Lavoro e Professione

Ssn e ambiente: a vent'anni dal referendum sui controlli ambientali, il bilancio critico della Siti

di Rosanna Magnano

Da 20 anni i controlli ambientali non sono più in capo alle Asl. Con quali risultati? La svolta arriva con il referendum popolare del 18 aprile del 1993, che toglie le competenze sull'ambiente al Ssn per consegnarlo alle Agenzie regionali protezione ambiente. Il bilancio è stato tracciato dalla Società italiana di igiene (Siti). Una riflessione che non può non definirsi critica, alla luce delle numerose problematiche che affliggono l'Italia sul controverso fronte del rispetto dell'ambiente e del rapporto tra inquinamento e salute dei cittadini. L'occasione per fare il punto è stato il 2° Congresso Apulo-Lucano, che si è svolto a Lecce dal 19 al 21 aprile.

Tra le pieghe del dibattito, è emerso chiaramente che, di fatto, la «separazione» delle competenze sanitarie e ambientali ha avuto da un lato il merito di focalizzare l'attenzione sulla tutela dell'ecosistema e sui suoi fragili equilibri, ma dall'altro ha probabilmente spuntato le armi della prevenzione primaria in campo ambientale lasciando la salute dei cittadini relativamente «scoperta» rispetto all'impatto di attività lecite o illecite.

Per Carlo Signorelli, Vicepresidente della Siti, "il bilancio delle politiche ambientali italiane per la tutela della salute è largamente insufficiente, come provato da alcuni casi eclatanti come la diossina in Campania, il caso Ilva, l'arsenico nelle acque e le crescenti e irrazionali resistenze e paure della popolazione che sfociano in quella che è stata battezzata la sindrome Nimby (not in my back yard). Le imprese si lamentano dell'eccessiva burocrazia per le pratiche ambientali, Asl e Arpa spesso
non lavorano in sinergia e sono ancora troppi i pregiudizi e le ideologie. Così a rimetterci sono i cittadini che non sono sufficientemente tutelati dai fattori ambientali lesivi della salute umana".

Il caso dell'Ilva di Taranto, spiega il presidente della Siti, Michele Conversano, "dimostra che pur in assenza di violazione di leggi ambientali si è determinato un danno alla salute dei cittadini".

Di seguito alcuni contributi raccolti dalla SitI in occasione del ventennale.

Corrado Clini (Ministro dell'Ambiente) ritiene che l'obiettivo di "reingegnerizzazione istituzionale" del sistema dei controlli ambientale imposto dal risultato del referendum non è stato compiutamente raggiunto per alcune ragioni principali: l'insufficienza di politiche formative; la mancanza di un confronto e dialogo costante tra tecnici di diversi settori inclusi i giuristi; le dispute sul potere di legiferare fra Stato e Regioni; la riduzione progressiva delle risorse finanziarie destinate alle politiche ambientali".


Donato Greco. (dirigente per anni del inistero della Salute, del Ccm e dell'Iss) ritiene "positivo il fatto che dal 1993 in poi siano state costruite competenze specialistiche dedicate ai controlli ambientali; tuttavia si è creata una frattura tra competenze sanitarie e ambientali, è cresciuta una normativa ambientalista che ha ignorato le priorità di salute sia in termini di veri rischi per la salute che in termini di rischi presunti ma non provati scientificamente, si è coltivato il principio di precauzione, solido antagonista della scienza e sono state imposte restrizioni ipercautelative e talvolta inapplicabili senza valutarne il negativo impatto sociale e sul mondo della produzione. Ciò ha leso la credibilità del sistema favorendo la crescita ideologie contrapposte".


Ermete Realacci, (presidente di Legambiente nel 1993 e ora deputato del Pd) appoggiò nel 1993 il referendum. "L'Italia era l'unico paese occidentale con controlli ambientali affidati alla sanità; la scelta fu giusta non per disconoscere la forte relazione tra ambiente e salute dei cittadini ma per dare a questi controlli una forza maggiore. In questi 20 anni si è proceduto purtroppo a macchia di leopardo, in alcune regioni ci sono strutture eccellenti e in altre funzionano male; inoltre non tutte le Arpa
hanno certezza di finanziamenti e questo è un serio problema. Abbiamo presentato un disegno di legge che va nella direzione di controlli meno burocratici ma più efficienti e trasparenti indispensabili per politiche economiche che guardano al futuro".


Franco Sebastio (Procuratore generale di Taranto) sottolinea come "ambiente e salute sono aspetti dello stesso problema essendo strettamente correlati tra loro; la Costituzione tutela la salute come diritto senza contemperamenti e la vita di una sola persona è quindi un bene incomprimibile."

Cesare Meloni (presidente della SItI nel 1993), rievoca la campagna contro il referendum. "La prima sensazione fu di rammarico; tentammo prima di convincere gli elettori e poi di sensibilizzare il Parlamento per un'applicazione non sfavorevole dell'esito referendario. L'effetto trascinamento di quesiti più importanti (finanziamento ai partiti e sistema maggioritario ndr) portò purtroppo alla sconfitta compensata solo dal fatto che i soci SItI che si impegnarono tutti con dedizione e grande entusiasmo".


Vittorio Carreri (allora Coordinatore degli operatori della SItI), ribadisce che "ambiente e salute stanno razionalmente insieme e il distacco dei controlli ambientali dalle Usl ha avuto, come paventavamo, effetti negativi per difficoltà obiettive e anche per erronee interpretazioni che portarono
la sanità a disinteressarsi delle questioni ambientali e persino della tutela del diritto alla salute dei cittadini. Oggi l'Arpa è finanziata in quasi tutte le regioni sul bilancio della sanità ma se l'Asl ha bisogno di prestazioni deve spesso mettersi in fila e pagarle. Ritengo che a livello statale potrebbe
essere istituito un grande e moderno Istituto di riferimento per la rete dei Laboratori di Sanità Pubblica, raggruppando l'Iss, Inran e l'ex Ispels".