Lavoro e Professione

I sindacati sull'intramoenia: «La relazione dimostra che se ben fatta è un vantaggio per aziende, medici e cittadini»

«Laddove gestita correttamente secondo le regole, la libera professione intramuraria si dimostra un valore aggiunto sia per le aziende che per i professionisti». Questo il giuidizio di Carlo Palermo, coordinatore Segretari Regionali Anaao Assomed, sui risultati del rapporto dell'Osservatorio sulla libera professione.

«L'intrameonia dal punto di vista pratico - ha aggiunto Palermo - è un flusso di cassa attivo per le aziende e per i cittadini è un'opportunità di accedere a prestazioni qualificate, visto che a erogarle sono professionisti che lavorano a rapporto esclusivo con il Ssn e la la loro qualità è garantita anche rispetto al privato in cui la qualità può essere alta, ma non ha le verifiche a cui siamo sottoposti noi».

«Cosa dire poi sulla distribuzione terriotoriale dei dati: c'è una differenza tra Nord e Sud che dipendente essenzialmente dall'offerta di spazi propri, interni alle aziende: laddove ci sono e l'attività è regolata, elusioni ce ne sono poche e lo dimostra la situazione di Umbria, Toscana, Emilia Romagna, mentre dove gli spazi non ci sono il sistema incontra difficoltà. Per quanto riguarda le liste d'attesa invece - continua - bisogna capire bene di cosa stiamo parlando: si tratta di "tempo libero" dei professionisti e per questo l'accesso è più semplice, ma stiamo parlando anche di un elemento importante per il cittadino che è quello di scegliersi un medico di riferimento in una fase critica della sua vita come la malattia. Su questo aspetto è necessario che le aziende facciano molta attenzione: nell'ultimo anno c'è stato un ricarico inappropriato e illegittimo (fino al 30%) sulle tariffe della libera professione di ticket che dovevano essere caricate sulle prestazioni Lea mentre quelle libero professionali non rientrano nei Lea. Bisogna fare molta attenzione perché con il low cost imperante, sulla cui qualità non metteri nemmeno l'unghia un dito, si rischia di buttare fuori mercato il servizio pubblico e questo aspetto che ne fa parte»

«Il primo dato che salta agli occhi è che la libera professione intramoenia è l'unica attività dalla quale le aziende hanno un ricavo, pari ad oltre il 10% degli incassi, invece che un deficit. E questi sono soldi veri che finiscono nelle casse esauste del Ssn» ha commentato il rapporto Riccardo Cassi , presidente Cimo-Asmd.
«La distribuzione degli incassi - ha continuato Cassi - riflette la situazione del paese, là dove le cose funzionano meglio e i cittadini accedono più facilmente alle prestazioni del Ssn, funziona anche la libera-professione, nelle Regioni nelle quali non si riesce ad erogare correttamente le prestazioni professionali, la libera professione resta al palo, smentendo i nemici ideologici dell'Alpi. In un Paese normale le cosiddette «aziende» investirebbero in un'attività che soddisfa i cittadini e gratifica i medici. Da noi invece si continuano a mettere ostacoli. Ultimi quelli delle norme della Balduzzi e la tempistica attuativa che rischia di creare difficoltà ai medici, costretti ad utilizzare i propri studi perché le aziende non sono in grado di mettere a disposizione spazi sufficienti ed idonei all'interno delle proprie strutture».
Secondo Cassi c'è un altro rischio che incombe: «I maggiori costi imposti dalla Balduzzi fanno diventare le tariffe dell'Alpi, imposte dalle aziende, non concorrenziali con il privato e quindi rischiamo di dover assistere già da quest'anno ad una riduzione degli incassi, con grave danno per medici e aziende. Noi riteniamo - conclude il presidente Cimo-Asmd - che, superata l'avversione puramente ideologica alla libera-professione di alcuni gruppi e smentito dalle cifre il conflitto di interessi con l'attività istituzionale, occorra rivedere l'istituto liberalizzandolo in chiave, questa sì, aziendalistica per portare all'interno del Ssn risorse che adesso vanno al privato puro».

«L'obiettivo che abbiamo sempre posto di una libera professione solo intramuraria e all'interno dell'azienda in una "casa di vetro" è un obiettivo che va bene a tre soggetti: al medico, che non è costretto a organizzarsi fuori dell'ospedale trovando lo studio e dotandolo di attrezzature informatiche; all'azienda che guadagna di più; al cittadino con una maggiore trasparenza rispetto alle liste di attesa perché l'intramoenia non deve essere lo strumento per bypassarle». Così Massimo Cozza, segretario della Fp Cgil medici commenta i dati della relazione dell'Osservatorio da cui emerge che le Regioni dove i medici e le aziende guadagnano di più sono proprio quelle in cui la libera professione è svolta maggiormente all'interno delle strutture aziendali.

«Se in maniera impropria il servizo non è in grado di assicurare gli interventi senza che il cittadino vada in intramoenia - aggiunge Cozza - a maggior ragione le prestazioni vanno fatte in maniera totalmente trasparente all'interno delle mura e non negli studi privati, così come la Balduzzi afferma istituzionalizzando in pratica lo studio privato, a danno di tutto il sistema, come dimostrano i dati».

E un'altra cosa emerge dalla relazione secondo Cozza: «Non tutti i medici fanno libera professione: l'interesse quindi è solo della metà dei dottori e solo un quarto la fa in intramoenia allagata, una minoranza da superare attraverso il processo di internalizzazione. E che si possa fare lo dimostra ad esempio la Toscana dove non esiste l'intramoenie allargata: se si vuole si può. Il problema è di volontà politica delle Regioni e della politica nazionale che dovrebbe modificare la Balduzzi che invece mette un freno a questo processo».