Lavoro e Professione

«Altolà a un ulteriore blocco dei contratti: tuteliamo il Ssn e i suoi professionisti»: l'appello dell'Intersindacale al ministro Lorenzin

La Sanità al tempo della crisi è diventata un'emergenza sociale e il sistema pubblico delle cure è una risorsa su cui investire e non una spesa da tagliare. Per questo i professionisti riuniti nell'Intersindacale «diffidano» il Governo dall'assumere ulteriori iniziative penalizzanti, a partire dalla proroga del blocco dei contratti, e chiedono al neo ministro della Salute Beatrice Lorenzin di intervenire a tutela di operatori e Ssn

I sindacati di medici, veterinari, dirigenti sanitari, tecnici, professionali e amministrativi del Ssn e i medici in formazione rilanciano dunque la loro battaglia in difesa della Sanità pubblica e contro il blocco dei contratti. «Mentre si rinnovano i contratti dei dipendenti privati - esordisce il comunicato appena diffuso dall'Intesindacale - comprese le municipalizzate e le farmacie comunali, alimentati da fondi statali, e dopo il varo di incentivi fiscali alla produttività, con la sola esclusione dei dipendenti dei servizi pubblici, il nuovo Governo trova in eredità una proposta di proroga a tutto il 2014 del blocco dei contratti nazionali, della contrattazione decentrata e delle retribuzioni individuali dei dipendenti della pubblica amministrazione, compresi i medici, i veterinari, i dirigenti sanitari, tecnici, professionali ed amministrativi del Ssn».

I dipendenti del Ssn, ricorda ancora quella che di fatto è una lettera aperta al ministro Lorenzin, hanno il contratto di lavoro bloccato dal 2009 (...). Il taglio degli organici e delle risorse sta determinando nella Sanità un grave peggioramento delle condizioni di lavoro e della quantità e qualità dei servizi ai cittadini, una crescita e un abuso di contratti atipici spesso incompatibili con le stesse norme di legge, un grave declino del servizio sanitario pubblico fino a mettere a rischio la sopravvivenza». Senza contare che il ventilato blocco del turnover, già in vigore nelle Regioni con Piano di rientro e rallentato dalla riforma delle pensioni, «preclude il ricambio generazionale condannando i giovani al precariato di lungo corso e i meno giovani a condizioni di lavoro al limite degli standard di sicurezza».

Un nuovo welfare - chiosano ancora i sindacati - non può nascere dalla penalizzazione di chi è chiamato a tutelare beni che la Costituzione definisce fondamentali.