Lavoro e Professione

Fimp: «La decisione della Lombardia di negare il pediatra agli immigrati non è giuridicamente ed eticamente possibile»

La Federazione italiana medici pediatri (Fimp), in riferimento alla decisione della Regione Lombardia di non consentire l'assistenza dei pediatri di famiglia ai figli di immigrati irregolari (VEDI SU QUESTO SITO) , ricorda in un comunicato che la dichiarazione dei Diritti del Fanciullo - approvata nel 1959 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite e revisionata nel 1989, quando a essa ha fatto seguire la Convenzione internazionale sui Diritti dell'Infanzia - afferma che ogni bambino senza discriminazione alcuna deve godere degli stessi diritti, compreso il diritto alla tutela sanitaria, che in Italia si avvale della pediatria di famiglia come forma di assistenza primaria e continuativa fondata sul rapporto di fiducia.

Questo documento, spiega la Fimp, recepito nell'ordinamento giuridico italiano nel 1991, impegna i Paesi membri per la tutela dei diritti del bambino. «Non è quindi giuridicamente e soprattutto eticamente possibile - si legge nel comunicato Fimp - consentire che i figli di immigrati irregolari, i c.d. "bambini invisibili", non possano essere iscritti negli elenchi dei pediatri di famiglia: è una situazione inaccettabile che crea una grave diseguaglianza potenzialmente rischiosa per la salute di questi piccoli migranti».

Il sindacato ricorda anche che l'accordo Stato-Regioni del 20 dicembre 2012 ha definito nuove modalità interpretative per l'assistenza ai migranti irregolari, compresa l'assistenza dei medici di medicina generale e dei pediatri di famiglia. «Alcune Regioni - prosegue il comunicato - hanno già legiferato in materia, mentre in Lombardia questo diritto è stato negato. Assicurare le condizioni perché i bambini migranti crescano e si sviluppino nel migliore dei modi è un imperativo etico, e l'assistenza pediatrica è parte integrante e irrinunciabile di questo processo che ci chiama tutti in causa. I pediatri di famiglia della Fimp - conclude - si sentono chiamati in causa in prima persona per dare voce e rivendicare, aldilà di qualunque colore politico, il diritto dei piccoli migranti irregolari ad usufruire dell'assistenza pediatrica primaria».