Lavoro e Professione

Simg: generalisti alla prova dei costi

In Basilicata e Calabria i medici di medicina generale generano una spesa più alta rispetto al resto dei colleghi italiani: circa 850 euro per paziente (farmaci, specialistica e diagnostica). In Toscana invece c'è la spesa più bassa: 248 euro a paziente. Ma se accanto ai tradizionali parametri di età e sesso si considerano anche gli effetti della complessità delle cure (le patologie croniche di ogni singolo paziente, a esempio) i costi della Toscana scendono ancora a 232 euro per paziente, mentre quelli di Basilicata e Calabria - uniche Regioni assieme alla Sardegna in cui la valutazione della complessità delle cure alza l'asticella dei costi - salgono a circa 866.

A misurare i veri costi della medicina generale è l'indice di case mix (multimorbidità) messo a punto dalla Simg, Società italiana di medicina generale, utilizzando Health Search-Csd Lpd (Cegedim strategic data Longitudinal patient database), il database della medicina generale italiana, una struttura permanente e organizzata di cui la Società si è dotata per svolgere le proprie attività di ricerca e produzione di informazioni sullo stato della salute della popolazione e dei processi che lo determinano, di cui Il Sole-24 Ore Sanità n. 40/2012 ha anticipato i risultati. Avviato nel 1988, Health search analizza oggi circa 30 milioni di diagnosi, oltre 285 milioni di accertamenti diagnostici e 185 milioni di ricette relativi a quasi 3 milioni di pazienti.

Un indice indispensabile, spiega il presidente della Simg Claudio Cricelli, se si vogliono davvero standardizzare i costi delle cure primarie per poter formare un budget su dati reali (e quindi risparmiare) e assistere i pazienti secondo le reali esigenze del territorio. Ma soprattutto indispensabile per dare una reale valutazione del rapporto costi-interventi dei medici di medicina generale, considerati ago della bilancia della spesa sanitaria.
Che spesa genera un medico di medicina generale per curare i suoi assistiti? Soprattutto: quanto spende rispetto agli altri medici e ai costi regionali? È appropriata la sua spesa? Sono queste le domande a cui l'indice risponde. Ed età, sesso e tipo di esenzione dal ticket non bastano per pesare la sua attività, ma è necessario tenere conto della complessità delle casistiche individuali.

La Simg ha analizzato gli effetti dell'applicazione dell'indice a livello regionale.

A esempio in Lombardia, un medico che ha un costo medio pro-capite di 712,17 euro e un case-mix del 13% più alto rispetto a quello regionale, a parità di case-mix in realtà spenderebbe 82 euro/anno in meno per assistito. E il confronto rispetto a un costo medio regionale diventa più equo, in quanto tiene conto anche delle caratteristiche cliniche dei pazienti.

La riduzione della variabilità in seguito all'aggiustamento per l'Hsm-index è significativa in alcune Regioni come la Lombardia (-24,62%), l'Emilia Romagna (-17,26%) o la Puglia (-17,25%). Comunque, questo effetto di riduzione è presente con stime diverse in tutte le altre Regioni, con la sola eccezione di Basilicata/Calabria e Sardegna. La differente complessità clinica della popolazione di assistiti dei diversi Mmg, spiega la Simg, è in grado di spiegare significativamente la variabilità in termini di spesa che si osserva nelle diverse Regioni.

«Medici con spesa e assorbimento di risorse sanitarie sovrapponibili - spiega Cricelli - erogano in realtà prestazioni e ottengono risultati di cura non necessariamente comparabili (case mix bias). Pertanto, il confronto tra i soli costi e le risorse assorbite è del tutto ingannevole e costituisce uno degli argomenti critici nella applicazione dei costi standard. Pazienti più anziani e con un livello maggiore di multimorbidità generalmente assorbono risorse per servizi sanitari assai superiori rispetto a pazienti più giovani e con minori multimorbidità».

Obiettivo finale, aggiunge Cricelli, è offrire un benchmark nazionale per il case-mix e strumenti di autovalutazione a tutti i professionisti del case-mix individuale indispensabile per la programmazione della attività individuale, di aggregazione e per l'impiego degli strumenti di valutazione e pesatura degli esiti.

Analizzando l'attuività dei medici, l'Health search della Simg ha anche focalizzato il tipo di ricorso al Mmg al quale i paizanti hanno fatto ricorso di più in assoluto per il diabete, ma anche per altre patologie croniche come i carcinomi solidi senza metastasi (+12,87 contatti/anno) o la demenza (+11,28 contatti/anno). Sul versante opposto si sono ridotti i contatti/anno per l'artrite reumatoide (-17,09), per epatopatie croniche (-13,33) e per l'osteoartrosi (-10,49).

Per dare una prima panoramica del carico di lavoro dei Mmg, Health Search ha come prima cosa analizzato la tipologia di visite registrate negli anni 2003-2011. In tutti gli anni, la maggior parte delle visite è di tipo "ambulatoriale". Questa tipologia ha mostrato un incremento negli ultimi due anni, arrivando a coprire il 71,5% di tutte le visite registrate nel corso del 2011.

Anche le visite specialistiche nel 2003-2011 sono lievemente aumentate: da 13,0 su 100 contatti nel 2003 a 14,5 su 100 contatti nel 2011.

Analogamente alle richieste di indagini diagnostico-strumentali, anche la prevalenza delle richieste di visite specialistiche è maggiore nelle Regioni del Nord rispetto al Centro e al Sud nel 2011. E anche in questo caso esiste una relazione inversa tra aumento dell'età e numero medio di contatti culminati con visita specialistica.

Sul versante delle prescrizioni farmaceutiche invece, sempre nel 2003-2011 c'è una diminuzione del numero di contatti culminati in una prescrizione: da 73,1 su 100 contatti nel 2003 a 71,8 su 100 contatti nel 2011.

VEDI IL SERVIZIO COMPLETO SU IL SOLE-24 ORE SANITA' N. 40/2012