Lavoro e Professione

L'indagine: infermieri tra insoddisfazione e orgoglio professionale

Sono orgogliosi della propria professione e del proprio ruolo, ma delusi dalla mancanza di gratificazioni e dalla scarsa attenzione da parte della politica; sottoposti a carichi di lavoro crescenti ma critici sulla gestione del personale da parte delle aziende in cui operano. Sono gli infermieri, secondo un'indagine svolta nel 2012 dal Cergas Bocconi e dal Nursind, sindacato delle professioni infermieristiche, raccogliendo le risposte di 4.300 infermieri attivi in Italia. Le domande hanno riguardato due principali aspetti: 1) status e posizionamento sociale della professione infermieristica e 2) le condizioni di lavoro degli infermieri in ospedale.

Un forte orgoglio, quindi (ben il 74% dei rispondenti si dice sicuramente orgoglioso della propria professione), e una forte identificazione con il proprio ruolo, che però si accompagna a una marcata percezione di basso riconoscimento da parte di società (pur in miglioramento), politica e mezzi di comunicazione. Il riconoscimento sociale è "basso" o "molto basso" per circa la metà dei rispondenti e solo una risposta su dieci dichiara uno status "alto" o "molto alto".

Ancora più negativi sono i giudizi verso la politica, giudicata poco attenta alla professione. Il 69% dei rispondenti si dice sicuro di ciò.

Rilevanti altri due punti del sondaggio: il graduale aumento dei carichi di lavoro sia fisico che mentale (l'80% delle risposte denuncia un carico di lavoro fisico elevato ) e una gestione aziendale del personale giudicata insufficiente e inefficace. A percepire "sicuramente" il riconoscimento del proprio datore di lavoro è solo l'8% dei rispondenti e in modo "appena sufficiente" il 27 per cento.

Un'ulteriore problema riguarda il rapido invecchiamento della professione. Ben il 40% di chi ha risposto appartiene alla classe di età 41-50 anni, mentre quella 0-30 rappresenta soltanto il 13% del totale. Dati che mettono una pesante ipoteca sul futuro turnover. Considerando il quadro attuale, a partire dal 2025 è infatti possibile prevedere importanti difficoltà nel ricambio professionale. In altri termini, il numero di infermieri che andrà in pensione annualmente sarà maggiore del numero di nuovi infermieri formati in Italia e disponibili a cominciare la propria attività professionale. E questo succederà in uno scenario in cui, considerate le tendenze demografiche ed epidemiologiche della popolazione, il fabbisogno di assistenza non sarà certo inferiore all'attuale.

L'analisi sulla fotografia dell'infermiere italiano ha poi beneficiato della comparazione con Germania e Paesi Bassi, resa possibile da una ricerca promossa dalla Cesi (Confederazione europea dei Sindacati indipendenti). Punto di partenza per questo confronto è il lusinghiero giudizio che gli infermieri italiani danno della propria professione (cfr. tabella). Infatti, oltre due infermieri su tre sceglierebbero nuovamente la propria professione. Più della metà lo farebbe "sicuramente". Meno di un infermiere su cinque afferma invece che opterebbe per un altro percorso professionale.

Tali risultati sono importanti e decisamente migliori rispetto a quelli di Germania e Paesi Bassi, dove più del 50% degli infermieri oggi sceglierebbe un lavoro diverso.

L'analisi completa dei risultati dell'indagine Nursind sul n. 33 de Il Sole 24 Ore Sanità (per gli abbonati)