Lavoro e Professione

Cure palliative: con un emendamento alla legge di stabilità la possibile soluzione al problema dei palliativisti precari

di Rosanna Magnano

Si è chiuso con una buon notizia per i palliativisti il XX Congresso nazionale della Società italiana cure palliative (Sicp) - a Bologna dal 27 al 30 ottobre - che potrebbe risolvere la questione dei medici «senza specializzazione», a rischio di ritrovarsi esclusi dalle reti di erogazione dell'assistenza: grazie a un emendamento presentato dalla Commissione Igiene e Sanità del Senato alla legge di stabilità le centinaia di medici da anni lavorano nelle reti di erogazione delle cure palliative ma che non rientrano nei profili previsti dall' art. 5 della Legge 38/2010, potrebbero continuare a operare.

L'emendamento è stato approvato all'unanimità da parte dei rappresentanti di tutti i gruppi politici presenti in Commissione ed è stato già depositato presso la Commissione Bilancio del Senato. A darne notizia durante il Congresso Sicp è stata una lettera della presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato, la senatrice Emilia Grazia De Biasi.

Il testo dell'emendamento è il seguente:
"All'Articolo 5 della Legge 15 marzo 2010, N. 38, dopo il secondo periodo, è aggiunto il seguente: sono idonei ad operare nelle Reti per le Cure Palliative pubbliche o private accreditate i medici che, indipendentemente dal possesso di una specializzazione, alla data di entrata in vigore della presente Legge documentino una esperienza almeno quinquennale nel campo delle Cure Palliative, previa certificazione dell'attività svolta rilasciata dalla Regione sulla base di criteri determinati con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro della Salute, previa Intesa con la Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Provincie Autonome di Trento e di Bolzano."

Sulla stessa questione si era già prounciata la Conferenza Stato Regioni del 17 ottobre scorso in merito al testo dell'accordo sull'individuazione delle figure professionali competenti in cure palliative e terapia del dolore.

La Conferenza aveva infatti espresso avviso favorevole al provvedimento «a condizione che il Governo si impegni a risolvere entro la fine dell'anno in sede legislativa la questione dei medici senza specializzazione con esperienza triennale e che l'accordo potrà essere applicato solo dopo l'approvazione di questa norma».

Il quadro normativo. A tre anni dall'approvazione della legge 38/2010, come emerso dal dibattito che si è sviluppato nel corso del congresso Sicp, le Regioni stanno progressivamente attuando, sia pure in modo ancora non omogeneo, quanto previsto dalle norme approvate; sono stati attivati da parte del ministero della Salute specifici flussi informativi che permetteranno in futuro di ottenere un quadro sempre più preciso del livello di sviluppo e organizzazione delle cure palliative domiciliari e in hospice; è stata approvata una disciplina medica autonoma di cure palliative che identifica in modo preciso i contenuti specifici di conoscenze e competenze necessari per svolgere questa professione.

Lo scenario e il nodo dei costi. Oltre al capitolo normativo, il congresso Sicp ha puntato l'obiettivo anche sul ruolo delle cure palliative, che sarà sempre più centrale in un contesto nel quale i servizi sanitari e di welfare di tutto il mondo si confrontano con la necessità di dover dare risposte efficaci ai bisogni di una popolazione crescente di malati sempre più anziani, affetti da patologie cronico-degenerative in fase avanzata o terminale, in condizioni cliniche di estrema fragilità e di grave sofferenza.

Per questi malati, le cure vengono ancora oggi erogate spesso in modo frammentato e non coordinato, con ripetute ospedalizzazioni che si traducono talvolta in trattamenti inappropriati e costosi. Analisi recenti condotte negli Stati Uniti hanno evidenziato che per assistere e curare il 5% della popolazione, composta in gran parte di malati con le caratteristiche descritte, viene utilizzato il 50% delle spese sanitarie complessive di quel paese.

Le cure palliative possono portare nuove soluzioni su differenti livelli: se applicate in modo competente e coordinato, si sono infatti dimostrate in grado di ridurre in modo significativo la sofferenza legata ai sintomi, di migliorare la qualità di vita, di ridurre una "aggressività" inappropriata delle cure alla fine della vita e di aumentare la possibilità per i malati di essere assistiti a casa se lo desiderano. Ma anche di abbattere i costi dell'assistenza.

Secondo uno studio americano un dollaro investito in cure palliative domiciliari fa risparmiare da 1 a 2 dollari per altre cure, con un calcolo stimato di risparmi di 3.200 dollari per paziente durante l'ultimo mese di vita. I servizi di consulenza di cure palliative in ospedale riducono di oltre il 50% i costi delle cure prestate alla fine della vita. Adler et al. (2009) hanno valutato che questo tipo di servizi riducono del 40% quanto viene speso per questi malati nell'ultimo mese di vita e del 17% negli ultimi sei mesi, con un risparmio medio per malato di circa 2.300 dollari.

In Italia il buco nero è in corsia. Nel nostro Paese si comincia a comprendere l'importanza delle cure palliative come risposta alla malattia inguaribile e a vedere i primi risultati positivi, grazie ai servizi domiciliari e agli hospice. Strutture e reti, che sono ormai diffusi e spesso disponibili in gran parte del territorio nazionale. Ma c'è un gap da colmare negli ospedali, dove c'è molta meno consapevolezza ed esperienza. Ed è proprio qui, nei grandi ospedali, dove si ritrovano tutte le specializzazioni della medicina moderna e dove si salvano tante vite, ma anche dove un numero considerevole di pazienti trascorre la fase terminale della vita, che le cure palliative sarebbero necessarie e invece, inspiegabilmente, il modello resta carente.

PER APPROFONDIMENTI SULLE TEMATICHE DEL CONGRESSO SICP SI VEDA «IL SOLE 24 ORE SANITA'» N. 40/2013

I numeri del congresso

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