Lavoro e Professione

Allarme rosso per il Ssn: medici in piazza con i cittadini il 27 ottobre per difendere la sanità pubblica

«E' allarme rosso: la sanità è a un punto critico di non ritorno e il rischio è di vedere spazzato via il Servizio sanitario pubblico». Questa la ragione che ha spinto i medici dipendenti, convenzionati, privati, i giovani medici e i veterinari e tutta la dirigenza sanitaria del Ssn ha scendere in piazza sabato 27 ottobre a Roma in un corteo che partendo da piazza della Repubblica raggiungerà l'Arco di Costantino (VEDI IL PERCORSO e la NOTA ORGANIZZATIVA della manifestazione).

«La crisi è evidente - ha detto Costantino Troise, segretario dell'Anaao, alla conferenza stampa di presentazione della manifestazione - ed è dovuto a tre ragioni. La prima è il definanziamento del sistema: negli ultimi anni la Corte dei conti parla di oltre 31 miliardi di tagli. La Sanità è diventato il bancomat per la spesa e il laboratorio per ricette privatistiche. La seconda ragione è un conflitto istituzionale tra Stato e Regioni senza precedenti che frammenta e penalizza la coesione sociale. La terza ragione è il peggioramento delle condizioni di lavoro dei professionisti: si perde qualità e quantità (dai posti letto ai servizi) e i medici hanno "perso" anche circa 30mila euro l'anno di retribuzione».

La necessità - è un'altra ragione della manifestazione - è che la sanità torni al centro dell'agenda politica del Governo come bene da tutelare non «da smantellare». «Con l'alibi della neutralità tecnica - conclude Troise - il Governo nasconde un'operazione politica che frantuma il servizio sanitario pubblico».

«Tutti siamo pronti a sacrifici in questo momento - ha aggiunto il segretario nazionale della Fimmg. Giacomo Milillo - ma non accetteremo che siano inutili e anche dannosi per la popolazione. Il dominio dell'economia e dei tecnici che maneggiano i bilanci sta provocando danni irreparabili. E le persone stanno già pagando la riduzione dei Lea che di fatto non sono garantiti».

Secondo Milillo non solo i tagli lineari generali sono un fallimento per il sistema, ma anche quelli che negli anni hanno determinato lo sfaldamento dell'assistenza nelle Regioni con piani di rientro che altro non sono stati se non un meccanismo di cancellazione di molti Lea anche essenziali.

Non c'è più qualità nelle prestazioni e la medicina si fa sempre più depersonalizzata secondo Francesco Lucà del Fassid. «E' il fallimento del federalismo, che altro non ha fatto se non peggiorare l'assistenza sanitaria».

Tanto che, come ha sottolineato Riccardo Cassi della Cimo, «la maggior parte delle persone ritiene ormai che proprio la riforma del Titolo V della Costituzione sia una delle cause della crisi del Ssn. Va ripensato - aggiunge - ciò che è stato fatto nel 2001 perché deve tornare a essere il Parlamento a decidere quali sono le cure uguali per tutti e non 21 Regioni con altrettanti interessi».

«L'emergenza è drammatica e non può essere gestita con i processi usuali di riforma», sottolinea Aldo Grasseli, presidente dei veterinari del Sivemp. «L'autonomia delle Regioni ha dimostrato che in alcune si può fare bene, ma che in molte, troppe, si può fare malissimo. Dobbiamo dire ai cittadini quali sono i veri motivi che tolgono loro servizi e dobbiamo togliere con loro le "mani lunghe" dalla sanità».

«La crisi oggi c'è, ma più avanti sarà peggio - sottolinea Massimo Cozza della Fp Cgil medici -: il prossimo anno sarà il primo in cui il fondo sanitario risulterà inferiore all'anno precedente e intanto il Ddl di stabilità taglia altri 2,6 miliardi fino al 2015. Sono beni e servizi è vero, ma vuol dire che i cittadini non avranno lenzuola, pasti e pulizia».

«Manifestiamo per rendere ancora sostenibile, equo e universalistico il welfare» ha concluso Troise, ricordando che a fianco a i medici ci saranno anche le associazioni dei cittadini, come simbolo dell'alleanza per salvare la sanità pubblica.