Lavoro e Professione

La crisi vista dai medici di famiglia: meno salute per tutti

di Manuela Perrone

La crisi fa male alla salute, aumenta le disuguaglianze, fa differire l'accesso ai servizi sanitari anche quando sarebbe necessario e si abbatte come un ciclone sulle aree più sofferenti del Paese. A confermarlo è un'indagine condotta dal centro studi Fimmg su un campione rappresentativo di 1.050 medici di famiglia, anticipata sul Sole-24 Ore Sanità in distribuzione questa settimana e presentata oggi al congresso del sindacato , in corso fino a sabato a Villasiumus.
I risultati sono preoccupanti: il 49,1% dei generalisti pensa che «molti o moltissimi» pazienti abbiano perso il lavoro. Il 43% ritiene che quelli che non riescono ad arrivare a fine mese siano «abbastanza». Al 95% è capitato almeno una volta negli ultimi due anni che i pazienti gli abbiano chiesto aiuto per la ricerca di un'occupazione.

Ad allarmare i medici sono le ripercussioni dirette sulla salute. Per ben il 48,6% dei Mmg le condizioni dei propri assistiti sono peggiorate rispetto a qualche anno fa, prima della crisi. Ma al Sud, nei Comuni più degradati e nelle Asl a maggior malessere sociale le quote salgono tutte oltre il 55 per cento. Segno che chi stava male sta ancora peggio. Perché la crisi riduce il "consumo" di salute, fa rimandare visite e accertamenti e fa digerire con difficoltà il balzello dei ricket.

Ma anche gli stessi generalisti soffrono: la stragrande maggioranza ritiene che le difficoltà del Paese comportino conseguenze negative sulla pensione e oltre il 70% perde fiducia nel futuro e denuncia l'impatto della crisi sui suoi progetti di investimento. «Questi dati - commenta Paolo Misericordia, responsabile del centro studi Fimmg - ci dicono quanto il medico di medicina generale percepisce disagio, insoffidazione e caduta di fiducia nei confronti di un ruolo professionale esposto a continue difficoltà».

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