Lavoro e Professione

Responsabilità professionale: il Collegio italiano chirurghi chiede una riforma organica

Bene la proroga di un anno all'obbligo di assicurazione per le professioni della sanità . Ma è urgente un confronto a tutto campo con le istituzioni per una riforma a 360 gradi della materia della responsabilità professionale. Il Collegio italiano chirurghi, presieduto da Marco D'Imporzano, detta la sua "ricetta" su un tema che ai camici bianchi sta particolarmente a cuore, a maggior ragione se lavorano in sala operatoria.

Promosso a pieni voti dai chirurghi l'emendamento al Dl Fare approvato dalle commissioni Bilancio e Affari costituzionali della Camera, che ha rinviato al 13 agosto 2014 l'obbligatorietà per tutti i medici italiani di dotarsi di una polizza personale quando le aziende sanitarie saranno obbligate alla tutela dei dipendenti solo per la colpa lieve, mentre quella grave sarà a carico del singolo. Entro la stessa data le Camere dovrebbero approvare una legge ad hoc sul rischio clinico.

Il Cic - si legge in una nota - «intende affiancare le istituzioni e le associazioni competenti (come la Fnomceo) nel definire le migliori iniziative in materia di responsabilità professionale». E invoca l'apertura di un confronto «per trovare le giuste soluzioni a tutela di tutti». A partire da quattro necessità: prevenire il rischio connesso alle attività medico–sanitarie, investire in una "cultura della sicurezza", costruire una mappatura dei rischi e contrastare «gli ingiusti fenomeni tesi alla frode e alla speculazione». Tutto questo accompagnato da un intervento che riformi e riequilibri per via legislativa l'intero sistema della responsabilità medica.

Diverse le criticità individuate dal Cic, a partire dalla possibilità per il paziente di rivalersi nei confronti del medico in un arco temporale di 10 anni dal momento in cui prende coscienza di un eventuale danno subito. Per finire con i premi altissimi, che scaturiscono dall'aumento dei contenziosi (schizzato del 31,5 % dal 2005 al 2010) e quindi dei risarcimenti in particolare per ginecologi, ortopedici, chirurghi generali e di specialità. «Meglio sarebbe definire i confini dell'atto medico - scrive il Collegio - per ridistribuire in modo equo la responsabilità tra struttura sanitaria e singolo professionista, facendo attenzione a "scaricare" le colpe in modo univoco sul medico e sarebbe utile in ogni caso stabilire un tetto massimo per gli stessi risarcimenti».