Lavoro e Professione

Professioni sanitarie, meno posti a bando per l'anno accademico 2013-2014

di Angelo Mastrillo (Segretario Conferenza dei corsi di laurea delle professioni sanitarie. Esperto Osservatorio per la formazione universitaria delle professioni sanitarie)

Sono appena state avviate dai ministeri di Salute e Università le procedure per gli esami di ammissione ai corsi di laurea delle professioni sanitarie della facoltà di Medicina.

In attesa che il ministero dell'Università concluda la rilevazione sul potenziale formativo da parte degli atenei, la Salute il 25 marzo ha reso noti i dati del fabbisogno stimato dalle 22 professioni sanitarie e dalle Regioni. In generale la richiesta delle categorie e delle Regioni si aggira attorno a 32mila posti, mentre l'offerta da parte delle Università, di solito inferiore, potrebbe essere confermata sui 27mila posti circa dello scorso anno: -5mila (-20%) rispetto alle altre richieste. Il calcolo sul turnover al 5% sul totale dei 600mila operatori indicherebbe un fabbisogno di 30mila.

La minore richiesta. La novità di quest'anno però è l'inversione nella stima del fabbisogno formativo tra Regioni e categorie: per la prima volta si inverte il trend con -10,8% da parte delle Regioni, dai 35.704 dello scorso anno agli attuali 31.863, ben 3.841 posti in meno.
Trend che, seppure in misura inferiore, scende anche per le categorie (-3,1%) da 34.729 dello scorso anno a 33.638. Si inverte anche la differenza tra Regioni e categorie: invece di +2,7%, 971 posti in più delle Regioni sui 34.759 delle categorie, la differenza passa a -5,3%, 1.775 in meno dei posti stimati dalle Regioni rispetto ai 33.638 delle categorie.

Chi perde di più. A determinare questa situazione è soprattutto infermieristica con una differenza di -1.862 (-9%) tra i 19.537 posti delle Regioni e i 21.399 della categoria.
In ogni caso, alla fine l'offerta formativa delle Università potrebbe continuare a essere inferiore, ovvero attorno ai 27mila posti dello scorso anno, rispetto a un potenziale formativo di 28.668.
E così anche in questo caso si ridurrebbe il gap tra Università e Regioni, passando da -8.362 dello scorso anno a -4.513, quasi la metà in meno.
La riduzione sarebbe in linea con l'attuale trend negativo del tasso occupazionale, come si può rilevare dai dati recentemente diffusi da AlmaLaurea (v. Il Sole-24 Ore Sanità n. 12/2013) , in media del 16,7% in cinque anni, con punte fino a -28% per le professioni tecniche e per quelle della prevenzione.

Esuberi da rivedere. Sono segnali che impongono una revisione degli esuberi di alcune Regioni rispetto alla richiesta inferiore di alcune categorie per un totale di circa 1.800 posti su sei professioni, le stesse dello scorso anno: tecnico di radiologia (+67%) da 821 della categoria a 1.369 delle Regioni; tecnico di laboratorio (+61%) da 766 della categoria a 1.232 delle Regioni; tecnico prevenzione (+51%), da 615 a 928; ostetrica (+15%) da 944 a 1.83, tecnico ortopedico (+51%) da 124 della categoria a 187 delle Regioni e tecnico neurofisiopatologia (+19%) da 110 a 131.

Il caso del Lazio. A determinare questi esuberi sono due Regioni: Calabria e soprattutto Lazio. In particolare è la Regione Lazio ad avere improvvisamente aumentato più del doppio la propria richiesta rispetto allo scorso anno: tecnici di radiologia da 120 a 288, laboratorio da 120 a 288, ortopedico da 40 a 60, neurofisiopatologia da 10 a 24 e ostetrica da 100 a 157. Questi valori sono ancora maggiori, fino al +300% circa se rapportati alle richieste delle rispettive sei categorie.
Oltre a questa enorme differenza temporale del Lazio tra un anno e l'altro, l'ulteriore diversità emerge nel confronto con le altre Regioni e in particolare con la Lombardia che con 9.840.000 abitanti propone 4.993 posti, mentre il Lazio ne chiede 5.303 nonostante abbia circa la metà di abitanti, 5.687.000. In base alla proporzione i posti richiesti dovrebbero essere invece solo circa 2.500.
La scelta del Lazio, diversa rispetto allo scorso anno, potrebbe essere quella di attestarsi sull'offerta formativa di 5.967 posti del 2012 da parte delle Università, invece dei 4.165 posti chiesti dalla stessa Regione.
I circa 1.800 posti aggiuntivi sono quelli che annualmente vengono assegnati dai ministeri di Salute e Università come compensazione nazionale rispetto all'insufficiente offerta formativa di alcune Università sulle richieste delle Regioni, come a esempio i 100 posti non attivati dalle Università del Veneto rispetto ai 200 chiesti dalla Regione, nonostante i 90 proposti dalla categoria.
Ne deriva di conseguenza che l'esubero potrebbe aumentare in generale a livello nazionale fino a incidere anche sul problema occupazionale, seguito sia dalla Salute che dall'Osservatorio professioni sanitarie del ministero dell'Università che su richiesta delle categorie hanno in ipotesi una coerente razionalizzazione in proporzione alla minore richiesta espressa dalle categorie stesse.

LEGGI IL SERVIZIO SU IL SOLE-24 ORE SANITA' N. 13/2013