Gianluigi Gigli, coordinatore dell’Intergruppo parlamentare sottolinea come «gli impegni assunti dal Governo con l’approvazione della risoluzione delineano un pacchetto organico di interventi per dare ai pazienti equità di accesso ai più elevati standard di assistenza sanitaria, in tutte le fasi di malattia e in tutto il territorio nazionale, indipendentemente dalla regione di residenza, dalla distanza dalle strutture, e dalla orografia del territorio. Ora spetterà alle società scientifiche e alle associazioni dei portatori di interessi - continua il deputato - assolvere il loro compito di cittadinanza attiva, quello di stimolare Ministero e Conferenza Stato-Regioni, monitorando l'applicazione degli impegni assunti e denunciando difformità e inadempienze».

Il testo approvato considera poi l’opportunità di reinserire nel prossimo aggiornamento dei Lea (Livelli essenziali di assistenza) le prestazioni legate all’ipertensione senza danno d’organo, tenuto conto che costituisce il principale fattore di rischio per ictus, ma anche l’eventualità di riconoscere la fibrillazione atriale come patologia altamente rischiosa e gravemente invalidante.

La risoluzione, inoltre, invita il Governo a predisporre un piano d’incentivazione per la produzione e la commercializzazione dei farmaci antiaritmici di ultima generazione, dei nuovi anticoagulanti orali (Nao) e dei dispositivi medici più innovativi; propone di incentivare le società scientifiche di settore a mettere a punto un piano per la formazione di professionisti competenti nei trattamenti di rivascolarizzazione endoarteriosa; suggerisce di assumere iniziative affinché sia assicurato in tutti i setting il trattamento riabilitativo, oltre che delle menomazioni sensomotorie anche di quelle cognitive; sollecita a considerare l'opportunità di avviare iniziative per permettere una rapida diffusione della trombectomia meccanica su tutto il territorio nazionale e a considerare l’opportunità di incentivare la diffusione dei trials inclusi nella Revisione Cochrane del 2004.

«Ad oggi l'ictus rappresenta uno dei più importanti problemi sanitari nei paesi industrializzati per le dimensioni epidemiologiche e per l'impatto socio-economico - conclude Mario Marazziti, presidente della XII Commissione Affari sociali e primo firmatario della risoluzione -. In Italia, l’ictus cerebrale costituisce la prima causa di invalidità permanente, la seconda causa di demenza e la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e i tumori, essendo responsabile del 10-12 % di tutti i decessi annui. Alla luce di tutte queste criticità, abbiamo lavorato a un testo che possa rappresentare il punto di partenza per la pianificazione delle migliori strategie per la prevenzione e la cura dell’ictus sia a livello nazionale che regionale».


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