Lavoro e Professione

Anteprima/La pediatria riparte dalle Aft

di Barbara Gobbi

Le Aggregazioni funzionali territoriali come base per rifondare una pediatria di base strutturata e supportata da personale di studio. Con studi pediatrici "smart", capaci di «rappresentare il contesto ideale per tutte le cure al bambino e adolescente che non necessitano il ricorso a livelli superiori», tengono a precisare Alessandro Ballestrazzi, Paolo Biasci e Luigi Nigri, il primo presidente nazionale e i secondi vice presidenti nazionali della Fimp, la Federazione italiana medici pediatri.
Non è un sogno: il progetto di riorganizzazione delle cure ai bambini sul territorio, anticipato in anteprima esclusiva su Il Sole-24Ore Sanità n. 29-30/2013 , è stato illustrato nei giorni scorsi durante un incontro al ministero della Salute, «che testimonia - sottolineano ancora i vertici Fimp - una rinnovata attenzione verso le istanze della pediatria di famiglia anche in vista del rinnovo dell'Accordo collettivo nazionale».

In questo quadro, il punto fermo della Fimp sono proprio le Aft, mentre le Unità complesse di cure primarie (Uccp) rilanciate dal decreto Balduzzi «non rappresentano contesti adatti, in generale, a soddisfare le specificità delle cure pediatriche». Pieno via libera alle "Aggregazioni" tra più professionisti con la stessa mission, dunque: «le Aft - si legge nell'articolo di presentazione del documento - devono rappresentare la condizione fondamentale per l'integrazione professionale dei pediatri di famiglia, che vi fanno parte secondo le indicazioni generali concordate e mantenendo i modelli organizzativi attuali che vedono situazioni in cui i pediatri operano in forma singola o in associazione di gruppo».

Tutto cambi perché nulla cambi, dunque? Niente affatto, secondo i dottori della Fimp. Potenziare e integrare le cure sul territorio (il "primo livello"), dando spazio all'«h12», al self-help ambulatoriale e attivando corsie rapide per esami urgenti su segnalazione del pediatra, avrebbe l'effetto di sviluppare l'appropriatezza e quindi di diminuire l'accesso ai servizi di secondo e terzo livello e ai Pronto soccorso. Migliorando, in defintiva, un'assistenza tarata - finalmente dicono i pediatri - su un'età dei pazienti compresa tra 0 e 18 anni.