Lavoro e Professione

Il personale del comparto a Beatrice Lorenzin: «Garanzie sui livelli essenziali di assistenza»

«Un segnale forte e tangibile sulla valorizzazione delle professioni sanitarie. E garanzie sul fronte della tenuta dei livelli essenziali di assistenza in tutto il Paese, per tutti i cittadini». Queste le richieste formulate da Rossana Dettori, Giovanni Faverin e Giovanni Torluccio – segretari generali di Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Fpl – all'incontro tenuto stamane con la ministra della Salute Beatrice Lorenzin (GIA' ANNUNCIATO SU QUESTO SITO: VEDI) , che ha dato la propria disponibilità a proseguire il confronto su queste direttrici.

All'incontro i sindacati hanno presentato l'agenda delle cosa da fare:
«A partire dai contratti di lavoro, ma anche dalle grandi incompiute:
competenze, profili professionali, formazione, precarietà. Temi che vanno affrontati in una prospettiva di riorganizzazione del sistema -
hanno sottolineano i tre segretari, - in cui le professioni sanitarie siano il motore dell'innovazione dei servizi alla salute».

Sul tavolo le federazioni del pubblico impiego di Cgil Cisl e Uil hanno messo in primo luogo la necessità di rinnovare i contratti fermi al 2009, così come quella di portare a termine il percorso per l'implementazione delle competenze già concordato con il ministero.

Altro punto, il cantiere della medicina di territorio: «Occorre ribaltare l'attuale paradigma assistenziale e porre al centro del sistema il cittadino, privilegiando la medicina d'iniziativa, la presa in carico delle persone e la continuità assistenziale. Per questo è indispensabile rafforzare i profili professionali di infermieri e operatori socio-sanitari» hanno rimarcato Fp-Cgil Cisl-Fp e Uil-Fpl.

E poi c'è il problema dei carichi di lavoro e dei danni causati dal blocco del turn-over. Oltre allo sblocco delle assunzioni, i sindacati hanno chiesto «il superamento della precarietà nel lavoro sanitario, l'adeguamento della formazione universitaria, in cui c'è un cronico deficit di posti per nuovi studenti, il riconoscimento della norma sui lavori usuranti per alcuni ambiti professionali e un maggiore investimento nella formazione continua del personale in servizio». Ma anche un intervento sugli sviluppi di carriera per i professionisti non medici «oggi mortificati e sbilanciati sul fronte gestionale».

Punti sui quali è necessario che il ministero della salute giochi un ruolo attivo di indirizzo rispetto alle Regioni: «E' necessario intervenire sulla riorganizzazione e sull'organizzazione del lavoro, uscendo dalla fase dei tagli lineari. Condivisione degli obiettivi, integrazione delle competenze, team multi-professionali. Solo così si possono migliorare i percorsi di cura e assistenza, rendendoli meno costosi, e valorizzare il grande patrimonio di professionalità al servizio del cittadino», hanno concluso le congederazioni.

Presente all'incontro anche il Nursind, sindacato rappresentativo degli infermieri che ha ribadito la necessità di affrontare al più presto una serie di punti:

1. rinnovo del contratto di lavoro: la richiesta è di sbloccare il contratto già dal prossimo anno ma se ciò non fosse possibile c'è la disponibilità da parte sindacale di iniziare a discutere la parte normativa anche con valenza economica a partire dal 2015 in modo da avere certezza che la proroga del blocco non spuri anche il 2014;

2. le professioni sanitarie non mediche e in genere le figure del comparto non debbono essere considerate "figlie di in dio minore". Per loro si chiede parità di trattamento in tema di libera professione, di creazione della figura dell'infermiere di famiglia a garanzia della continuità assistenziale che presieda l'assistenza territoriale (di particolare utilità per non far cadere tutto il peso assistenziale della cronicità e fragilità sulle famiglie già in difficoltà), di non essere gli unici a pagare il conto delle riorganizzazioni delle strutture e delle unità operative.

3. Il problema della disoccupazione giovanile degli infermieri: in Italia i dati Ocse confermano che ci sono troppo medici e pochi infermieri in rapporto al numero di abitanti. Così nel Ssn ci sono troppi dirigenti sanitari rispetto al personale sanitario non dirigente. Urge superare il blocco del turn over ed investire sulla professionalità degli infermieri che posso benissimo occupare spazi che oggi sono ancora coperti dalla dirigenza medica, con notevole risparmio economico e valorizzazione del percorso formativo compiuto. E' stato, inoltre, presentato al ministro il documento allegato sulla possibilità per gli infermieri di anticipare l'età pensionabile a fronte di una permanenza a part time degli ultimi anni di lavoro.


Per la Fsi, federazione sindacati indipendenti, l'incontro è stato un segnale di apertura alle problematiche del Ssn, ma ritiene necessario andare oltre su:

1. linee guide nazionali sulla riorganizzazione del Ssn che tenga conto delle nuove professionalità acquisite, che in alcune regioni risultano a tutt'oggi essere fallaci e dequalificanti per le professioni sanitarie.

2. un'apertura per un percorso contrattuale per gli infermieri e le altre professioni sanitarie laureate, alla pari delle preesistente altre professioni laureate da collocare nella Spte al fine di un giusto riconoscimento professionale.

3. applicazione uniforme su tutto il territorio nazionale di quanto sancito dalla legge 251/00 al fine di riequilibrare il divario esistente tra i vari Ssr con l'introduzione della dipartimentalizzazione per le professioni sanitarie con relativa istituzione del dirigente di dipartimento delle professioni sanitarie, a livello regionale e aziendale, individuato tra coloro che, oltre ad essere in possesso di una laurea triennale nelle professioni sanitarie, siano anche in possesso di una laurea magistrale.