Lavoro e Professione

Blocco contratti, i medici Ssn proclamano lo stato di agitazione

Per ora hanno proclamato lo stato di agitazione, ma non escludono lo sciopero nazionale. I medici, i veterinari e tutta la dirigenza del Servizio sanitario nazionale bocciano senza appello l'ipotesi di estendere al 2014 il blocco della contrattazione nazionale e aziendale in vigore dal 2009. Ipotesi formulata dal Governo Monti nella legge 122 (il decreto "salva Italia"), ripresa dall'Esecutivo Letta nel Dpr che ha appena cominciato il suo iter in Parlamento per il parere e confermata qualche giorno fa dal ministro della Pubblica amministrazione, Gianpiero D'Alia: «Mi auguro che ci possa essere lo sblocco del rinnovo dei contratti dal 2015, dipende da come andrà l'economia del Paese».

«Cambiano i Governi, ma non le politiche», scrive l'intersindacale, raccogliendo i malumori che serpeggiavano da mesi . «Dopo Tremonti e Monti anche le larghe intese non sanno resistere alla coazione a ripetere di prendere di mira servizi pubblici e servitori dello Stato con cronometrica puntualità. Un esproprio governativo di un diritto costituzionale viene così ad aggiungersi a penalizzazioni, economiche e normative, e vere e proprie leggi speciali, emanate contro i pubblici dipendenti, di cui fanno parte i dirigenti del Ssn».

I sindacati dei camici bianchi denunciano gli attacchi progressivi cui sono stati sottoposti: «Non soddisfatto del congelamento delle retribuzioni al 2009, del blocco per un quadriennio del contratto di lavoro, e conseguente perdita del potere di acquisto delle retribuzioni di circa il 20%, dell'erosione dei fondi contrattuali, del peggioramento dei requisiti previdenziali, dell'imbarbarimento delle condizioni di lavoro, specie nelle aree di Pronto soccorso, della latitanza di risposte chiare e risolutive alla questione della responsabilità professionale, il Governo intende prolungare il blocco contrattuale e retributivo fino (ed oltre?) al 2014. Un film già visto che continua a caricare sui soliti noti, e solo su di loro, il risanamento dei conti pubblici».

Un colpo al cuore «a ruolo e status dei dirigenti del Ssn», usato - secondo l'intersindacale - «per minare alle fondamenta la sanità pubblica, malgrado una spesa inferiore alla media Ocse. La sanità italiana, definanziata e impoverita dal punto di vista economico e professionale, appare destinata con sempre maggiore evidenza a un ruolo povero per i poveri. Un effetto tsunami colpisce la sfera delle tutele e nessuna Regione sarà più in grado di garantire il diritto alla salute dei cittadini. Che pagheranno tutto e pagheranno caro».