Lavoro e professione

Ginecologi verso sciopero. Lorenzin: «Misure a maggio»

Nuovo stato d'agitazione e minaccia di sciopero per ginecologi e ostetrici, a un anno esatto dallo sciopero nazionale che il 12 febbraio 2013 aveva bloccato tutte le sale parto pubbliche e private. Ad annunciarlo oggi le società scientifiche Sigo, Aogoi, Agui, Agite, Aio, Acoi, Cic e le organizzazioni sindacali Aaroi Emac, Cimo Asmd e Fesmed. Il ministro Lorenzin promette: «Misure organiche entro maggio».

Nel mirino della categoria le 40mila nascite registrate ancora ogni anno nei 128 punti nascita che seguono meno di 500 parti l'anno e che per legge dovrebbero essere chiuse, trovandosi al di sotto dello standard minimo individuata dall'Accordo Stato-Regioni del 2010 ovevro essendo dotate di strumentazioni inadeguate e di un insufficiente livello di sicurezza. Tra i requisiti per la ristrutturazione della rete l'Accordo aveva previsto inoltre la presenza della guardia ginecologica e pediatrica attiva h24, un numero adeguato di ostetriche nei reparti e alla predisposizione di sale operatorie vicino alle sale parto. Obiettivo: la messa in sicurezza dei punti nascita, da abbinare ad una nuova legge sulla responsabilità professionale per limitare il contenzioso medico legale. A distanza di un anno nulla di quanto richiesto dai medici è stato attuato.

Nel 2010 l'allora ministro della Salute, Ferruccio Fazio aveva stimato che i punti nascita da chiudere o mettere in sicurezza fossero 158: da allora - è stato denunciato oggi nel coso di una conferenza stampa - se ne sarebbero chiusi in realtà non più di una trentina e cioè meno del 20%. Nelle restanti strutture i professionisti sono costretti ad operare in condizioni di rischio,senza il paracadute delle moderne tecnologie e talvolta, anche senza le apparecchiature indispensabili per una moderna medicina.

In cima alle peoccupazioni dei medici il crescente ricorso delle aziende sanitarie all'auto-assicurazione, la crescita dei contebnziosi alla Corte dei Conti, il costo crescente della medicina difensiva, che tra esami e interventi inutili effettuati di fatto solo per "auto protezione" da parte dei sanitari, nella speranza di evitare possibili contenziosi futuri con i pazienti e i loro avvocati, tocca ormai i 12 miliardi di euro l'anno.

La legge "Balduzzi" (189/2012) - ricordano i professionisti nell'ultimatum lanciato oggi a Governo, Parlamento e Regioni - stabiliva che, su proposta della Salute, entro il 30 giugno 2013, venisse emanato il decreto del Presidente della Repubblica finalizzato ad agevolare l'accesso alla copertura assicurativa degli esercenti le professioni sanitarie: «I tavoli tecnici convocati a questo scopo hanno concluso i loro lavori da oltre sette mesi e del decreto non si vede traccia. E intanto le compagnie assicurative si ingrassano».

A stetto giro la puntualizzazione del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin: «'Non e' che sulla medicina difensiva non sia stato fatto nulla - ha detto - ma io ho trovato un tavolo deserto, a partire dalle assicurazioni. Stiamo predisponendo nuove misure che presenteremo a maggio per affrontare organicamente il problema della colpa medica e sconfiggere la medicina difensiva»