Lavoro e Professione

"Niente sostenibilità senza innovazione". Parla Annalisa Silvestro, presidente della Federazione Ipasvi

Innovare: è questa la chiave di volta per sostenere ciò che oggi appare insostenibile, soprattutto in prospettiva. Ed è questo il concetto intorno al quale è ruotato l'incontro che nel tardo pomeriggio di venerdì 14 dicembre ha visto la presidente Annalisa Silvestro intervistata in diretta streaming sul portale della Federazione da Paolo Del Bufalo, giornalista del Sole 24 Ore Sanità.
La premessa - poteva essere altrimenti? - è stata la presa d'atto degli enormi sacrifici che l'ultimo Governo Berlusconi e, poi, il Governo Monti hanno chiesto alla Sanità per contribuire al tentativo di rimettere in sesto le disastrate casse del nostro Paese.
Tagli, quelli operati, dai due ultimi Governi che non si può negare essere stati "lineari", come si usa dire. Tagli invocati anche in nome di una presunta insostenibilità del sistema sanitario nazionale. Eppure, come ha replicato la presidente Silvestro alla domanda di Del Bufalo, la risposta al problema della sostenibilità è nella ricerca – e, ovviamente, nel conseguimento – di un equilibrio tra bisogni e costi per soddisfarli. Se vogliamo mantenere gli attuali livelli dei servizi ai cittadini, ha precisato Silvestro, «dobbiamo trovare modalità evolute» di organizzazione e gestione del sistema. Modalità nuove, appunto. Il 2013 sarà un anno terribile, ha aggiunto Silvestro, ma «possiamo resistere innovando». Come infermieri abbiamo progettualità e riteniamo di poter agire per innovare, ha aggiunto, «non dico d'essere ottimista, ma ce la possiamo fare se tutti, infermieri, medici, le altre professioni sanitarie e i cittadini ci muoviamo insieme nella stessa direzione».
Il tema dell'innovazione si ritrova poi nella delicata questione della progressione professionale e di carriera. Anche in questo caso, infatti, da una situazione oggettivamente "impantanata" si può uscire se il sistema trova la forza di rinnovarsi anche attraverso un riconoscimento – formale e sostanziale – della professione infermieristica. Forza che, ha ricordato la presidente, non s'è manifestata nei risultati nel tavolo tecnico del ministero della Salute, tanto che le bozze che ne sono uscite non hanno affatto trovato la condivisione della Federazione. Ora, a quel tavolo si sta lavorando, con difficoltà, ma con un diverso approccio. Tanto da far dichiarare alla presidente Silvestro l'auspicio che presto potranno essere riconosciute formalmente agli infermieri, e non solo agite quotidianamente, nuove competenze cliniche e assistenziali, oltre a quelle manageriali. I quali, ha precisato, sono perfettamente in grado di sviluppare un proprio percorso professionale autonomo seppure insieme con i medici e le altre categorie. Senza per questo voler erodere gli spazi altrui, ma "solo" riprendendo competenze che impropriamente sono state attribuite ad altri: per esempio, «che senso ha sottrarre del tempo a medici per attività come le vaccinazioni antinfluenzali – ha detto –quando settori come l'assistenza domiciliare ai terminali restano scoperti di risorse? La parola chiave è integrazione, non competizione».
Un segnale negativo, purtroppo, viene dal Parlamento. Ci si aspettava – e ormai sembrava davvero a portata di mano – un'importante novità: la trasformazione dei Collegi in Ordini professionali. Un obiettivo condiviso da tutti anche a livello parlamentare, appunto, dove era stata trovata una formulazione legislativa anch'essa condivisa. Purtroppo, l'inopinata "caduta" del Governo Monti ha sbarrato la strada alla conclusione positiva dell'iter: «Peccato, per adesso. Sarebbe stato il fiore all'occhiello di tante leggi che abbiamo contribuito a far passare per favorire la nostra crescita professionale».
Il nuovo, peraltro, si ritrova anche nell'approccio alla professione. Come ha segnalato l'indagine commissionata al Censis dalla Federazione (già presentata al Congresso nazionale di Bologna e ripresa nel Rapporto sulla situazione sociale del Paese presentata di recente dall'Istituto di ricerche), la percezione dell'opinione pubblica è profondamente cambiata rispetto a un passato nemmeno troppo lontano. Sia i giovani che escono dalla scuole superiori, sia i loro genitori interpretano la nostra professione con un atteggiamento largamente positivo. Certo l'equazione "sanità = medico" è dura da scalfire, ma «stiamo lavorando molto, anche dal punto di vista della comunicazione, per spostare l'attenzione sull'importanza e la visibilità degli infermieri nel sistema sanitario nazionale».
La diversa prospettiva da cui viene vista la professione è confermata anche da un fenomeno relativamente nuovo, che appare sempre più visibile: la libera professione. Non si tratta ormai di una "fuga dalla dipendenza", ha sottolineato la presidente, ma di una scelta consapevole di autonomia, anche in ambiti complementari rispetto a quello che il Servizio sanitario pubblico può dare: «Non possiamo che incoraggiare questo processo. Mi aspetto piacevoli sorprese e sottolineo anche l'importante ruolo svolto dalla nostra cassa di previdenza» in una funzione di garante per un solido futuro anche in questo settore.
Infine le priorità, a cominciare dai contratti di lavoro. Da un punto di vista strettamente negoziale, fino al 2014 probabilmente di novità non se ne vedranno. Ma, anche in questo caso, un percorso di novità lo si può intraprendere: è vero, ha detto Silvestro, che la Federazione Ipasvi non ha un ruolo sindacale, ma l'invito, rivolto dalla presidente ai sindacati, è di lavorare insieme affinché tra due anni si sia già pronti con una piattaforma che definisca un profilo professionale che risponda meglio a quello che è oggi l'infermiere e gli conferisca quindi i riconoscimenti corretti anche dal punto di vista contrattuale.