Lavoro e professione

Nuove competenze infermieristiche: perché i medici dicono no. Documento dei sindacati alla Salute

La bozza di di accordo Governo e Regioni per la ridefinire, implementare e approfondire le competenze e le responsabilità professionali dell'infermiere e dell'infermiere pediatrico proprio non piace ai sindacati della dirigenza del Ssn. Che dopo l'attacco frontale di fine novembre (VEDI ) mettono in fila le loro ragioni che hanno consegnato al sottosegretario alla Salute Paolo Fadda.

Secondo Anaao Assomed, Cimo-Asmd, Aaroi-Emac, Fvm, Fassid,
Cisl medici, Fesmed, Anpo-Ascoti-Fials medici, Aupi e Sinafo con i nuovi modelli di organizzazione ospedaliera la probabilità di sovrapposizioni giuridico-istituzionali e gestionali è sempre più elevata, nonostante il Dlgs 502 «sia estremamente chiaro nell'attribuire "Ai dirigenti con incarico di direzione di struttura complessa …., oltre a quelle derivanti dalle specifiche competenze professionali, funzioni di direzione e organizzazione della struttura, da attuarsi,.... anche mediante direttive a tutto il personale operante nella stessa, e l'adozione delle relative decisioni necessarie per il corretto espletamento del servizio e per realizzare l'appropriatezza degli interventi con finalità preventive, diagnostiche, terapeutiche e riabilitative, attuati nella struttura loro affidata. Il dirigente è responsabile dell'efficace ed efficiente gestione delle risorse." D'altro campo - scrivono i sindacati della dirigenza - di fatto, oggi gli unici esposti a rischi elevati sotto il profilo della responsabilità personale e professionale, chiamati a rispondere sempre in prima persona di qualunque criticità assistenziale, sono i medici»

Secondo la lettera a Fadda obbligo di chi governa è quelo di proporre soluzioni attente all'efficacia e alla sicurezza delle prestazioni sanitarie erogate, in una strategia coordinata e una sinergia integrativa rispettosa di tutte le professioni, compresa quella medica, garantita e resa specifica dallo Stato a tutela dei cittadini. L'implementazione delle competenze delle altre professioni sanitarie, così come l'introduzione di nuovi modelli organizzativi, secondo i sindacati «necessita, nel rispetto della legislazione concorrente, di strumenti e di soluzioni condivise da tutti gli operatori e senza dubbi sulla loro legittimità».

«Non è tempo di conflitti o di crociate - si legge nella lettera - essendo tutti i professionisti sanitari impegnati in prima linea nello stesso campo d'azione; per cui occorre ricercare la cooperazione, piuttosto che la competizione, nel raggiungimento di obiettivi comuni».

Secondo medici e dirigenti «nessuno vuole impedire agli Infermieri di realizzare legittime aspirazioni di crescita professionale», per cui i sindacati sono, comunque, interessati a proposte di relazioni tra le professioni sanitarie funzionali a modelli di organizzazione del lavoro «rispettosi delle competenze delle categorie interessate, all'interno del tessuto unitario del servizio sanitario nazionale».

A dimostrazione che la collaborazione multi-professionale in Sanità può realizzarsi, i sindacati ricordano nella lettera il recente accordo (VEDI) tra radiologi, tecnici di radiologia medica e fisici «senza contrapposizioni né tantomeno guerre» e grazie al quale «con regole di sistema, chiare, dove le parole "diagnosi" e "prescrizione" sono attribuite con precisione alla competenza dei medici radiologi. Una precisione che invece - si legge nella lettera - manca completamente nei documenti elaborati anche quando si parla di terapia e di certificazione».

E per tutto questo - e per le ragioni più tecniche spiegate nella stessa lettera - i sindacati concludono senza appello affermando che «non ritengono di poter condividere» la bozza di accordo.