Lavoro e Professione

L'Enpam lancia l'Osservatorio sul mercato del lavoro e la previdenza

di Rosanna Magnano

Un percorso formativo lungo, un accesso al mondo del lavoro posticipato, una vita contributiva troppo breve. E' questo il cuore del problema che investe le professioni sanitarie e che costituisce il fulcro del dibattito in corso all'Enpam, l'Ente nazionale di previdenza e assistenza dei medici e degli odontoiatri. Entra infatti nel vivo, in questa occasione, l'Osservatorio sul lavoro delle professioni sanitarie promosso dallo stesso Enpam. L'Ente di previdenza ha lanciato il nuovo strumento di confronto che permetterà di fare valutazioni sull'evoluzione del mercato del lavoro e dei suoi riflessi sulle pensioni future.

"Sostenibilità, adeguatezza e sicurezza sono le tre parole chiave che devono ispirarci – ricorda il presidente della Fondazione Enpam Alberto Oliveti citando il libro bianco della Commissione europea sulle pensioni –. Con la nostra recente riforma della previdenza abbiamo dimostrato la sostenibilità del sistema. Ora dobbiamo concentrarci sull'adeguatezza delle prestazioni future e sulla sicurezza del lavoro per i giovani".
Alla sessione mattutina hanno preso parte il vicepresidente della Federazione degli Ordini dei medici Maurizio Benato, il presidente della Commissione albo odontoiatri Giuseppe Renzo e il presidente della commissione Lavoro del Senato Maurizio Sacconi. In rappresentanza delle Regioni è intervenuto l'assessore alla Sanità della Liguria Claudio Montaldo. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha espresso apprezzamento per l'iniziativa, dicendosi convinta che "rappresenterà un ulteriore stimolo per la ricerca di soluzioni efficaci e rispondenti ai bisogni di tutti i soggetti coinvolti".
"Dobbiamo dare ai giovani una garanzia di lavoro stabile, costante e una precoce inclusione", ribadisce il presidente dell'Enpam, spiegando che l'Osservatorio si propone come fonte aperta e luogo di integrazione tra diverse istituzioni. I lavori sono proseguiti con un confronto sui dati tra Enpam, Consiglio universitario nazionale, Istat e Ocse con lo scopo di delineare fabbisogni e scenari del mercato del lavoro delle professioni sanitarie.
Gli approfondimenti proseguiranno su tre filoni di ricerca: la situazione e le prospettive occupazionali dei giovani, l'impatto delle nuove tecnologie sulla professione e le conseguenze dei mutamenti dei modelli organizzativi (in particolare delle società tra professionisti). Si potrà seguire l'attività dell'Osservatorio e consultare i relativi documenti consultando la pagina www.enpam.it/osservatoriolavoro .

I dati della ricerca condotta da Anaao, presentata da Fnomceo, aggiornati al 7 giugno scorso dimostrano come non vi sia tra i medici un adeguato ricambio generazionale. "Il 6,20 % dei medici con meno di quarant'anni - sottolinea Maurizio Benato - si possono definire disoccupati o, meglio, "gettonisti": il loro contratto di lavoro è atipico e con soluzione di continuità tra un impiego e l'altro. Il contratto atipico è quasi consuetudine nelle fasce d'età tra i 25 e 33 anni, sia per il settore pubblico sia privato, mentre per una stabilizzazione bisogna aspettare di avere tra 33 e 40 anni". Dai dati emerge inoltre che la maggioranza di questi lavoratori atipici (57,4%) sono impiegati nel settore Pubblico, e sono concentrati – per il 30,36% - nella fascia d'età tra i 25 e i 33 anni. Sopra i quarant'anni, invece, solo l'1,82% dei medici è assunto con un contratto atipico a tempo determinato, percentuale che sale al 13,41% per i lavori flessibili ma a tempo indeterminato. I contratti atipici sono più diffusi al Nord (sono il 26,68%), seguono il Centro (12,43%), il Sud (8,36), mentre le più "virtuose" sono le Isole, con una percentuale del 2,25%. "In sostanza, dopo le accurate ricerche effettuate - conclude Benato- il risultato è sconcertante. L'Italia è l'unico Paese Europeo in cui, nel contesto delle tipologie di lavoro atipico, non sono assicurati e salvaguardati i diritti fondamentali del lavoratore, sanciti dallo Statuto dei lavoratori del 1970".


Per l'Associazione italiana odontoiatri (Aio), che esprime soddisfazione per l'istituzione dell'Osservatorio del mercato del lavoro delle professioni sanitarie, occorre la "rinegoziazione del patto intergenerazionale, fondamento del nostro Ente previdenziale: nuovi paradigmi sul fronte assistenziale per compensare un assegno pensionistico meno generoso". In un documento in tre paragrafi, l'Aio indica un percorso, che investe tre fronti: pensioni, formazione e mondo del lavoro. Oltre al nuovo patto intergenerazionale, per quanto riguarda le pensioni, le proposte del sindacato odontoiatrico guidato da Pierluigi Delogu, puntano su una formazione più snella e sulla lotta al precariato. "Si analizzi - si legge in una nota - il fabbisogno alla luce delle esigenze occupazionali delineate dall'Organizzazione mondiale della Sanità senza trascurare i fenomeni legati al 'turismo culturale' e all'offerta formativa privati. Si accorci il ciclo di studi, intensificandolo, per accrescere il numero di attivi (ad esempio, puntando a rendere conferibile un master post-laurea a 20 anni e un dottorato di ricerca a 22). Si valutino i preoccupanti dati relativi a prestazioni erogate in abusivismo-prestanomismo e si apra la porta a percorsi di certificazione ed auto-valutazione dei professionisti". Per quanto riguarda il mondo del lavoro. "Si valuti - continua la nota - quanto l'impatto dell'allungamento della vita lavorativa e delle aumentate aspettative di vita collida con il turnover e l'ingresso dei giovani alle professioni. Si analizzi quanto in percentuale massima debba incidere il precariato sulla vita lavorativa dell'individuo al fine di consentire l'adeguatezza delle prestazioni previdenziali costruite. Si monitorino tutte le forme, anche fantasiose, di occupazione stabile spesso mascherate da improbabili forme di lavoro libero professionale. Si fermino infine i fenomeni di elusione previdenziale che spesso coincidono con modalità di erogazione di prestazioni sanitarie con mercantilistiche modalità di impresa".


Anche per il presidente della Cao nazionale, Giuseppe Renzo, la situazione è certamente complessa, nell'attuale quadro giuridico così fortemente influenzato dalla crisi economica che ha colpito l'intero "sistema Paese" e afarne le spese sono soprattutto i giovani. "La responsabilità di garantire una previdenza dignitosa per i nostri professionisti - spiega - diviene sempre più gravosa, considerato il sempre maggior ritardo dell'ingresso al lavoro dei giovani e le continue innovazioni che stanno profondamente mutando il quadro dell'esercizio libero professionale in cui hanno sempre operato gli Odontoiatri. Gli Odontoiatri sono stati sempre considerati una categoria "privilegiata", con pronti sbocchi occupazionali e remunerazione sicura. Ma non è più così: la crisi di lavoro colpisce soprattutto i giovani: secondo recenti ricerche, il tasso di disoccupazione è almeno del 20%. I neolaureati non trovano lavoro se non dopo tre anni e devono aspettarne in media da sei a dieci per aprire un proprio studio. In questo modo rischiano di finire facile preda di strutture di dubbia certificazione che li sottopagano e li sottopongono a ritmi di lavoro massacranti".