Lavoro e Professione

«Ambulatori a rischio ingorgo con i nuovi certificati sportivi»: i pediatri Simpef scrivono a Lorenzin e Coletto

Senza indicazioni e regole precise, le nuove norme sui certificati sportivi potrebbero provocare, al rientro dalle vacanze, un effetto 'ingorgo' negli ambulatori. A scriverlo in una lettera indirizzata al ministro della Salute Beatrice Lorenzin e all'assessore Luca Coletto, coordinatore degli assessori alla Sanità in Conferenza delle Regioni, è il sindacato dei pediatri di famiglia Simpef.
«Gentile ministro - si legge nella lettera - desidero portare alla sua attenzione un potenziale problema che potrebbe derivare dall'applicazione letterale delle norme contenute nel Dm 24 aprile 2013 sulla 'Disciplina della certificazione dell'attività sportiva non agonistica e amatoriale e linee guida sulla dotazione e l'utilizzo di defibrillatori semiautomatici e di eventuali altri dispositivi salvavita', pubblicato in Gazzetta ufficiale sabato 20 luglio e operativo tra pochi giorni. Mi riferisco in particolare all'art. 3, commi 2 e 3, che richiede, in pratica per tutti i bimbi in età scolare, una certificazione annuale con esecuzione di esame elettrocardiografico per la pratica di qualsivoglia attività ludico-sportiva. Come potrà immaginare, nel periodo post-feriale all'inizio dell'anno scolastico questo causerà un ingorgo senza precedenti negli ambulatori dei pediatri di famiglia e, conseguentemente nei centri ospedalieri o territoriali cui dovremo probabilmente riferire le famiglie per gli esami richiesti».
Secondo il segretario nazionale Simpef, Rinaldo Missaglia, l'ingorgo è «un rischio più che probabile, in assenza di un intervento chiarificatore con indicazioni condivise con le Regioni sul come effettivamente attuare una norma che, pur ispirata alla tutela della salute dei piccoli assistiti, può porre insormontabili ostacoli alla pratica sportiva e soprattutto esborsi economici aggiuntivi, per le famiglie». Anche perché, aggiunge Missaglia, «non è del tutto chiaro se gli elettrocardiogrammi, dovranno essere prescritti su ricettario del Ssn, e quindi a carico del servizio pubblico, oppure resteranno a carico delle famiglie stesse. Le implicazioni, dal punto di vista organizzativo e prescrittivo per noi, oltre che di ricorso a risorse umane, economiche e strumentali per il Sistema sanitario sono motivo di forte preoccupazione per i pediatri di famiglia italiani», conclude Missaglia, che conferma la piena disponibilità dei pediatri "a collaborare per individuare soluzioni che possano salvaguardare contemporaneamente lo spirito della norma e la sua applicabilità».