Lavoro e professione

Manager&stipendi, le risposte di Fiaso e Federsanità

La Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso) e Federsanità-Anci intervengono per commentare le ipotesi di un prossimo taglio agli stipendi dei manager sanitari annunciate dal premier Renzi. Da un lato ricordando l'esistenza di un tetto ben definito per un ruolo di responsabilità che riguarda aziende ad alta complessità, dall'altro ribadendo la necessità di attrarre risorse qualificate per il Ssn pur in un ottica di contenimento dei costi.

"Il Premier riferendosi ai direttori generali di Asl e Ospedali - dichiara in una nota Valerio Fabio Alberti, presidente Fiaso - ha ipotizzato un taglio da 300 a 250mila euro del loro stipendio. Valori economici più o meno in linea con quelli dei manager che dirigono aziende ad alta complessità e con fatturati che arrivano a superare il miliardo. Peccato che nelle aziende sanitarie pubbliche la realtà sia ben diversa, con Dg di Asl e Ospedali ancorati da anni a una retribuzione media di 136mila euro».

«Meno di quanto prendono i loro più stretti collaboratori - continua Alberti - ossia i medici capi dipartimento e oltre la metà di quanto percepito nel privato da chi conduce aziende di analogo peso. E a proposito della proposta governativa di fissare tetti alle retribuzioni è bene ricordare che i Dg un limite lo hanno già : sono i 300 milioni di lire, ossia 150mila degli attuali euro, stabiliti da un Dpcm del 2001"


"Abbattendo ulteriormente le retribuzioni – conclude Alberti - corriamo il serio rischio di selezionare in futuro solo pensionati o yes man della politica. Non esattamente quel che ci vuole per affrontare la questione centrale in questo momento per la nostra sanità: quella di elevare il profilo del suo management, chiamato alla sfida di dover garantire più elevati livelli di prestazioni nell'ambito di una politica di contenimento dei costi".

Rispetto alle dichiarazioni del premier Renzi, Enzo Chilelli, direttore Federsanità-Anci ricorda dal canto suo che «il management delle aziende sanitarie è affare complesso che va gestito con risorse umane qualificate e retribuite secondo modalità che non possono essere al di sotto degli standard di questo Paese. Si tratta poi di Contratto libero professionale con tutele inferiori, rispetto a quello dei dirigenti pubblici».

«Le sfide di sostenibilità della sanità pubblica - conclude Chilelli - a cominciare dalla crescita della popolazione anziana e dalle tempeste della realtà economica internazionale, richiedono manager di grande livello, capaci di portare competenze ed innovazione nel sistema. Sarà difficile trovarli se a un Direttore sanitario si potrà offrire meno di quanto è garantito ai dirigenti di struttura complessa, che lui stesso dovrebbe controllare».