Lavoro e Professione

ESCLUSIVA La geografia dei precari del Ssn: analisi de Il Sole-24 Ore Sanità

di Paolo Del Bufalo

Erano 35.193 nel 2011 i precari del Ssn secondo il Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato. E di questi 26.165 unità fanno parte del personale non dirigente, 7.259 sono i medici, 1.064 i dirigenti non medici e 704 fanno parte dell'"altro personale".

Ecco - il giorno dopo l'approvazione da parte del Consiglio dei ministri del decreto legge e del Ddl (VEDI ARTICOLO E TESTI SU QUESTO SITO) sulla pubblica amministrazione in cui si prevede una forte spinta per il riassorbimento dei precari e la graduale riduzione dei contratti atipici - i conti che Il Sole-24 Ore Sanità ha elaborato in base alla rilevazione del Conto annuale 2011 della Ragioneria generale dello Stato.

La tipologia di personale. Secondo la rilevazione della Regioneria generale dello Stato, la maggior parte delle unità in lavoro "flessibile" è a tempo determinato: 29.546 operatori di cui 20.759 tra il personale, 7.241 medici (praticamente tutti a cui si aggiungono un'unità in lavoro interinale e 17 in formazione lavoro), 933 dirigenti non medici e 613 tra l'"altro personale".

In percentuale rispetto al totale dei dipendenti del Ssn si tratta del 5,16% del totale del personale, diviso nel 4,58% di uomini e 5,47% di donne. La percentuale maggiore è tra l'"altro personale" (composto per lo più proprio di contratti atipici): il 51,86%. Segue il 6,29% dei medici, il 5,32% dei dirigenti non medici e 4,79% del personale non dirigente.

Ripartizione per enti. In valore assoluto la stragrande maggioranza dei precari ( 30.986 unità) lavora nelle Asl e negli ospedali, ma in percentuale sul totale dei dipendenti è il valore più basso: 4,89%.

La percentuale più alta nel Ssn (il 122,97% considerando che alcune unità di personale non sono nemmeno conteggiate nel totale dei dipendenti) spetta invece agli "altri enti regionali". Seguono con il 62,04% di precari, sempre in percentuale sul totale dei dipendenti per tipologia di ente, consorzi, associazioni e comprensori. Poi i Policlinici universitari con il 15,33% di personale con contratti flessibili e al 10,48% le agenzie.

Negli Irccs e negli Izs lavorano rispettivamente il 6,97% e il 7,59% di precari, mentre nelle ex Ipab ce n'è il 5,66% e nelle Arpa, le agenzie per la protezione dell'ambiente, il 5,95 per cento.

I precari del Ssn per Regione. Sempre secondo i dati del Conto annuale 2011, la maggior percentuale di precari sul numero di dipendenti del Ssn è in Valle d'Aosta con il 18,34%, seguita dalla Sicilia con l'11,61%, dal Molise con il 10,69% e dalla Sardegna con 10,37 per cento.

Al contrario, ad avere una percentuale minore di contratti flessibili è il Piemonte (1,80%), seguito da Veneto (1,81%), Toscana (2,44%), Campania (2,72%), Liguria (3%) e Friuli Venzia Giulia (3,65%). Sotto la media nazionale dei precari in sanità del 5,16% ci sono poi Emilia Romagna, Trento e Calabria.

I precari "di genere". La maggior parte dei precari nel Ssn è donna: il 5,47% di tutto il personale rispetto al 4,58% di uomini a livello nazionale (il 68% di tutti i precari). Ma il peso cambia se si guardano le diverse tipologie di analisi.

A esempio tra il personale non dirigente, le donne con contratti flessibili sono il 4,88% contro il 4,60% di uomini, mentre tra i medici le donne salgono al 9,54% e gli uomini "scendono" al 4,27 per cento.

Elevata anche la percentuale di dirigenti non medici con contratto flessibile donna (6,05% contro il 4% di uomini) mentre praticamente tutte le donne tra l'"altro personale" sono precarie contro il 25,11% di uomini.

A livello di enti la situazione dell'"altro personale" si ripete per gli "altri enti regionali" (dove però è il 65,77% di uomini ad avere contratti flessibili).

Nelle Asl il 5,21% dei precari è donna e il 4,30% è uomo, mentre nei Policlinici universitari il 15,87% è di sesso femminile e il 14,41% maschile..

Il bilanciamento è analogo anche per gli altri enti, tranne per le agenzie e per le ex Ipab. Nelle prime infatti il 15,17% di precari è donna, ma non ci sono uomini - unico caso - in questa condizione, mentre le seconde rappresentano l'unica inversione di tendenza con il 5,45% di precari donna e il 6,27% uomo.

A livello regionale infine le differenze maggiori sono in Molise dove il 13,91% dei precari è donna contro il 6,16% uomo, Sicilia con il 15,31% di donne e il 7,93% di uomini e Valle d'Aosta, dove le donne con lavoro flessibile raggiungono il 20,7% contro il 13,33% degli uomini.

In controtendenza sono cinque Regioni. In Emilia Romagna c'è il 4% di precari donna e il 4,22% uomo, in Friuli Venezia Giulia sono rispettivamente il 3,48% e il 4,14%, in Lombardia le donne raggiungono il 6,47% mentre gli uomini il 7,20%, in Piemonte ci sono l'1,75% di lavori flessibili femminili e l'1,93% svolto da maschi e in Basilicata il 6,79% di donne è precario nel Ssn contro il 7,71% di uomini.

Pressoché in equilibrio uomo-donna il Veneto dove la differenza è, a favore degli uomini, dello 0,1% e la Toscana, con una differenza tra i due sessi, sempre a favore degli uomini, dello 0,46 per cento.