Lavoro e Professione

Competenze infermieristiche, Silvestro (Ipasvi): «Subito un chiarimento: l'intersindacale ha dichiarato guerra? E noi in guerra andremo»

«Abbiamo letto con crescente stupore la lettera che il 20 novembre i sindacati della dirigenza medica e sanitaria hanno inviato al ministro Lorenzin e, per conoscenza, al presidente della Conferenza Stato Regioni, al coordinatore Commissione salute delle Regioni, al presidente Comitato di settore comparto sanitario (VEDI ) in merito alla bozza di accordo inerente lo sviluppo delle competenze infermieristiche», ha scritto Annalisa Silvestro, presidente dei Collegi infermieri Ipasvi, sul sito ufficiale degli infermieri apprendendo della lettera dell'intersindacale medica che boccia il documento sullo sviluppo delle competenze infermieristiche.

«Ma non capisco da dove viene fuori il diritto di veto dell'intersindacale - dichiara Silvestro a Il Sole-24 Ore Sanità - non capisco cosa c'entri la loro valutazione i cui contenuti non trovo sul documento. A che titolo l'intersindacale medica pone il veto? E' sovraordinata alle Regioni o al ministro?»

«A questo punto - afferma - non è più un fatto tecnico, ma un fatto politico: non si vuole cambiare nulla, è evidente. Ma se si bloccano gli infermieri si blocca tutto e visto che abbiamo il pacchetto di maggioranza stavolta lo metteremo sul tavolo . O ci si spiega, ci si chiarisce oppure ci hanno dichiarato guerra? E noi, a malincuore, in guerra ci andiamo».

Il punto del problema secondo Silvestro è che dopo un lungo periodo è stato approvato il documento «proposto dalle stesse Regioni che temevano la famosa gobba pensionistica dei medici per cui usciranno dal sistema nel giro di un quinquennio un numero significativo di professionisti e caldeggiata dall'allora ministro della Salute Renato Balduzzi perché fosse un'azione vissuta nel modo più programmatico possibile: se i medici sono destinati a diminuire si deve pensare a come garantire i servizi e la risposta sanitaria, senza ovviamente toccare la clinica».

E per questo Silvestro non ha dubbi: «Ho professinisiti che sono gli infemieri che hanno una formazione riconosciuta: tutti con la laurea triennale, un numero consistente con quella quinquennale, sono in possesso di master, e più d'uno anche, stanno facendo esperiene assistenziali rilevantissime e non abbiamo segnalazioni di "sfracelli" in sanità, dunque, dice chi ha la potestà di decidere, "sfruttiamo questa potenzialità"».

In questo modo secondo Silvestro, gli infermieri «vedrebbero riconosciuto il percorso formativo che hanno alla luce del sole e non sottobanco con la copertura di sperimentazioni e potrebbero lavorare per quello che sono capaci di fare. Abbiamo detto tutti che sul territorio l'acuzie non regge più, che la medicina di attesa non regge più e serve una presenza d'iniziativa, educazione, prevenzione, seguire i pazienti nella terapia, aiutarli nell'autocura, occuparsi dell'assitenza domiciliare. E il percorso attivato dal documento, previsto da una legge dello Stato del 2006, va in questa direzione».

«In questo momento - conclude Silvestro - non è prioritario controbattere sugli argomenti più che discutibili portati dall'intersindacale quanto del potere di veto che in tal modo quelle organizzazioni sindacali ritengono di poter esercitare sulla professione infermieristica, così come su tutte le professioni sanitarie individuate e regolamentate da leggi dello Stato.
Il problema non è tecnico; il problema è politico. Oggi stesso è partita una nota di integrazione dell'ordine del giorno del Consiglio nazionale che si svolgerà il 29 novembre a Firenze così strutturata: «Bozza di accordo sull'evoluzione delle competenze infermieristiche; veto dell'intersindacale della dirigenza medica e sanitaria. Analisi e definizioni conseguenti»: decideranno gli infermieri cosa fare».