Lavoro e Professione

Rasi (Ema) contro le Regioni: «Ci sono 23 cancri in questo Paese». Rossi (Toscana) a muso duro: «Tu figlio della peggiore lottizzazione»

di Manuela Perrone

Dopo l'attacco alle Regioni di Giacomo Milillo , il segretario dei medici di famiglia della Fimmg, oggi parole durissime sono arrivate dal direttore esecutivo dell'Ema (European Medicines Agency), ex direttore generale Aifa, Guido Rasi. Che, proprio davanti alla platea del congresso Fimmg, ricollegandosi a Milillo che aveva bollato come «feudale» il sistema federalista, è andato oltre. «Ci sono 23 cancri in questo Paese e sono le Regioni», ha detto. «Scendete in piazza per chiedere l'abolizione del titolo V della Costituzione».

Pungente la replica di Enrico Rossi, governatore della Toscana: «Un attacco così violento e indiscriminato contro le Regioni non può che stupire, soprattutto se a lanciarlo è un certo signor Rasi, a suo tempo, se ben ricordo, messo all'Agenzia del farmaco sulla base delle peggiori logiche spartitorie nazionali». Per Rossi, Rasi dovrebbe ricordare che «ci sono Regioni che hanno salvato il Servizio sanitario nazionale, controllando la spesa, alcune, come la mia, addirittura certificando i bilanci, e che hanno garantito, anche tramite finanziamenti alla medicina generale, i servizi sul territorio pur a fronte di importanti tagli».

Il presidente della Toscana propone di «ritrovare la strada della concertazione e dell'accordo sugli obiettivi tra i medici di famiglia e le Regioni. Se si pensasse di riportare tutto a Roma, alle clientele politiche di vecchia memoria, per difendere interessi corporativi, si commetterebbe un errore madornale, soprattutto a danno dei cittadini».

No, dunque, alla tentazione di tornare al centralismo. Sì, invece, alla ripresa di politiche nazionali per il servizio sanitario. «Si fissino obiettivi per le Regioni, non solo economici ma anche di qualità, si faccia il monitoraggio e si promuovano le esperienze migliori», dice Rossi. «In questo senso il Governo ha dato un segnale importante, tutelando per la prima volta dopo anni la spesa sanitaria. Adesso non sono consentite a nessuno fughe in avanti».

Intanto anche i pediatri della Fimp si dicono perplessi sulla bozza di atto di indirizzo anticipata dal Sole-24 Ore Sanità . Due i punti «da chiarire»: il principio della riforma "isorisorse" e i diritti sindacali. «Non riteniamo possibile - afferma il presidente Alessandro Ballestrazzi - che la realizzazione delle forme aggregative, in particolare quelle complesse multiprofessionali, sia finanziata da risorse reperite all'interno del valore economico delle convenzioni, attraverso la conversione di alcuni storici istituti contrattuali». I fondi vanno invece reperiti dal contenimento degli sprechi e dalla riorganizzazione della rete ospedaliera.

Quanto ai diritti sindacali, il presidente Fimp rammenta che «il rapporto di lavoro dei medici convenzionati è di natura libero professionale, per cui il compenso è correlato al numero degli assistiti in carico e non costituisce uno stipendio». Non è tantomeno stipendio - continua Ballestrazzi - «quello che deriva dall'attività sindacale, così come posto da alcuni in modo non corretto». «Di fronte a tali gravi presupposti economici e alle inesatte dichiarazioni sui diritti sindacali che fa apparire in modo non corretti i sindacalisti come degli speculatori - è la conclusione - la Fimp esprime tutte le sue perplessità e chiede un chiarimento nelle sedi più opportune in vista dell'inizio delle trattative per il rinnovo degli Acn».

Molto più morbidi gli specialisti ambulatoriali del Sumai che oggi hanno applaudito all'accordo sui costi standard auspicando la distensione dei toni: «Non possiamo che apprezzare l'intesa - ha commentato il segretario Roberto Lala - che vogliamo intendere come un cambio di rotta nelle relazioni tra le Regioni e delle stesse con i professionisti. Il mio riferimento è allo sblocco dell'atto d'indirizzo per far partire le trattative e al coinvolgimento dei medici, insieme a Regioni e Governo, nei lavori per la stesura del Patto della Salute».