Lavoro e Professione

Rischio stress per i dirigenti d'impresa Ue, ma in sanità lavoratori informati e più prevenzione

di Rosanna Magnano

Dirigenti d'impresa europei sempre più esposti al rischio di stress e deterioramento della salute mentale e fisica a causa dei cambiamenti che stanno intervenendo nel mondo del lavoro. Soluzioni mirate solo in un terzo delle aziende e la pressione del tempo si sente anche in sanità. Di contro, nelle aziende sanitarie europee si fa più prevenzione che in altre tipologie di impresa, si adottano più frequentemente contromisure, come corsi di formazione e nuovi modelli organizzativi, e i lavoratori sono comunque più informati sui rischi correlati allo stress. E' quanto emerge dall'indagine dell'Eu-Osha (Agenzia europea per salute e la sicurezza sul lavoro, diffusa in occasione della Settimana europea per la salute e la sicurezza sul lavoro.

La pressione del tempo. Per quanto riguarda i fattori che contribuiscono ai rischi psicosociali, le principali preoccupazioni dei dirigenti sono «pressione del tempo» (52 %) e «dover gestire clienti/pazienti difficili» (50%). La pressione del tempo è riportata più comunemente come preoccupazione nelle imprese più grandi e nel settore immobiliare (61%), e nei Paesi scandinavi (più elevata in Svezia, all'80 %), mentre è più bassa in Italia (31 %), Ungheria (37 %) e Lettonia (41%).

Scarsa prevenzione in azienda. Meno di un terzo delle imprese nell'Unione europea-27 riferisce di possedere procedure per affrontare il bullismo o le molestie (30 %), la violenza legata al lavoro (26 %) o lo stress legato al lavoro (26 %). La prevalenza maggiore è riportata nelle imprese più grandi. Queste procedure più formalizzate sono diffuse solo in alcuni paesi, e le frequenze maggiori sono riportate in Irlanda, Regno Unito, paesi scandinavi e Belgio. Per settore, queste procedure sono più frequenti nei settori della sanità e dei servizi sociali, istruzione e intermediazione finanziaria. Risultati che potrebbero potrebbero dipendere dalla natura del lavoro in questi specifici settori e dal livello di sensibilizzazione e di abitudine nel trattare rischi psicosociali in questi paesi specifici.

Le contromisure. Tra le misure adottate, «offerta di formazione» (58 %) e «cambiamenti nel modo in cui è organizzato il lavoro» (40 %) sono quelle riportate più di frequente. La percentuale è più elevata nelle grandi imprese, mentre il settore della sanità e dei servizi sociali riferisce le cifre più elevate in tutte le categorie misurate. Anche in questo caso, le misure per gestire i rischi psicosociali sul lavoro sono riportate più spesso in Irlanda, Regno Unito, paesi scandinavi e Paesi Bassi. Un numero inferiore di misure psicosociali viene adottato nelle piccole imprese, nei paesi dell'Europa meridionale e nel settore manifatturiero.

Informazione. Il 53% delle imprese riferisce di informare i propri dipendenti sui rischi psicosociali e sui loro effetti sulla salute e sulla sicurezza, mentre il 69% li informa su chi contattare in caso di problemi psicosociali legati al lavoro. In entrambi i casi, le grandi imprese riferiscono frequenze più elevate. L'informazione ai dipendenti sui rischi psicosociali e i loro effetti sulla salute e la sicurezza è riferita più frequentemente nel settore minerario e delle cave (71%) e nel settore della sanità e dei servizi sociali (69%). Le informazioni su chi contattare in caso di problemi psicosociali legati al lavoro sono fornite con maggiore frequenza nei settori della sanità e dei servizi sociali (83%) e dell'istruzione (73%).