Lavoro e Professione

Psichiatra aggredita e uccisa a Bari da un paziente. Gli operatori invocano sicurezza

Morire per mano di un paziente: è successo stamane a Bari a Paola Labriola, 53 anni, psichiatra del Servizio di igiene mentale di via Tenente Casale. La dottoressa, madre di due figli, è stata colpita da 28 coltellate sferrate alle sue spalle da un malato di 44 anni, che era stato già quattro volte al Sim, e che è stato fermato con l'accusa di omicidio volontario.

Il delitto ha riacceso le polemiche sulla sicurezza degli operatori sanitari, in particolare psichiatri, medici di pronto soccorso e guardie mediche. I casi eclatanti, come quello di stamattina, finiscono sui giornali. «Il 90% dei colleghi della guardia medica- spiega Silvestro Scotti, vicepresidente Fimmg - ritiene che l'aggressività sia in netta crescita. La maggioranza riferisce almeno un episodio subito in un anno». Ma Scotti precisa che questi dati «rappresentano solo la punta dell'iceberg»: a preoccupare è l'aumento della conflittualità diffusa, inasprita dalla crisi economica. «I problemi - aggiunge il rappresentante sindacale - si concentrano sulla richiesta di prescrizioni o prestazioni improprie, soprattutto quando gli utenti temono che il rifiuto, per quanto motivato e giusto del medico, possa trasformarsi in una spesa, anche solo per un farmaco non particolarmente costoso. Oppure sulla questione dell'esenzione per reddito, che il medico deve certificare sulla ricetta».

Scotti è chiaro: «Purtroppo si scaricano sui medici tutti i problemi relativi alle inefficienze e al malfunzionamento del sistema sanitario. Ed è per questo che arriva a confrontarsi con lui, nel peggiore dei casi, persino fisicamente».

Lo confermano i dati raccolti nel 2008 dal Centro studi dello Smi (Sindacato medici italiani): su 600 guardie mediche in tutto il Paese, ben 9 medici su 10 durante tutta la loro attività hanno subìto almeno una volta un'aggressione e 8 su 10 ne hanno subìta più di una. In pericolo sono soprattutto le donne. Recarsi in visita domiciliare durante la notte, con mezzi propri, in luoghi non familiari e in casa di sconosciuti, o ricevere gli assistiti in sedi di guardia medica isolate e senza vigilanza sono le situazioni più pericolose, che hanno portato nel 64% dei casi a minacce verbali, nel 20% a percosse, nel 13% dei casi a intimidazioni a mano armata e nell'11% ad atti di vandalismo. Più preoccupante la situazione nei Comuni al di sotto dei 5.000 abitanti in particolar modo al Centro e al Sud.

«La sensazione - dice Salvo Calì, segretario Smi - è che dal 2008 la situazione sia peggiorata. La categoria è spesso lasciata sola, senza alcuna tutela, in strutture inadeguate, in un contesto economico e sociale complesso e drammatico, come quello che attraversa il Paese».

L'Anaao, il maggior sindacato dei medici ospedalieri, invita a considerare la peculiarità della patologia psichiatrica, che «per sua natura comporta una presenza di comportamenti aggressivi e violenti considerati assolutamente non prevenibili». Punta il dito contro il tanto parlare di malasanità che «rischia in tali pazienti di scatenare comportamenti emulativi al fine di ottenere momenti di "celebrità"». E invita a «puntare su modelli organizzativi che privilegino la sicurezza degli operatori e dei pazienti e non la dispersione territoriale e la frammentazione dei punti di erogazione di prestazioni psichiatriche». Senza tacere di ciò che potrebbe accadere tra sei mesi alla chiusura prevista degli ospedali psichiatrici giudiziari, «senza che le Regioni abbiano organizzato le strutture destinate ad ospitare in sicurezza utenti e personale al momento son lasciate al "fai da te " regionale».

L'assessore pugliese alle Politiche della salute, Elena Gentile, riconosce il disagio degli operatori: «Il primo pensiero va ai familiari della dottoressa cui va il cordoglio mio personale e della Regione. Il personale lavora in condizioni oggettivamente difficili e pericolose». Il sindaco di Bari, Michele Emiliano, ha proclamato il lutto cittadino e ha ordinato che due agenti sorveglino i due Sim aperti, «nell'urgenza e in attesa che la direzione generale della Asl predisponga, anche su mia richiesta, la sorveglianza di questi uffici». Troppo tardi per Paola Labriola.

Durissimo il presidente dell'Ordine dei medici di Bari, Filippo Anelli, che ha espresso «sconcerto e dolore per l'omicidio della collega Paola Labriola assassinata mentre prestava le cure al suo carnefice». L'Omceo aveva più volte sollecitato le autorità competenti a rafforzare i sistemi di sicurezza nei confronti degli operatori sanitari. «I medici di questa Regione - sottolinea l'Ordine di Bari - hanno già pagato un prezzo altissimo nell'assicurare il diritto alla salute ai cittadini pugliesi con la morte della dott.ssa Maria Monteduro nel 1999 assassinata a Gagliano del Capo». Venerdì è stato convocato d'urgenza il Consiglio direttivo dell'Ordine.

In serata la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, si è detta «profondamente addolorata» per l'accaduto. «Pur consapevole del fatto che la problematica non si risolve con interventi di ordine pubblico - ha aggiunto - raccolgo l'invito di alcune associazioni sindacali e chiederò al ministro Alfano una valutazione congiunta del fenomeno al fine di prevenire il verificarsi di simili episodi».