Lavoro e Professione

Professioni sanitarie: occupazione in calo

Raddoppiano in cinque anni i laureati senza lavoro secondo il XV Rapporto 2011 di Almalaurea, appena presentato all'Università Cà Foscari di Venezia. E nell'ultimo anno si è registrato un ulteriore deterioramento delle performance occupazionali. La disoccupazione aumenta in un anno dal 19% al 23% e ancora di più se confrontata con 5 anni prima nel 2007, in cui era dell'11%.

E la crisi occupazionale stavolta non risparmia l'area delle professioni sanitarie - secondo l'elaborazione per Il Sole-24 Ore Sanità, pubblicata sul n. 12 del settimanale, di Angelo Mastrillo, segretario Conferenza corsi di laurea delle professioni sanitarie ed esperto dell'Osservatorio per la formazione universitaria delle professioni sanitarie - che pur mantenendo ancora il primo posto assoluto, stanno perdendo punti significativi. La diminuzione negli ultimi 5 anni è del 16%, dall'84% del 2007 al 68% del 2011 e di 6 punti sul 75% del 2010.
Si riduce quindi - spiega Mastrillo - il distacco tra le 15 aree disciplinari dove si registrano invece alcuni aumenti tra i laureati dei percorsi chimico-farmaceutico, linguistico, psicologico, letterario e geo-biologico e ancora maggiore (+9%) per il gruppo giuridico.

La riduzione dal 2007 riguarda tutte e quattro le aree delle professioni sanitarie, seppure con valori diversi, ma tutte a partire dal 2009: rispetto al lieve calo della riabilitazione (-8%) da 88% del 2007 a 80% del 2011, come per il 2010, si rileva invece il "crollo" sia dell'area tecnica che di quella della prevenzione (-28%) con, rispettivamente, -5% e -14% sull'ultimo anno, il 2010.

Ma, seppure in misura inferiore (-22%), questo crollo riguarda anche l'area infermieristico-ostetrica, con una riduzione del 10% tra il 2011 e il 2010.

Analizzando in dettaglio i vari profili, sulla media degli ultimi 5 anni dal 2007 al 2011 si confermano ai primi cinque posti fisioterapista (89%), logopedista e igienista dentale (88%), infermiere (87%), audio-protesista e podologo (83%). Al contrario agli ultimi cinque posti si trovano assistente sanitario (55%), ostetrica e tecnico neurofisiopatologia (51%), tecnici laboratorio (50%) e fisiopatologia cardiocircolatoria (46%). In posizione intermedia tecnico di radiologia (72%) e comunque sotto la media del 79%.

Ma, in questo ultimo caso, l'aspetto più significativo riguarda la gradualità della riduzione in cinque anni (-45%), da 93% del 1997 al 48% del 2011.
Con valori inferiori seguono infermiere pediatrico (37%) da 92% a 55%, tecnico fisiopatologia cardiocircolatoria (-32%) da 65% a 33%, mentre su valore leggermente inferiore (-25%) si trovano i tecnici della prevenzione da 74% a 51%, di audiometria da 75% a 51% e di laboratorio da 62% a 38 per cento.

A seguire infermiere e ostetrica (-20%) da 94% a 74% e da 60% a 41%; quindi gli altri 13 profili, con l'unico in positivo (+3%) podologo da 80% a 83%, che potrebbe dipendere sia dalla riduzione delle sedi di corso da 12 a 10 che dai posti a bando da 215 a 155 (-28 per cento).

Considerando che per quasi tutti i 22 profili si rileva un calo del tasso occupazionale medio totale del 17% dal 2007, tuttavia molto differente analizzandolo profilo per profilo, una particolare attenzione sarebbe da riservare agli esuberi causati dalla sovrastima delle Regioni e conseguente eccessiva offerta formativa delle Università, con sostanziali differenze rispetto al turnover e alle proposte della categorie interessate delle singole professioni, che come abbiamo visto riguardano soprattutto le aree tecnica diagnostica e della prevenzione.

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