Lavoro e professione

Troise (Anaao): «I livelli essenziali di assistenza sono diventati livelli eventuali di assistenza: non si possono cercare soluzioni sempre in tasca agli stessi»

di Paolo Del Bufalo

«Non vorrei che i famosi 80 euro di aumento delle buste paga venissero poi ripagati da quella stessa popolazione per un deficit di servizi in un settore delicato e costoso, se affidato al privato, come la sanità».

E se anche si dovessero riconoscere i medici come "non dirigenti" «alla fine i tagli arriverebbero comunque a destinazione semplicemente perché sono dipendenti: se questo paese ha bisogno di un contributo straordinario per risollevare l'economia, che lo paghino tutti i redditi sopra una certa cifra. La solidarietà non è esclusiva, ma deve essere contagiosa per aumentare la platea e diminuire il peso su ciascuno. Non possono pagare sempre gli stessi».
Costantino Troise, segretario nazionale dell'Anaao Assomed, non usa mezzi termini per commentare il taglio ipotizzato agli stipendi dei manager che, afferma, in un modo o nell'altro rischia di tirare dentro la categoria.

Dottore Troise, siete pronti allo sciopero?
Sciopero e agitazione. Ma aspettiamo il decreto del 18 aprile per le conferme.

Il decreto parlerà anche di voi?
Non è separabile la parte dei medici da quella della sanità pubblica. Chiunque abbia a cuore le sorti di un sistema sanitario pubblico non può lasciar massacrare i professionisti che oggi lo sorreggono con un lavoro gravoso, rischioso e spesso non pagato: va tenuto insieme il sistema delle cure e chi quelle cure le deve garantire. Ma soprattutto nessuno può dire che la sanità non si è toccata e si può toccare invece lo stipendio di medici e sanitari.

Nuvole fitte all'orizzonte dei medici.
La sorte dei professionisti e le loro competenze oggi fanno la differenza in molti casi tra vivere e morire: non sono i beni e servizi a fare la sanità, ma ciò che i suoi professionisti sanno e sanno fare.

I livelli di assistenza dovranno comunque essere garantiti a tutti dal pubblico.
C'è un problema di metà paese - da Roma in giù - in cui i livelli essenziali di assistenza sono diventati livelli eventuali di assistenza: se posso te li garantisco altrimenti ognuno fa da se, con una mobilità sanitaria che si aggira sui 4 miliardi e pazienti che vanno avanti e indietro. Non faranno tagli lineari? Non sono ammissibili nemmeno le amputazioni chirurgiche se non quelle ai veri sprechi!

La sanità spende ancora troppo è la tesi.
Quale settore del privato a fronte di un'incidenza del 7% sul Pil dà una resa dell'11-12%? Non era il ministro a dire che ogni euro investito in sanità ne rende tre? E allora che si fa, si favorisce la recessione? Se si dovesse dare un prezzo a quello che i medici fanno dalla mattina alla sera, quanto vale allora la vita di una persona?