Lavoro e Professione

Rischio sfratto a Roma per 4.900 studi dentistici: colpa dell'adeguamento catastale

Sfratto in vista per il 70% dei circa 4.900 studi dentistici di Roma. Colpa di una norma sull'adeguamento della classe catastale degli studi dei liberi professionisti (dentisti, avvocati, architetti, commercialisti), imposta dal Comune, in base alla legge che prevede che i Comuni «constatato il mancato classamento di unità immobiliari, richiedano ai titolari di diritti reali la presenza di atti di aggiornamento catastale».

L'allarme arriva da Sabrina Santaniello, consigliere dell'Ordine dei medici di Roma e componente della Commissione Albo odontoiatri (Cao) della Capitale.

Il cambio di destimazione da uso abitativo a uso commerciale è complesso, nonostante un accordo firmato nel 2007 con la Regione Lazio, che ha concesso una deroga e i proprietari difficilmente accetteranno di adeguare i loro immobili. «Senza contare - spiega Santaniello - che se il professionista non si adeguerà alla normativa, il Comune farà scattare d'ufficio l'adeguamento, facendo pagare ai proprietari degli immobili anche gli arretrati di Imu e Ici degli ultimi 5 anni».

Per i proprietari degli immobili il prezzo da pagare potrebbe essere molto alto. Tanto da spingerli a recidere il contratto con l'affittuario. «Credo che allo stato attuale - spiega Santaniello - sia molto probabile che ci sia un aumento di contenziosi tra i proprietari dell'immobile, se diversi dal dentista che è l'affittuario. Questo perché il cambio di destinazione d'uso, soprattutto nei casi di colleghi che hanno questo tipo di contratto d'affitto, porterà altri problemi, in quanto l'autorizzazione che viene data dalla Regione non è legata al professionista ma allo studio. Quindi, in questo caso, il professionista che si troverà a chiedere al proprietario dell'appartamento in cui esercita di cambiare destinazione d'uso, molto probabilmente si troverà costretto ad andare via proprio perché il proprietario, con l'aumento inevitabile delle spese fiscali, non sarà d'accordo».

Secondo Santaniello, in questa situazione potrebbero trovarsi circa il 70% degli studi censiti e tutti dovranno ricominciare daccapo con una nuova autorizzazione. «In quanto consigliere dell'Ordine dei medici di Roma e vicepresidente dell'Andi (Associazione nazionale dentisti italiani) - aggiunge Santaniello - sono a contatto con molti colleghi, e devo dire che c'è un generale malcontento, oltre che voglia di manifestare il proprio dissenso, da parte di coloro che da sempre lavorano in regola e che a fine carrieracredono sia un loro diritto acquisito continuare a farlo. E' per questo che, attraverso i loro rappresentanti, chiedono alle istituzioni di guardare più alla qualità, al decoro e ai titoli del professionista, piuttosto che alla categoria catastale».

La Cao di Roma, a ogni modo, ha già preso contatti con il Comune, in particolare con Giovanni Caudo, assessore alla Trasformazione urbana: «Lo ha invitato - sottolinea Santaniello - a fornire chiarimenti in merito all'aggiornamento catastale degli studi, proprio per cercare di arrivare a un accordo e di aprire un dialogo con le istituzioni».

Ora, quindi, la palla passa al Comune. «Ripeto - afferma Santaniello - ci aspettiamo dei chiarimenti, ma sono certa che arriveranno. I nostri rappresentanti hanno anche incontrato sia Aequa Roma, insieme all'ufficio del catasto, sia l'Ama, e dopo aver esposto le nostre considerazioni, entrambi hanno manifestato un buon proposito nell'affrontare le rispettive questioni, per verificare insieme i margini di trattativa per una possibile risoluzione. E noi, ovviamente, speriamo in un dialogo risolutivo che possa evitare da parte nostre ulteriori azioni».