Lavoro e Professione

Ricerca Censis-Ipasvi: infermieri, futuro sul territorio

Puntare sulla riqualificazione (upgranding) dell'infermiere, superare il tabù della libera professione, sfruttare le potenzialità del territorio, come futuro spazio di crescita del sistema sanitario. Prima, fuori e oltre l'ospedale. Sono queste le parole d'ordine che emergono da uno studio Censis per l'Ipasvi: «Costruire la buona sanità del futuro: l'upgrading delle professioni infermieristiche come risposta di qualità in sanità», presentato in anteprima da Il Sole-24 Ore sanità sul numero 46/2013 (VEDI ).

Il gradimento per la professione
Il gradimento della professione, nonostante i «disboscamenti» operati dalla spending review, è ancora intatto.
Infatti, l'84,2% degli italiani afferma che, a un figlio, parente o amico che desiderasse iscriversi al corso di laurea in Scienze infermieristiche e chiedesse un consiglio, direbbe di farlo. Nella percezione collettiva, quella del nursing, rappresenta quindi un'opportunità.
Eppure la professione ha pagato un prezzo molto alto alle politiche di contenimento dei costi in sanità e alla riorganizzazione della rete ospedaliera. Nelle Regioni in piano di rientro si registra infatti un taglio di oltre il 31% del ruolo sanitario, che vuol dire una riduzione del 32,6% del personale dipendente degli ospedali, di quasi il 31% di medici e di oltre il 32% di infermieri. Nelle altre Regioni i tagli sono stati rispettivamente pari a -25%, -26%, -27% e -22 per cento.

Si punta al territorio
Allora in prospettiva è necessario superare i confini della struttura ospedaliera e guardare al territorio. «Per il futuro è presumibile che la domanda di prestazioni infermieristiche - si legge nel Rapporto Censis - relativa all'assistenza domiciliare e a quella sul territorio sia destinata a crescere in maniera forte, tenuto conto dei tassi di longevità attesi e di quelli connessi e relativi alle patologie croniche e alla non autosufficienza».

La libera professione
Anche facendo leva sulla libera professione. Il mercato è interessante e genera una domanda vivace, sebbene ancora parcellizzata. «Si è di fronte, in sostanza - spiega il Censis - a un mercato significativo in termini di risorse mobilitate, che oggi assume la forma di uno scambio prevalentemente molecolare tra unità familiari e singoli infermieri, anche se va detto che vi sono anche esperienze di cooperative o di altri organismi associati. Ma la parte preponderante dello scambio di prestazioni infermieristiche sul mercato privato avviene con scambi minuti, appunto molecolari».

Già a partire dall'indagine Censis-Ipasvi del 2012, è possibile stimare in circa 3 milioni gli italiani maggiorenni che dichiarano di avere fatto ricorso a un infermiere pagando direttamente di tasca propria le prestazioni. Di questi, 1,4 milioni hanno fatto ricorso a un infermiere privato per avere assistenza continuativa e 1,6 milioni per avere una prestazione una tantum. Il valore monetario delle prestazioni scambiate in questo ambito risulta di oltre 850 milioni l'anno. Gli infermieri che attualmente svolgono attività libero-professionale sono 45.000.
Ampi spazi si possono trovare nell'assistenza domiciliare a pazienti oncologici. Dalla ricerca Censis emerge che per i 958mila pazienti di patologie oncologiche con diagnosi di tumore da meno di 5 anni, la spesa media annua è di oltre 285 euro, cifra che sale a 811 euro per i pazienti con tumore al colon retto, ed è pari a 263 euro per pazienti con tumore alla mammella. La spesa totale italiana annua risulta pari a 287 milioni di euro.

Quale crescita
Le potenzialità di crescita per il lavoro infermieristico quindi ci sono, ma si scontrano con la tendenza, da parte di ampi segmenti di pazienti, a ricorrere a diverse e spesso inappropriate forme del care. Generalmente per problemi di budget familiare, è all'esercito delle cosiddette badanti - oltre 1 milione, in prevalenza donne e straniere - che vengono affidate la cura e l'assistenza a domicilio delle persone non autosufficienti. Un settore, quello della domiciliarità privata, che solo per i pazienti oncologici vale 1,9 miliardi l'anno.
Una domanda che non potrà essere soddisfatta dall'attuale assistenza domiciliare integrata, ma che richiede nuovi modelli, spesso accompagnati da un concreto upgrading della professione infermieristica.
Esempio innovativo nel territorio della funzione infermieristica è, a esempio, quello legato alla figura dell'infermiere di comunità.
Nella messa a regime del modello dell'infermiere di comunità, viene utilizzato un parametro numerico pari a 1 infermiere di comunità ogni 3.500 abitanti. «Ipotizzando di estendere il modello a tutto il territorio nazionale - sottolineano gli esperti - occorrerebbero circa 18mila infermieri opportunamente preparati e, qualora il parametro fosse invece di 1 infermiere di comunità ogni 2.500 persone, occorrerebbero 24.000 infermieri». Una capacità occupazionale del «territorio» che supera di gran lunga il taglio subìto dal personale infermieristico ospedaliero tra il 2001 e il 2010.